Finché il cuore sarà il tuo ramo,
l’albero stupirà
illuminato da frutti colorati.
(autocitazione)

La pittura raccoglie in sé il mondo e abbandona il proprio mondo, a beneficio di quello già esistente. E’ proprio questo che si coglie nelle opere pittoriche di Alessandro Fioraso, un artista che riesce a fluire con il proprio pennello.

Alessandro attraverso la sua pittura percorre il suo viaggio, un viaggio intenso e ricco di emozioni. Ed è un piacere oltreché un onore poter parlare con lui di questo viaggio.

Nella sua espressione artistica è implicito l’elemento ritmico che gioca con la natura dei colori. L’idea di tempo, di movimento, di divenire, ha nei suoi dipinti, un destino transitorio, cosmico, onirico. Le sue opere sono capaci di comunicare la sua interiorità, le percezioni del mistero e dell’astrazione del proprio pensiero. Comunica concetti complessi che portano in sé un concepire, uno spiegare il mondo interiore ed esteriore, in modo onirico.

I temi che Fioraso rappresenta, non sono mai unitari. Ogni opera è diversa dall’altra. Ciascuna racchiude però tre elementi: colore, energia, intelligenza, che producono nell’osservatore un effetto immediato e sorprendente.

Le sue tele sanno raccontare come la materia di ogni cosa sia immanente, ma raccontano anche, che ogni cosa si accomuna alle altre attraverso un filo di connessione eterno, che comporta l’evoluzione delle forme, ma non l’evoluzione dell’essenza.

Esiste una dimensione surreale nell’astratto che ci mostra l’immateriale leggerezza dell’energia intelligente. Nella visione delle opere di questo artista, i sogni oltrepassano, come per magia, tutte le sovrastrutture e barriere mentali. È facile cogliere la ricerca coraggiosa di nuove domande. L’inconscio si misura con i pennelli, rende consapevole, a chi ammira i suoi quadri, come la centratura delle emozioni coincidano con il cuore, come portano alla sintonia illuminata fra sogno e realtà.

L’artista interpreta un oblio di tutte le distanze che separano la realtà dal sogno. La sua ricerca stilistica è un esercizio di stile in crescita. I suoi colori sono colori felici, che innalzano l’ingegno del cuore in un insieme di pennellate. Spesso, le sue immagini, portano alla visione di pensieri in festa, che attendono di vivere nello sguardo di chi apprezza la sua forma espressiva.

Dal punto di vista concettuale, si possono cogliere navicelle verso i sogni che arrivano in una lontana isola dei beati, un regno per la visione intelligente di quello che unisce lo sguardo di un mondo interiore e lo sguardo verso la realtà trasformata.

Quando ho chiesto di parlare delle sue opere, la  risposta di Alessandro Fioraso è stata la seguente: “Ora proverò a scriverti ciò che mi chiedi, ma prima voglio raccontarti un pò della mia storia che probabilmente in parte avrai già letto da qualche parte”.

La sua risposta non mi ha stupita, perché anche se l’artista non sempre si immedesima con le proprie opere, esse rappresentano sempre le sue emozioni del momento; potenti vibrazioni che guidano il creato, dopodiché tutto diventa possibile.

“Ho ereditato la passione per il disegno e la pittura da mio padre. Già da piccolo ero un suo fan. Volevo fare ciò che faceva lui; allora disegnavo e lo imitavo. Tutte le occasioni erano buone per prendere la matita in mano e così anche a scuola, la materia in cui eccellevo maggiormente era il disegno e la pittura. Mi divertivo a fare i ritratti ai miei compagni, le caricature ai professori e disegni di ogni tipo.

Fino all’età di 18 anni, ho continuato ad esprimermi con la pittura, ma con l’arrivo degli impegni dell’azienda di famiglia, ho dovuto dedicarmi pienamente al lavoro e ho iniziato a mettere da parte questa mia naturale inclinazione. Ho comunque continuato a visitare mostre e ad appassionarmi agli artisti che mano mano incontravo nella mia vita, diventando così un estimatore di ogni forma artistica.

