Il bianco, di IRENE RAPELLI
Numeri in fila indiana sulla porta
lasciano gli indumenti dignitosi
e nudi innanzi all’uomo, bisognosi
indossano la neve che supporta
il meccanismo d’ogni patria morta
sotto freddi lumini, sono sposi
d’un silenzioso bianco, rumorosi
piedi neri d’inverno sotto scorta
e non v’è dio che salvi l’aguzzino
dall’apposizione di quel sigillo,
la fatica dei pasti che riduce
velocità nel lavoro meschino,
fiammate stellanti di gas, lo squillo
dal filo spinato sotto la luce.