
Delicata, signorile, un po’ altera. Un fascino magnetico e decisamente femminile, ma senza la carnalità esasperata e le pose tanto di moda fra le sue colleghe. Elisa Cegani, torinese di origine veneziana, era una bellezza semplice e luminosa; in un cinema che ereditava dal muto la tendenza all’espressività marcata e quasi caricaturale, il suo stile recitativo si distingueva per linearità, intelligenza e moderazione.

Nata nel 1911, la Cegani apparve per la prima volta sul grande schermo in Aldebaran (1935) con lo pseudonimo di Elisa Sandri; la dirigeva Alessandro Blasetti, regista a cui sarebbe rimasta per sempre legata, anche nella vita.

Elegante e controllata, l’attrice piacque subito sia al grande pubblico che agli “addetti ai lavori”, tanto da acquisire risonanza anche all’estero; in breve, divenne una delle star più quotate di quel genere cinematografico noto come “cinema dei telefoni bianchi”.

Fra gli anni Trenta e Quaranta lavorò in numerose pellicole e per i più importanti registi dell’epoca (Alessandrini, Camerini, Palermi, Gallone, solo per citarne alcuni). Blasetti ne fece la sua musa, assegnandole ruoli di spicco in quelle che oggi vengono considerate pietre miliari del cinema italiano: tra i film più celebri, La corona di ferro (1941), La cena delle beffe (1942), Un giorno nella vita (1946), Tempi nostri – Zibaldone n.2 (1954), La fortuna di essere donna (1956).

Probabilmente, fu proprio grazie alla sua recitazione garbata e priva di artifici che l’attrice piemontese potè resistere al mutare dei tempi.

Così, mentre molte stelle sue coetanee diventavano “datate” e tramontavano, una Cegani ormai matura continuava a lavorare in film sia italiani che stranieri, da La nemica (1952) di Giorgio Bianchi a Casa Ricordi di Carmine Gallone (1954), dal Giudizio universale (1962) di Vittorio De Sica fino ai più recenti Il clan dei siciliani (1969) di Verneuil e Al di là del bene e del male (1977) di Liliana Cavani.

Durante tutta la sua carriera, Elisa Cegani è apparsa solo occasionalmente in teatro. E’ stata quindi prevalentemente un’attrice di cinema e, successivamente, anche di televisione.

Nel successo del mezzo televisivo ha creduto fortemente come, a suo tempo, aveva creduto in quello cinematografico: ciò l’ha portata, dalla nascita della TV italiana fino ai primi anni Ottanta, ad accettare diversi ruoli in sceneggiati e miniserie tratti da soggetti famosi come Le due orfanelle (1959), David Copperfield (1965), Luisa Sanfelice (1966), Anna Karenina (1974) e L’esclusa (1980). E’morta a Roma nel 1996.
Donatella Pezzino
Foto:
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Fonti:
– Wikipedia
– http://www.treccani.it