Di Maria Luisa Pirrone

Mentre a Genova è in corso la demolizione del ponte Morandi, la bibliografia relativa al suo drammatico crollo, che l’estate scorsa ha sconvolto l’Italia intera, si arricchisce di una nuova pubblicazione: “Ponte Morandi – Autopsia di una strage”, uscito il 2 febbraio e scritto a quattro mani da Eugenio Ceroni e Luca Cozzi.

La collaborazione tra Ceroni, ingegnere di fama internazionale, e Cozzi, scrittore genovese, ha dato vita ad un lavoro in cui analisi tecnica e approfondimento umano si fondono per provare a spiegare lucidamente una delle catastrofi più assurde di cui il nostro paese abbia memoria.

Il 14 agosto 2018 il viadotto autostradale sul torrente Polcevera crolla, provocando 43 morti e oltre 600 sfollati. La parte tecnica dell’opera, di particolare interesse per i liberi professionisti del settore e gli studenti universitari, si snoda attraverso la storia e le caratteristiche del ponte, partendo dalle problematiche che fin dai primi anni di vita ha evidenziato e giungendo alle cause del suo drammatico collasso.

Ceroni analizza i difetti genetici della struttura, le dinamiche e le fasi del collasso, gli interventi manutentivi che sono stati omessi. Lo stato delle cose al momento del crollo era davanti agli occhi di tutti: i tiranti della prima campata erano stati rinforzati, mentre quelli delle due successive no. Perché? A questa e ad altre domande l’autore cerca di rispondere attraverso un attento studio così suddiviso: costruzione e caratteristiche, problematiche, crollo e cause, cosa si poteva fare e non si è fatto.

Questa sezione è preceduta da un intervento dello scrittore Luca Cozzi, che a Genova è nato e ha vissuto per oltre quarant’anni e che, tra ricordi e testimonianze, ci racconta una città resa invivibile da una spregiudicata quanto eccessiva cementificazione.

Ho voluto incontrare personalmente lo scrittore per approfondire alcuni aspetti della sua riflessione.

D_Buongiorno, Luca.

Nella premessa del libro lei fa, senza giri di parole, un’accusa lucida e precisa: il ponte Morandi, così come “schiacciava” i palazzi, allo stesso modo era, dice, “il simbolo più eclatante di come gli interessi dei potenti schiaccino la dignità delle masse”: ci può spiegare sinteticamente questa affermazione?

R_Ciò avviene in ogni campo, dall’urbanizzazione indiscriminata al proliferare di centri commerciali colossali che hanno sterminato la piccola imprenditoria privata, alla gestione dei contratti di lavoro, diventati sempre più precari nel nome di una maggiore produttività che si concretizza solo in maggiori introiti per le grandi multinazionali; lo stesso dicasi per la gestione “dolosa” della sanità pubblica, volta a costringere le persone a rivolgersi al privato e a sottoscrivere assicurazioni, per non parlare dell’istruzione e del diritto di ogni singolo cittadino al lavoro e all’autodeterminazione.

Il ponte Morandi era necessario e utilissimo, ma non si dovevano costruire palazzi sotto di esso e si doveva provvedere a spostare coloro che già ci abitavano. Purtroppo, tutto ciò sarebbe costato troppo, così come troppo costoso sarebbe stato fare le necessarie manutenzioni.

D_Nella sua riflessione ha parlato anche di “crollo” delle certezze. Pur con le dovute distinzioni tra numero di vittime e cause, ha tracciato un filo che collega idealmente il Morandi ad altri due fatti drammatici che negli ultimi decenni hanno costituito un “trauma” psicologico per l’uomo contemporaneo, in Italia e non solo, trasformando luoghi ritenuti sicuri in simboli di nuove paure: i sassi dal cavalcavia e le Torri Gemelle…

R_L’essere umano ha bisogno di certezze a cui fare riferimento e quando queste vengono meno il trauma è devastante e dalle conseguenze difficilmente prevedibili.

Ognuno di noi, anche chi non è stato direttamente colpito dal crollo del viadotto, è una “vittima collaterale” di quel tragico evento. Di certo la fiducia nelle istituzioni ha subito un altro duro colpo.

 

“Ponte Morandi – Autopsia di una strage” è disponibile sia in formato cartaceo che digitale su Amazon.

Ringrazio Luca Cozzi per la sua disponibilità.

 

Gli autori

Eugenio Ceroni, ingegnere, svolge l’attività di libero professionista nel settore dell’urbanistica e dei lavori pubblici. È autore di una sessantina di pubblicazioni tecniche e di alcuni testi di carattere tecnico-professionale.

È life member dell’A.S.C.E. (American Society of Civil Engineers) e fellow della C.S.C.E. (Canadian Society of Civil Engineers) e della I.A.B.S.E. (International Association of Bridge and Structural Engineers). È stato socio dell’INU, della Town and Country Planning Association, dell’International New Towns Association e della Société Francaise des Urbanistes. È socio corrispondente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere.

 

Luca Cozzi è nato a Genova e vive nel basso Piemonte.

Docente di scrittura creativa, collabora con alcune testate giornalistiche e gestisce un blog dedicato alla letteratura, insignito per due anni consecutivi del premio “Liebster Award”(lucacozziblog.wordpress.com).

Nel 1999 il racconto “La leggenda di Goccia di Luna” ha ricevuto una menzione speciale della giuria al 6° Premio Europeo di Letteratura.

Nel 2016 ha pubblicato il racconto “L’alpino che giocava ai dadi”, “Tre racconti e una leggenda” (con Gianluigi Repetto) e il suo primo romanzo “Senza nome e senza gloria” (Edizioni della Goccia), esordio delle avventure di Luke McDowell, che ha ottenuto il terzo posto al XVI Festival del Libro Possibile di Polignano a Mare. Attorno a questo personaggio Cozzi ha creato una vera e propria saga scrivendo altri due romanzi: “Shaytan” nel 2017 e “Il potere delle ombre” nel 2018, sempre con lo stesso editore.