A cura di Manuela Moschin

Photo by Massimo Gaudio

Sfogliando un interessante volume, dedicato all’arte romanica, rimango affascinata dalla Basilica Superiore di San Clemente situata a Roma. In particolare, mi attrae l’imponente mosaico dell’abside, risalente al 1118 ca. La rappresentazione iconografica è stata creata al fine di esaltare Papa Clemente.

Come potete osservare dalle stupende immagini scattate dal fotografo Massimo Gaudio, che ringrazio di cuore, “l’Albero della Vita” è stato rappresentato da un’enorme croce che, assieme a Maria e a San Giovanni,  domina la scena. Un enorme mosaico, quindi, che incanta con la sua grazia. Il tutto si presenta in perfetta armonia, dai quattro fiumi del paradiso nei quali si dissetano i cervi, come richiamo alle anime assetate dei fedeli, alla fenice, ovverosia, all’uccello che simboleggia l’immortalità. Sulle assi verticali e orizzontali della croce sono state illustrate dodici colombe bianche che alludono agli apostoli. In una nicchia sono presenti alcune reliquie tra le quali è custodito un vero frammento della croce. Sopra di essa si apre la volta celeste ed “esce la mano di Dio” (Chesterton, 1930). Un intreccio di tralci di acanto uniti alla croce rimandano al paradiso e all’Albero della Vita. Le figure vestite di bianco e nero incarnano i padri della Chiesa latina, i santi Agostino, Gerolamo, Gregorio e Ambrogio. Sopra l’arco di trionfo, invece, sono stati raffigurati i santi Pietro, Clemente, Paolo e Lorenzo e i profeti Geremia e Isaia.

Lo sfondo dorato deriva dall’arte medievale bizantina come simbolo ancestrale di fedeltà e metafora del divino. La scritta sottostante al mosaico recita così:”Paragoniamo la Chiesa di Cristo a questa vite, che la legge fa disseccare ma che la Croce vivifica”. Un frammento della vera croce un dente di S.Giacomo e uno di S.Ignazio sono conservati nel preciso luogo dove è raffigurato Gesù Cristo sopra quest’iscrizione”. Lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) rimanendo ammaliato dallo splendore del mosaico disse:

“Solo un pazzo può stare di fronte a questo mosaico e dire che la nostra fede è senza vita o un credo di morte. In alto c’è una nube da cui esce la mano di Dio; sembra impugni la croce come un’elsa e la conficchi nella terra di sotto come una spada. In realtà però e tutt’altro che una spada, perché il suo contatto non porta morte, ma vita. Una vita che si sprigiona e irrompe nell’aria, in modo che il mondo abbia sì la vita, ma l’abbia in abbondanza”.

Arrivederci in arte

Manuela