Racconti. Una giornata come tante, di Rosaria Maria Sposito

49802056_403574850382417_5342433867292737536_n

Una giornata come tante

Tendo sempre a svegliarmi presto, un po’ per abitudine e un po’ per necessità.
Gli anni passano e le ossa cominciano a farsi sentire, infatti il tempo vuol cambiare al brutto.
A volte sorrido, pensando alle tavole imbandite per la colazione, con il caffè e il latte bollenti, magari con una fragrante brioche e la marmellata.
Sistemo le mie cose e le nascondo bene come d’abitudine.
Al Bar Nino, sono sempre gentili, saluto e chiedo un caffè e un bicchiere d’acqua.
Mi consegnano le chiavi del bagno, hanno un cuore immenso.
Dopo aver espletato i miei bisogni, mi lavo le mani e il viso.
Ho una voglia matta di potermi fare una doccia che non avete idea, ma dai frati il posto per la notte non lo trovo mai, pazienza.
Giulio mi porge il caffè in cui metto 2 bustine di zucchero e una la infilo in tasca.
Come d’abitudine prima bevo l’acqua e poi sorseggio la calda bevanda, non potete capire, quanto sia buona.
Dalla tasca comincio a tirar fuori le monetine, mi fa cenno di lasciar stare e mi porge un sacchettino, “se non ti offendi?” ma scherzi? Dio ti benedica Giulio, se non fosse per te e pochi altri!Esco, cercando di farmi notare il meno possibile, non vorrei creare disagi.
Che belle le vetrine! Vestiti, gonne e scarpe di ogni colore e modello e gioielli e profumi.
Incrocio lo sguardo della gente un misto di pietà e schifo.
Lo proverei anch’io il vetro riflette la mia scomposta e sporca figura.
Meglio andare, si ma dove? In piazza i vigili mi hanno diffidato per accattonaggio, ma se anche mi fanno la multa con cosa la pago? Nemmeno la fortuna di finire in una calda cella, con le lenzuola pulite.
Torniamo al parco va! L’aria comincia a scaldarsi e il sole fa capolino fra le nuvole.
Scelgo una panchina distante dai giochi, ma che mi lasci la piena visuale.
Le mamme e i bimbi, che belli. Starei le ore a guardarli.
Spettatrice invisibile di cento giochi e avventure, di canti, balli e risate.
Una palla rotola ai miei piedi , corre verso di me un angioletto biondo.
“Dov’è tuo figlio?” mi domanda guardandosi attorno e raccogliendo la palla.
“Non ho bambini” gli rispondo.
“Allora vuoi giocare? Dai vieni” e mi fa cenno.
“ No grazie” vedo scattare una donna, probabilmente la madre.
“Vai tranquillo, sono tanto stanca”, mi sorride e corre via.
Lo vedo andare incontro alla madre che lo strattona e lo sgrida.
Ha ragione, non si da retta agli sconosciuti, apro il sacchetto e tiro fuori un panino di quelli avanzati da Giulio.
Osservo il bambino che vedo andar via con la madre e mi saluta di nascosto con la manina, gli sorrido.
Affondo i denti nel mio pranzo, mentre mi scende una lacrima.

RM