Una mia riflessione sull’educazione – Fabio Avena

Penso che la scuola in quanto istituzione contribuisca a fornire alcune basi ai bambini, agli adolescenti e studenti. Ma a mio avviso sin da piccoli, forse anche dall’asilo (periodo nel quale si è più portati a scoprire il mondo con occhi innocenti) dovrebbe esserci più attenzione alle esigenze dell’alunno, in ogni famiglia di sani principi morali.

Una mia riflessione

Questo lo dico, per far comprendere che le essenziali regole di buon comportamento (e non di bon ton o sola catechesi che comunque è molto importante), debbano essere inserite nelle scuole per dare un minimo di indirizzo morale anche a bambini che vivono situazioni di disagio familiare di ogni tipo, che spesso poi tendono a diventare bulli, o a volte diventano adulti con fortissime lacune e cercano sfogo altrove, in cattive compagnie o peggio ancora vivendo vite dissolute tra dipendenze di ogni sorta (droga, alcool, sesso, dipendenze da giochi d’azzardo, dipendenze dalla Tv e tanto altro). Parlando di me, della mia storia personale, la scuola stessa o il catechismo fatto da piccolo, mi hanno dato magari degli “indirizzi”, ma in fondo mai delle solide basi.

Anche il liceo classico che ho frequentato, secondo molti insegna a pensare in modo più aperto…può anche essere vero, ma solo in parte secondo me. Va benissimo imparare e apprendere concetti e nozioni di storia, filosofia, lingue e altre materie, ma ci vuole soprattutto una formazione diversa, non solo legata alla conoscenza di popoli, costumi, culture, religioni.

Bisogna inserire nelle scuole diverse materie che indirizzino il bambino, adolescente, persona alla conoscenza di sé, del suo mondo interiore, delle sue passioni e predisposizioni innate/talenti (disegno creativo, scrittura, lettura di testi scritti dallo stesso alunno, recitazione, danza, canto e tanto altro).

Ecco, secondo me, cosa manca in effetti alla scuola intesa come istituzione soprattutto in Italia. Tornando a me, l’avere avuto compagnie di varie tipologie/stili di vita/modi di essere mi ha effettivamente fatto crescere molto. Tutto ciò che non avevo imparato sui banchi di scuola, l’ho appreso da solo, anche ballando per strada, ascoltando varie correnti di pensiero, facendo l’obiettore di coscienza, conoscendo diverse realtà.

Il linguaggio della strada in fondo, mi è stato molto più utile delle nozioni apprese a scuola. Inoltre, sono sempre stato attratto dalla conoscenza intesa in senso ampio del termine. Oltre ad essere sempre stato appassionato di documentari (soprattutto riguardanti il mondo animale), sin da piccolo non vedevo solo i cartoni animati e non giocavo soltanto coi pupazzetti, ma amavo fare i cruciverba tramite i quali ho appreso molti termini anche in disuso, che mi hanno insegnato a pazientare, riprovare, meditare. Anche i giochi di società (in particolar modo lo Scarabeo) hanno contribuito a farmi elaborare parole complesse o a scoprire sinonimi e contrari e ad avere una buona padronanza della nostra lingua. Gli stessi videogames, per i quali ho nutrito una forte passione in effetti mi hanno lasciato qualcosa…mi hanno impegnato alla risoluzione di livelli/schemi anche ostici a volte. Fare una vacanza studio all’estero, in Inghilterra dopo il diploma, ha fatto sì che potessi imparare maggiormente la lingua inglese che ho sempre amato, ma ha anche contribuito a farmi socializzare maggiormente con persone che non conoscevo, con le quali ho stretto forti legami d’amicizia in quel periodo. Anche il fatto stesso di provare, riprovare da autodidatta passi di breakdance/popping per conto mio o insieme ad altre persone che amavano la Street dance, mi ha aiutato a superare buona parte della timidezza, a mettermi in gioco, sperimentando anche passi personalizzati o creati da me, a partecipare a diverse manifestazioni, contest di ballo, sia in Sicilia che a Roma (a volte creando delle coreografie insieme ad amici, o ad alcuni allievi di palestre che praticavano il ballo Funk, Hip-hop, ma anche esibendomi da singolo su un palco). Da piccolino amavo anche disegnare per conto mio, a volte riempiendo quaderni, creando figure, volti pieni di dettagli, qualche ritratto (fatto sempre su carta), e soprattutto elaborando dei veri e propri fumetti (semplici, ma con delle storie); tutto questo mi ha aiutato a sviluppare il mio lato fantasioso/creativo. Intorno al 2000, periodo nel quale ho avuto un riavvicinamento graduale alla Fede, è nata in me una nuova passione in maniera quasi casuale: la scrittura. Infatti, non ero mai stato interessato a questa forma d’arte ed espressione, nonostante avessi sempre letto moltissimi libri di ogni genere. In effetti, la prima poesia che scrissi, nasceva come testo Rap, ma non avendo mai studiato metrica e non essendomi mai interessato alle poesie di grandi autori del passato, non avevo idea di come scrivere una poesia o un testo di qualsiasi tipo. Ebbene, rileggendo anche adesso questa prima mia poesia dal titolo: Uni-Versi sotterranei, ho comunque notato che ero portato abbastanza bene per la scrittura senza avere mai approfondito alcun tipo di studio e senza avere mai frequentato circoli letterari. Il “nocciolo” del discorso che ho scritto in fondo è questo: occorre lasciare ai propri figli sin da piccoli la libertà delle loro scelte/passioni anche sportive, avviandoli da bravi genitori ad un percorso di riscoperta dei propri talenti/qualità/predisposizioni che sicuramente serviranno anche alla scelta del proprio percorso di studi o di lavoro per il quale si è maggiormente portati. La scuola stessa dovrebbe avviare a questo tipo di pensiero “aperto”, facendo riscoprire anche attraverso la musica stessa se si è più o meno portati per suonare uno strumento musicale (non solo il flauto, o il solfeggio, che a me sembrano limitanti in effetti). Detto ciò, vorrei tanto che tutti, soprattutto i genitori, ma anche chi svolge ruoli importanti nel settore dell’educazione: insegnanti, educatori, catechisti o altre persone di rilievo per la crescita di un individuo, pensino in maniera tale da poter contribuire allo sviluppo comune, e non soltanto all’autoaffermazione lavorativa o alla loro carriera. Uno sguardo agli altri, soprattutto ai propri figli, dando il buon esempio e le buone norme comportamentali, senza invadere troppo i loro spazi, è più importante di tanti concetti validi solo teoricamente.
Fabio Avena – Tutti i diritti riservati