“La ex caserma interessa o no”? La Provincia chiede, l’università non si sbilancia e intanto illustra il Piano strategico (già approvato) e punta tutto sul 12 febbraio

di Enrico Sozzetti   https://160caratteri.wordpress.com

Alessandria: Prima il tour nelle città sedi dei Dipartimenti per illustrare il Piano strategico dell’Ateneo 2019-2024 (già approvato e disponibile sul sitowww.uniupo.it) e poi la relazione durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019 in programma il 12 febbraio al teatro civico di Vercelli.

unnamed

Gian Carlo Avanzi, rettore dell’Università del Piemonte Orientale, procede deciso con il programma e gli impegni presi in campagna elettorale. In occasione della prima cerimonia in veste di Rettore, Avanzi delineerà il futuro dell’università per i prossimi sei anni di un mandato che ruota intorno a punti fermi che ribadisce in ogni occasione: “Un forte impulso all’internazionalizzazione, una maggiore interdisciplinarietà sia nella didattica sia nella ricerca, l’apertura alle istanze espressa dalla società civile”.

Senza dimenticare la centralità dello studente che è “il sole, la stella madre dell’ateneo”, come ha detto ad Alessandria durante l’illustrazione del Piano strategico di fronte ai docenti e ai rappresentanti del personale tecnico-amministrativo riuniti nell’aula magna del Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica (Disit), al quartiere Orti.

Ma se chi ha partecipato all’incontro al Disit (evidentemente non affollato come nelle attese se Avanzi ha commentato in apertura che visto “il numero dei presenti lo spazio è fin troppo e si sarebbe potuta scegliere un’altra aula”) sperava di sentire qualche parola in più su Alessandria è rimasto deluso. I contenuti del Piano strategico erano infatti noti e quindi poteva essere l’occasione per capire meglio cosa riserverà il futuro alla sede dell’Upo. Invece no.

C’è stata solo la lettura delle voci relative al potenziamento dell’offerta ‘residenziale, strutturale e delle attività ricreative’ per Alessandria con la “realizzazione di un campus universitario, il reperimento di nuovi spazi abitativi per gli studenti e per i professori, l’identificazione di infrastrutture come campi da gioco, palestre, zone di ricreazione di ritrovo e mense”. Avanzi non ha specificato altro e nessuno ha posto domande.

Quindi il futuro resta indefinito nei particolari, a partire dalla finora mai chiarita “realizzazione di un campus universitario”. Non è però tutto. Nel pomeriggio il rettore ha incontrato l’amministrazione provinciale alessandrina che vorrebbe sapere una volta per tutte se l’ex caserma dei carabinieri di via Cavour “interessa o meno all’università”.

Dopo anni di balletti inutili e di mancate assunzioni di responsabilità di ambo le parti, adesso la giunta provinciale guidata da Gianfranco Baldi sembra essere decisa a voltare pagina. In sostanza, è stato chiesto esplicitamente al rettore se l’immobile “interessa o no”. Se sì, verranno avviate le pratiche per liberare gli alloggi ancora occupati e consentire l’ingresso dell’ateneo. In caso contrario, l’ex caserma verrà venduta.

Fonti interne di Palazzo Ghilini affermano però che una risposta precisa non è arrivata. Sembra che agli attuali vertici dell’università l’edificio non convinca, benché continuino a dire che la sede del Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) deve essere migliorata e abbia bisogno di altri spazi, e che invece si torni a guardare all’area dell’Esselunga, quasi riprendendo ipotesi di ampliamento e rilocalizzazione che coinvolgono anche la vicina ex caserma Valfrè sulla base di idee e progetti vecchi di oltre dieci anni e che non hanno mai partorito alcuna decisione operativa.

Nel ribadire che è in corso una valutazione sugli spazi dell’ex ospedale militare, insieme a Comune di Alessandria e Fondazione Cra, Avanzi ha salutato gli amministratori della Provincia dicendo che una risposta definitiva arriverà dopo il 12 febbraio, giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico.

Rispetto ai contenuti del piano illustrati per capitoli al Disit, non sono emerse novità sostanziali. Nei pochi interventi che sono seguiti all’illustrazione di Avanzi e alla relazione di Andrea Turolla, direttore generale dell’Upo, non sono però mancate voci preoccupate rispetto alla ‘riorganizzazione e razionalizzazione della struttura amministrativa e tecnica dell’ateneo’. Il rettore ha ribadito come “le attività di carattere tecnico-amministrativo soffrono ancora di debolezze strutturali e organizzative. La riorganizzazione dovrà prevedere una prima fase di mappatura delle attività svolte dall’amministrazione centrale e periferica che comprenderà una job description di area, di ufficio e di singola unità di personale tecnico-amministrativo.

L’analisi organizzativa sarà finalizzata a fotografare il ‘qui ed ora’ organizzativo, valorizzare le best practice e intervenire sulle criticità. Allo stesso tempo sarà effettuata una valutazione dei flussi di processo, degli obiettivi da raggiungere e delle prestazioni del processo, con il coinvolgimento del personale tecnico-amministrativo e dei Direttori di Dipartimento”.

Fra gli strumenti individuati per gestire al meglio le risorse, Avanzi punta molto sulla struttura di ‘Data Mining and Managing’ di Ateneo “finalizzata alla raccolta di dati dai vari ambiti (contabilità/finanza, ricerca, didattica, terza missione), dati che dovranno essere resi fruibili dal Presidio di Qualità, dal Nucleo di valutazione, dalle Commissioni di Ateneo e da tutti gli organi”.

Avanzi definisce la struttura “di vitale importanza strategica soprattutto per la definizione migliore di aree di debolezza su cui investire, oltre che di aree forti da consolidare. La struttura dovrà avere sede a Vercelli ed essere formata da personale tecnico amministrativo dedicato e con differenti competenze”. Nella presentazione alessandrina, il rettore ha parlato poi della necessità che tutti si impegnino al massimo e ha auspicato che “quando scattano le 17 i dipendenti non lascino cadere la matita”.

Però fra il personale i pareri sono diversi. C’è chi ha manifestato profonde perplessità parlando pubblicamente di “timore perché emerge una ambizione di controllo e sorveglianza”, sottolineando che oltre al lavoro vi sono impegni familiari e di vita, e chi ha ricordato che i dipendenti tecnico-amministrativi “hanno un contratto differente da quello dei docenti e che gli straordinari praticamente non sono mai pagati”.

Un solo punto della relazione di Avanzi è stato corretto alla fine dell’intervento. “Entro due anni è prevista l’istituzione della Fondazione Upo che dovrà gestire la raccolta dei fondi, le borse di studio, il finanziamento dei progetti.

Sarà al fianco dell’università e non la sostituisce di certo” ha detto Avanzi. Ma quando è stato aperto il dibattito, Salvatore Rizzello, direttore del Digspes, che nel prendere la parola ha per prima cosa precisato che “in merito alla Fondazione Upo in realtà la discussione è ancora aperta in relazione a tempistica e contenuti. In questa fase si è deciso di avviare un ampio confronto sulla costituzione della fondazione”. Immediata replica di Avanzi: “È vero, per la fondazione la formulazione è effettivamente diversa ed è giusta quest’ultima. Mi scuso”.