Di Marie Morel

la gabbia dorata

La gabbia dorata è l’ultimo romanzo di Camilla Lackberg. Io ho un vero debole per i gialli libri della regina del giallo nordico, per cui appena l’ho visto sugli scaffali in libreria ho dovuto comprarlo e leggerlo tutto d’un fiato.

Mi piacciono per la magica atmosfera dei paesi scandinavi in cui sono ambientati e che io amo.

In quest’ultimo romanzo, tuttavia, la scrittrice indugia poco su paesaggi e descrizioni, perché il ritmo degli eventi è incalzante.

La narrazione si intreccia attorno a tre momenti della vita della protagonista, il presente, il 2001 quando lascia la sua cittadina natale e si trasferisce a Stoccolma e gli anni della sua infanzia.

Fin dall’inizio, la scrittrice rivela che Faye ha dei segreti, un passato oscuro da cui cerca di liberarsi, ma che riaffiora inesorabilmente. Solo alla fine i tre momenti confluiranno in un unico assolo, nel quale tutto sarà finalmente chiarito, tutti i segreti svelati.

E’ una storia di vendetta, soprattutto. Come il titolo suggerisce, è una storia in cui l’apparenza inganna, perché il lusso e i soldi non danno la felicità, ma costruiscono gabbie dorate in cui Faye e le donne come lei sono rinchiuse. Dietro la patina satinata della ricchezza, si nascondo umiliazioni, prevaricazioni, violenze fisiche e morali.

La scrittrice ricostruisce quei meccanismi che, all’interno di una coppia apparentemente felice, trasformano l’uomo in tiranno, carnefice e la donna in vittima. Analizza come, banalmente e quotidianamente, le continue rinunce, l’eccessiva accondiscendenza, la passività di fronte ai piccoli segnali, la sottomissione, la negazione della realtà conducano verso esplosioni di rabbia, spirali di rancore, da cui è difficile poi sfuggire.

La gabbia dorata é un libro profondamente diverso da quelli a cui la Lackberg ci aveva abituati, in cui ci sono i buoni contro i cattivi.

Bisogna dimenticare Patrick ed Erica ed accogliere una protagonista che tira fuori il peggio di sé, in un racconto sulle peggiori inclinazioni delle natura umana.

Non amore ma sesso, non giustizia ma vendetta, nessun rispetto ma giochi di potere, in cui vittime e carnefici si scambiano spesso di ruolo. Chi viene ferito, umiliato, tradito, usato, a sua volta ferisce, umilia, tradisce, usa.

In questo scenario in cui c’è poco spazio per i buoni sentimenti, si salva solo la solidarietà tra donne, tra alcune, almeno.

Come sempre, al di là della storia, la scrittura della Lackberg è piacevole, scorrevole, non annoia neppure per un istante. Quel tipo di tipo di scrittura che ti avvinghia e non ti lascia andare fino all’ultima riga.

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