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Carnevale a Napoli-Alessandro D’Anna

Sono nata e cresciuta in una famiglia che definirei bizzarra, se questo aggettivo non rievocasse in me un’allegria che, ahimè, non c’era.

Non era affatto scontato che accadesse, ma dopo aver girovagato per un po’, sono finita nel ramo più partenopeo della famiglia, che si formo’ negli anni quaranta, quando una mia prozia si maritò con lo zio Pasqualino, napoletano verace.

Non ebbero figli, ma la loro casa era sempre aperta ai nipoti e, già anziani, accolsero me in tenerissima età, regalandomi il loro amore e quelle che sono le mie radici più profonde.

I ricordi della mia infanzia sono legati alle tradizioni che scandivano lo scorrere del tempo. Ogni giorno della settimana arrivava con i suoi piccoli riti quotidiani e ogni mese portava con sé le sue festività.

A febbraio si festeggiava il Carnevale, secondo le usanze napoletane

Le origini del Carnevale napoletano

Il Carnevale a Napoli ha origini molto antiche , ma raggiunse il suo apice durante il periodo del viceregno spagnolo.

All’epoca iniziava la notte del 17 gennaio, quando si accendeva ( in alcuni quartieri di Napoli, si accende ancora) ‘o cippo in onore di Sant’Antonio Abate, cioè un falò in cui c’era l’usanza di bruciare le cose vecchie, per propiziarsi il nuovo anno appena iniziato.

Il Carnevale durava oltre un mese e i napoletani si riversavano nelle strade, cantando, ballando e suonando alcuni strumenti tradizionali della musica popolare, come lo Scetavajasse, il Pitipù e il Triccheballacche.

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