La Cernia (Epinephelus) nasce femmina e poi diventa maschio

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a cura di Maurizio Lodola e M. Letizia Tani http://www.pianetablu.info/

Il mistero delle cernie giganti

Anche le nostrane cernie (Serranidi del genere Epinephelus) – nel Mediterraneo ci sono circa otto specie – prede ambìte dai cacciatori subacquei, presentano il fenomeno dell’inversione sessuale: nascono infatti femmine e poi, dopo alcuni anni, diventano maschi a tutti gli effetti.

Tale cambiamento avviene generalmente di conseguenza all’aumento delle dimensioni dell’animale che, fino ai 5-6 anni e  intorno ai 3-5 kg, è ancora di sesso femminile, virando poi gradualmente verso il sesso opposto; la fase di transizione fa registrare individui in possesso di entrambe le gonadi, anche se quella femminile è in continua regressione.

Superati i 10 anni, si trovano solo esemplari maschi di taglia ragguardevole e talvolta imponente, nei quali la funzionalità degli organi maschili è ormai quella predominante e durevole per il resto della loro vita, che può arrivare anche al mezzo secolo.

La cernia bruna (E. guaza) è una delle specie più comuni ed anche più grandi presenti nel Mediterraneo centrale, con il suo metro abbondante di lunghezza ed i 50 kg di peso; è possibile acclimatare giovani esemplari di questa specie in acquario, dove possono vivere per molti anni a condizione che la temperatura non scenda sotto la soglia critica di 8-9 °C, ma è piuttosto improbabile tentarne la riproduzione, della quale si sa ancora molto poco.

L’eccezionalità delle loro dimensioni, unitamente allo loro progressiva rarefazione nei nostri mari – più che la bontà delle loro carni, commestibili, ma non pregiate – hanno fatto di questi pesci la preda più prestigiosa dei pescatori subacquei, spingendoli a migrare a profondità sempre maggiori e a vivere sedentarie in tane.

Alcune riserve marine, quali quella di Lavezzi in Corsica e quella di Port-Cros in Costa Azzurra, ospitano e proteggono diversi esemplari delle ormai rare cernie brune che, in questi luoghi, non temono l’uomo ma, anzi, si fanno facilmente avvicinare ed accarezzare.

L’equipe di ricercatori del GEM (Groupes Etudes Merous, ovvero Gruppo di studi sulle cernie) studia dal 1987 la colonia di cernie che vive nella Riserva Naturale dell’arcipelago di Lavezzi, marcandone il maggior numero possibile per seguirne la distribuzione demografica. Dalle loro osservazioni emerse un dato preoccupante: la presenza soltanto di grosse cernie maschio, mentre non si vedevano quelle di piccola o media taglia, ancora femmine.

La caccia sub ha senz’altro avuto una larga responsabilità nel verificarsi di questa situazione, tuttavia, nonostante la tutela dei tratti di mare suddetti, anche dopo diversi anni la popolazione di cernie brune non mostrava incrementi significativi. Come mai? La risposta sta proprio nella particolare sessualità di questi animali, i quali raggiungono la piena maturità sessuale solo quando esiste la giusta proporzione numerica fra i due sessi.

Infatti, per la riproduzione della specie non è sufficiente avere un maschio ed una femmina, bensì ci devono essere alcuni maschi ed una dozzina di femmine. Solo in queste condizioni avviene la liberazione degli ormoni che presiedono alla maturazione degli organi genitali e quindi alla fregola; perciò, l’elevata mortalità della specie ad una certa età compromette il delicato equilibrio necessario alla riproduzione.

Ecco spiegata la numerosa presenza di sole grosse cernie nel Mediterraneo settentrionale e nel Tirreno centrale. Il lavoro dei biologi del GEM, con i quali oggi collaborano ricercatori dei parchi marini italiani e spagnoli, apre uno spiraglio di speranza per la salvaguardia delle cernie nel bacino mediterraneo che, ci auguriamo, possano tornare ad arricchire i nostri fondali. 

Bibliografia:

 Denniston R. H.: “Sexual Inversion”, Basic Books, New York (1965)

Lattes Coifmann I.: “Il sesso negli animali”, Editoriale Giorgio Mondatori, Milano (1987)

Mainardi D.: “La Scelta Sessuale”, Editore Boringhieri, Torino (1978)

foto: https://it.wikipedia.org