di Marie Morel

 

Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi, è uno dei più noti artisti italiani di tutti i tempi.

Di origini milanesi, trascorse l’ultimo periodo della sua vita a Napoli, 18 mesi complessivi durante due soggiorni, tra l’ottobre del 1606 e il luglio del 1610, quando morì durante il viaggio di ritorno a Roma.

Caravaggio ebbe una vita piuttosto difficile, in particolare gli ultimi anni, in cui visse in fuga per sottrarsi alla pena di morte per decapitazione, che gli era stata inflitta a Roma per aver assassinato Ranuccio Tomassoni,durante una rissa.

Ricercato e tormentato dai sensi di colpa, le sue opere del periodo napoletano testimoniano un cambiamento. rispetto al contesto romano. Sono infatti caratterizzate da un’alta drammaticità, dalla tensione emotiva, dalla passione e compare il tema ricorrente delle teste mozzate.

Dei molti dipinti eseguiti durante il primo periodo e il secondo periodo napoletano, solo tre sono sono ancora in città.

Il primo è il suggestivo Sette opere di Misericordia , uno dei lavori più importanti del Caravaggio e che attualmente si trova presso il Pio Monte della Misericordia.

L’altro dipinto rimasto a Napoli fu eseguito per la chiesa di San Domenico Maggiore e spostato in seguito al museo di Capodimonte, ovvero la seconda versione della Flagellazione di Cristo.

Il terzo è il Martirio di sant’Orsola , considerato l’ultimo dipinto di Cravaggio oggi conservato nel palazzoZevallos-Stigliano.

L’incontro di Caravaggio con la città partenopea ha segnato profondamente la Scuola napoletana nello sviluppo del naturalismo, influenzando molti pittori locali.

In questi giorni, fino al 14 luglio, presso il Museo e il Real Bosco di Capodimonte è possibile visitare la mostra, curata da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, “Caravaggio Napoli”, che approfondisce il soggiorno dell’artista in città

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