Verso i trent’anni ho avuto un ritorno di fiamma. Mi sono iscritto ed ho frequentato per circa due anni, un corso di pittura in una rinomata scuola d’arte torinese, lo studio di Lella Burzio, dove ho ripreso le tecniche pittoriche dall’abc. Poi, purtroppo, il lavoro ha di nuovo preso il sopravvento. Intanto altre passioni hanno “colorato” la mia vita: lo sport, la danza, la fisarmonica e poi lo yoga che mi accompagna ancora oggi.  E proprio la ricerca yogica mi ha spinto ad approfondire la conoscenza della vita, dei filosofi e dei maestri spirituali, per trovare risposte alle mie eterne domande e al mio bisogno di comprendere il senso dell’esistenza. Così ho iniziato a frequentare personaggi di ogni genere nel mondo dello yoga e di tutte le attività salutistiche per l’uomo: dal massaggio al Reiki, dalla meditazione all’esoterismo”.

Alessandro Fioraso quindi per diversi anni abbandona i pennelli per dedicarsi al proprio lavoro, ma la magia di un incontro, lo riporta sulle vecchie passioni…

“A farmi ritrovare la pittura è stata una voce ispirata, che un giorno mi ha detto: “torna al di là della disciplina che pratichi a fare ciò che tanto amavi e che credi di non poter più fare. Fai fruttare i tuoi talenti e fai ciò che hai compreso, ricomincia. Riappropriati dei colori dell’arcobaleno come quando eri fanciullo”. Questa frase per me è stata una folgorazione e da quel giorno è ricominciata la mia attività artistica e non l’ho più abbandonata“.

NEL RITROVARSI
si aprono serrature,
un’esplosione di fiori mistici
spinge l’orlo del cassetto…
Volano rotoli materici,
respirano la mano che toccano.
Gli uccelli del sogno
evocano bacchetti
fra le dita si partorisce la vita.
Dalla rinascita infinita
si apre l’anima bianca della tela,
vento a poppa sulla barca a vela,
un nuovo viaggio si cosparge di colori.

Sono queste le parole che dedico ad Alessandro e a tutti noi affinché possiamo ritrovare le nostre passioni. E poi continua il suo racconto: “dopo 20 anni ho ripreso con la scuola di pittura, sono tornato da mio padre per imparare ancora. Ho frequentato diversi pittori sempre con l’intento di imparare cose nuove. E’ stato un percorso per iniziare a ritrovarmi anche sotto il profilo artistico”.

Alessandro, poi, conferma le mie parole iniziali: “Nei miei lavori sento rappresentare il mio cammino. Sono particolarmente affezionato alle mie opere; non tanto per il risultato pittorico ma per ciò che rappresentano per me. Molti lavori che ho fatto, sono segni del mio tempo, della mia esperienza, delle mie emozioni, dell’amore per la bellezza e per la vita”.

E poi mi dice: “Scusa, ma sentivo necessario questo preambolo. Ora rispondo alle tue domande”.

Da chi hai preso ispirazione nel realizzare i tuoi lavori pittorici?

“Essendo un amante della pittura e dei pittori, potrei dirti che da tutti prendo ispirazione; potrei dirti Dalì per la sua forte vena surrealistica che sento vicina a me come mezzo per esprimere il sogno, la follia e tutto ciò che passa dalla mia mente; e poi Magritte e altri surrealisti anche contemporanei.

Mi piacciono gli impressionisti per la carica di espressività che imprimono nelle loro tele, dirtene uno in particolare mi diventa difficile, magari di un pittore mi piace un lavoro ed altri no… Van Gogh, Renoir, Manet e altri…ma anche la pittura antica esercita su di me un fascino irresistibile, Caravaggio, Botticelli, Leonardo, Michelangelo ecc.

