“Così in cielo, così in terra…o no? Uso e abuso dell’archeoastronomia”

Conferenza con Adriano Gaspani in Biblioteca.

Serravalle Scrivia: Venerdì 8 marzo, alle 21.00, presso la Biblioteca Comunale di Serravalle Scrivia, tornerà l’archeoastronomo Adriano Gaspani con una conferenza dal titolo:

“Così in Cielo, così in Terra… o no? Uso e abuso dell’Archeoastronomia”.

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Il brillante studioso, ormai noto nella nostra zona per aver condotto, presso la Biblioteca “Roberto Allegri”,  conferenze di grande interesse riguardanti il sito archeologico di Libarna, questa volta si occuperà delle bufale che circondano l’archeoastronomia.

Si tratta di un argomento quanto mai attuale in un’epoca come la nostra in cui la bufala, in quanto affermazione falsa e inverosimile, è sempre più protagonista sia come fenomeno di disinformazione in vari campi, sia come strumento di discredito nei confronti di attività di ricerca di avanguardia o denuncia (una per tutte il surriscaldamento globale), che vanno a scontrarsi con importanti interessi.

Ecco come ce ne parla il Professor Gaspani: “L’Archeoastronomia è una scienza multidisciplinare affascinante che si propone di ricostruire l’idea del cielo, del cosmo e del tempo diffusa tra le popolazioni che anticamente fiorirono in innumerevoli luoghi sulla Terra. Come ogni disciplina essa può essere praticata con rigore, ma anche molto approssimativamente. L’Archeoastronomia però ha una caratteristica unica, ma molto pericolosa, ed è quella di essere molto coinvolgente ed entusiasmante, quindi è necessario un approccio molto prudente e rigoroso.

Se ci si lascia coinvolgere dall’entusiasmo si rischia di riflettere le nostre moderne conoscenze astronomiche nella supposta impostazione culturale delle antiche popolazioni attribuendo loro attitudini e abilità matematiche, geometriche ed astronomiche che esse non si sono mai sognate di avere, arrivando quindi a conclusioni completamente errate e fuorvianti. La consapevolezza di questa situazione deve sempre fare da guida durante l’analisi e le studio dei siti e dei reperti archeologici che mostrano una evidente rilevanza dal punto di vista astronomico.

Esistono sostanzialmente tre regole per fare della buona Archeoastronomia: la prima è che il reperto o il sito archeologico deve mostrare un’evidente collocazione cronologica antica ed essere contestualmente ben identificato all’interno di una specifica cultura nota per essere stata depositaria di un sapere astronomico (evidenza archeologica); la seconda è che il sito o il reperto mostri un collegamento con gli oggetti celesti molto evidente e non solamente ipotizzabile (evidenza astronomica) e il terzo consiste nella possibile esistenza parallela di un consistente contesto etno-astronomico rappresentato da un bagaglio di usanze e tradizioni relative all’utilizzo dei fenomeni celesti, di cui si abbia traccia oggettiva e documentaria e magari ancora vivo nell’area geografica dove era stanziata la popolazione che ha prodotto il sito o il reperto che stiamo archeoastronomicamente studiando (evidenza etnografica).

Oltre a questo i risultati dell’analisi archeoastronomica devono essere supportate da un’appropriata analisi probabilistica tesa a stabilire oggettivamente il livello di significatività dei risultati ottenuti. Purtroppo attualmente si assiste ad un fenomeno sconfortante: se da un lato vengono pubblicati lavori scientificamente molto validi, in genere (ma non sempre) provenienti dall’ambiente accademico, dall’altro proliferano lavori prodotti dai cosiddetti “ricercatori indipendenti” i quali propongono scenari inammissibili e spesso completamente folli frutto solo di analisi molto superficiali condotte con scarsa preparazione e guidate dal desiderio di senzazionalismo. Purtroppo attualmente i media riservano molto spazio alle “bufale” di tipo archeoastronomico le quali vengono passate per verità scientifiche. La conferenza mostrerà anche una divertente carrellata di questi “sensazionali risultati”.

Nato a Bergamo, il 23 Marzo 1954, Adriano Gaspani vive a contatto delle natura, in un luogo isolato e impervio tra le montagne dell’alta Valle Brembana, nel Bergamasco. Dal 1981, fa parte dello staff dell’Osservatorio Astronomico di Brera (Milano), afferente all’ I.N.A.F. (Istituto Nazionale di Astrofisica – Roma). Membro della S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia) sin dalla sua fondazione, svolge le sue ricerche nel campo dell’Archeoastronomia con particolare riferimento ai periodi protostorico e medioevale in Europa e relativamente al perfezionamento delle tecniche di rilevamento dei siti archeologici di rilevanza astronomica e dell’analisi dei dati raccolti.