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Il dialetto piemontese fa parte del gruppo gallo-italico, discendendo in parte dal latino, misto alla lingua delle popolazioni celte,  che abitavano la regione prima dei romani. Influenzato anche dal latino che si usava parlare nella Gallia Transalpina, lingua davvero pregiata, il piemontese attinge alcune peculiarità da queste influenze galliche, come la pronuncia gutturale della lettera “n”, quando finale come in man.

Nel secondo secolo, il Piemonte fu un luogo di passaggio di grandi flussi umani, in viaggio da oriente ad occidente e viceversa, che modificarono la lingua cambiando in modo tangibile la pronuncia di variegate parole.

Riguardo al vocabolario, esistono in Piemonte gruppi di parole di origine diversa, che nella lingua italiana si attribuiscono a un determinato significato…del tutto diverso per il dialetto piemontese. Inoltre si nota una distinzione accentuata nelle forme di singolare e plurale come “caval” e “cavai” per cavallo e cavalli e la desinenza in “i” per nomi femminili al plurale come “gambi” per “gambe”

La fiucada

Gnanca un sëgn

sü la fioca bianca

stamatich bunora;

quarcià

ad tzücru

la smëia

al mè ort d’inzóra.

Al mund al droma:

s’ha svigià ‘ncó ‘nzüna…

‘ma lungh la grunda

dal magazzìch dal Ristunda

as vëga di sciampìt:

imprunti dal mè gat

che dopu ciapà ‘l rat

l’è pasà sü la fiòca

nunda l’eva pòca

par gnì fin cà. (Antonio Lavatelli)

Traduzione 

La nevicata

Nemmeno

un segno sulla neve bianca

stamane all’alba;

coperto

di zucchero

sembra

il mio orto, visto da sopra.

Il mondo dorme:

nessuno si è ancora svegliato…

Soltanto lungo la gronda

del magazzino del Porazzi

si vedono delle piccole impronte:

orme del mio gatto

che catturato il topo

è passato sulla neve

dov’era poca

per tornare fino a casa.

costumi piemontesi 3