I quadri surrealisti sono quelli che stimolano maggiormente la mia ricerca, voler rappresentare il sommo movimento interiore dell’essere umano, le sue necessità, i suoi desideri e la sua anima, la sua follia e la sua forza”.

Alessandro quale è il tuo rapporto con la ricerca della bellezza nell’arte?

“Un forte stimolo arriva anche dalla bellezza, momenti di tenerezza, sentimenti… tutto ciò che fa parte della relazione amorosa con persone, animali, natura e oltre… anche ciò che c’è al di là del conosciuto, il mistero…”

Da quanto ci racconta l’artista si evince la funzione dell’arte nel nutrire il nostro spirito, nel riportarci dentro la nostra essenza, per avvicinarci al “buono” che è in noi. Così da aprirci al potenziale di “essere” nella nostra integrità.

Cosa cerca Alessandro Fioraso con la sua espressione artistica?

“La maggior sicurezza nel realizzare i dipinti va concretandosi nel tempo, sono ancora nella ricerca ma più dello stile, ciò che conta per me è comunicare qualcosa, far riflettere e perché no… se possibile far gioire ed emozionare…”

Quali sono i momenti della giornata in cui trai maggiore ispirazione?

Fino ad oggi ho dipinto quando il tempo me l’ha permesso; ho dovuto coniugare la vita lavorativa con quella artistica. Mi piace dipingere al mattino, ma mi succede di dipingere anche la sera o di notte quando il silenzio è più presente… diversi lavori li ho realizzati la notte… quando sento il suono del mio respiro. L’ispirazione mi può arrivare da tutte le parti, probabilmente va a coincidere con un mio stato d’animo o da un’immagine che mi colpisce, ma soprattutto dalle persone.
Mi piace osservare il modo di esprimersi degli artisti. Visito mostre, in continuazione, per mio piacere personale. Mi piace la sperimentazione, ma mi lascia un po’ perplesso la necessità di voler a tutti i costi arrampicarsi sui vetri per raccontare qualcosa.”

Cosa pensi Alessandro dell’arte contemporanea?

“Mi piace la semplicità e la conoscenza della materia che si usa, non basta mettere insieme degli elementi per far arte… ad esempio mi piace di più una scultura che esprime anche la perizia di chi la fa piuttosto che un’installazione che magari è di effetto ma non necessariamente manifesta un valore artistico nel saper fare… spero di farmi capire. Per far emergere la propria arte credo sia necessario oltre che a conoscere la materia che si usa, lasciarsi guidare dal cuore e connetterlo con gli occhi. E’ necessario dar spazio al proprio sentire e farsi guidare anche dal senso del bello, del gusto personale. Ovvio che la parola “emergere” per me assume significato nel momento in cui l’artista sente la propria naturale “realizzazione”, anche se non è riconosciuta dalla critica.”

Qual è il tuo rapporto personale con i colori?

“Relativamente ai colori, ho sperimentato un po’ di tutto, in questo momento prediligo i colori ad olio, con i quali eseguo certi lavori e quelli acrilici per farne altri con caratteristiche diverse.

L’olio è pastoso, accattivante e denso, mi connette maggiormente con la materia, l’acrilico si diluisce con l’acqua e mi rimanda alla fluidità, alla naturalezza del movimento senza forma.

I colori sono la vita. Ogni colore ha una sua forza e sicuramente lo stato d’animo e il colore sono due elementi che viaggiano insieme, connaturati, amalgamati dalla stessa matrice. Ogni colore è un principio alchemico naturale.”

E, per finire, cosa ci racconti della tua tecnica?

“Normalmente uso i pennelli, ma ho sperimentato anche altro, mani, spatole, spruzzini, spazzolini, stracci e altro. Ecco. Ti ho raccontato un po’ di me e della mia passione per la pittura”.

Yuleisy Cruz Lezcano

Yuleisy Cruz Lezcano