L’ odore della carta

 

Getta quel libro, è odore della carta.
Il libro appena preso nelle mani, quel libro di cui stiamo imparando il funzionamento,
attraverso cui stiamo prendendo coscienza dei processi della macchina alfabetica,
quel libro deve essere gettato via,
perché non è altro che “odore della carta”.
(Mario Benedetti)

 

Ho un libro nelle borse della bici.
Mai finito.
Sta lì per le soste sulle rive di qualche lago
o per una panchina in mezzo al bosco
attorno allo stagno degli alberi bisbiglianti.
L’ intenzione almeno è quella
ma quando sono alla riva mi perdo nel brillare delle onde
nel profumo dell’ albero sotto a cui sto
nell’ odore dell’ acqua, dell’ aria o del legno della panchina.
La voce del lago riempie l’ aria.
E lo stesso al bosco,
nei giorni di sole l’ aria sa di resina e eriche calde
gli alberi bisbigliano piano per non disturbare il concerto dei suoni del bosco.
Non c’è lo stesso concerto ogni giorno, non ti puoi annoiare.
Non così dopo un temporale
che ti sorprende all’ improvviso.
Gli alberi allora bisbigliano forte e la musica cambia
L’ aria si fa elettrica
sa di muschio, e di funghi,
di attesa che gli uccelli tornino a cantare.

Il libro intanto s’ è inzuppato un po’
l’ odore della carta bagnata è forte ma si asciugherà.
Lì dentro ci sono altri profumi e brillii, altri orizzonti
non miei ma altrettanto belli.
Anche se gli occhi è solo carta che vedono, e inchiostro,
e i sensi sono i miei profumi, brillii e orizzonti che sentono.

Così oggi prendo la bici.
Vado verso non so
a non finire il libro.

piede

(sempre osservato da qualcuno)

mammazianonna