Racconti: COSÍ TANTO PER SCRIVERE QUALCOSA, di Gregorio Asero

Asero

COSÍ TANTO PER SCRIVERE QUALCOSA
Dicono che i morti non possono far nulla, nel bene e nel male. Così come dicono che l’amore vero, sia quello eterno. Non è vero, almeno io non la penso così. I morti, quando ti vengono in sogno, sono in grado di darti grande conforto, come pure grandi dolori.

Gli amori, seppur finiscano, non è detto che non siano stati grandi amori. So di amori sublimi che hanno avuto poca vita, come pure di amori eterni che si trascinano in un oblio senza forma, stancamente.

L’amore non può essere eterno, perché la vita ha un tempo, ed è fatta di un continuo rinnovarsi. Allora capita di pensare che siano i sogni d’amore ad essere eterni. È chiaro, che per quel che riguarda i sogni, ci viene facile di fermarli nei momenti di massima gioia, o di massimo sconforto.

Mai che si riesca a essere obiettivi e distaccati nel rimembrare le cose passate. Nel dolore, il ricordo ne aumenta la sofferenza e si cerca disperatamente il rifugio nell’oblio, desiderando di alterare, il più possibile, la nozione del tempo, sforzandosi di farlo entrare in una nuova dimensione di spazio e tempo.

E allora si commettono degli errori di “vista” che il tempo deforma. Allora capita di commettere un nuovo errore, volendo in qualche modo cercare di recuperare il tempo perduto, oppure di cambiare vita, e si ha così l’illusione di tornare giovani, ma il ritorno del ricordo degli avvenimenti passati riaffiora ogni qual volta ci si ferma a pensare.

Si crea così l’illusione di pensare che quando si cambia, in un certo senso si spera di vivere più a lungo.