SC e la maledizine del terzo cocchio, di Emanuela Molaschi

Prefazione (ufficiale tratta dal libro più alcune aggiunte finali.)

Scrivere questo libro è stata una fatica, ma soprattutto una gioia.

Questa storia avrebbe dovuto avere solo pochi capitoli e strutturati in modo molto diverso da quello attuale. Era stata pensata per aiutarmi a ricreare determinate emozioni per uno spettacolo teatrale che avrei dovuto rappresentare.

SC e la maledizione del terzo occhio copia

Chiunque voglia seguire una filosofi a teatrale deve lavorare sull’immedesimazione e se il personaggio da interpretare è esistente deve prestare attenzione anche alla somiglianza con esso. Dovendolo fare come hobby nel 2012 e negli anni successivi anche per la mia

associazione, ho ben compreso qual è il metodo corretto per la recitazione, solo che con me spesso funziona in un’altra maniera: devo impersonare un ruolo come se fossi io, vivere quelle emozioni perché io sono quella persona, farlo come Emanuela e non come Emanuela che deve diventare un’altra. Devo farlo mio al cento per cento.

Ho provato quindi a immaginare come avrei potuto fare per ottenere questo risultato e ho creato una storia.

Non si tratta davvero di me, quindi, bensì di una me modificata in modo da essere in grado di provare certe emozioni e di vivere in un certo luogo. Mi sono creata un ambiente in grado di influenzare le mie scelte. Ho assegnato al personaggio doti e caratteristiche che ovviamente io non potrei avere, solo per favorire ulteriormente le attitudini richieste.

Una volta capito come avrei dovuto essere, non restava che immaginare con intensità che ciò che stavo vivendo durante la mia prova era la realtà, ma le cose non sono andate proprio così.

Per motivi di organizzazione e di salute, lo spettacolo è saltato.

Tuttavia, mi sono talmente divertita con la mia storia, che ho iniziato a farla leggere ai miei familiari e a scrivere il seguito in ogni momento in cui ne avevo bisogno. La storia, così, si è allungata sempre di più. Poi è arrivato il periodo in cui mio papà doveva riempire il suo tempo e tutti i giorni mi chiedeva di scrivere qualcosa affinché potesse distrarsi un po’ dalla noia.

In questo modo la storia è diventata molto più che una piccola novella di poche pagine: è diventata un librone e ho iniziato a rendermi conto di dover cercare informazioni che non possedevo per migliorare la fan fi ction, perché di questo si trattava, inizialmente.

Quindi mi sono messa a cercare varie informazioni di cui necessitavo su siti potteriani, lavoro che mi ha fatta apparire a molti come una grande esperta di Harry Potter, ma io non credo di esserlo.

Credo di essere una normale fan che, trovatasi in un momento di doppio interesse, si sia messa a studiare e ricercare argomenti per rendere decente la propria opera. Purtroppo nell’ultima fase di stesura ho dovuto cancellare interi capitoli proprio perché troppo legati alla saga e impossibili da modificare.

Per far divertire i miei genitori ho cercato di usare la nostra particolare ironia, che spero possa essere capita e apprezzata anche da chi leggerà il romanzo. È un tipo d’ironia che mio papà usava quando stava bene e quindi durante tutto il periodo della prima stesura della storia. Ho creato delle caricature di me e dei miei familiari, alle quali ho attribuito solo qualche caratteristica che poi ho esagerato per dare un senso alla storia e far ridere, ma ricordo che i tre personaggi che in un certo senso ci rappresentano non corrispondono totalmente a noi.

Ci tengo a precisarlo perché tutto è partito dal fatto che mi serviva una motivazione per lo spettacolo, quindi ho lavorato per creare tutto e vorrei sia chiaro che la protagonista non corrisponde alla vera me: la gente si conosce davvero di persona, non attraverso le pagine di un libro.

Mi interessano anche i legami di penna, con i quali ci si tiene in contatto parlando di sé: anche quello è un buon mezzo per conoscersi, per cui troverete conversazioni epistolari qua e là proprio per il fatto che a me piace ricevere lettere, cartoline e messaggi.

In questo romanzo si toccano argomenti importanti e ne sono felice, perché alla  fine riesco sempre a lasciare una morale o più di una. Una prima morale può essere individuata nella citazione tratta da Il club degli imperatori: “Shutruck Nahunte è stato dimenticato perché le grandi imprese e le conquiste senza nessun apporto costruttivo sono prive di significato”.

Ho cercato di dare enfasi a questa citazione nell’ultima pagina del racconto, invitando chi legge a pensare a quelle parole. Per chi non conosce la saga di Harry Potter o per chi volesse dei chiarimenti dirò due parole, sperando di riuscire a spiegare con chiarezza ciò che ho voluto trasmettere.

La frase che ho citato si riferisce a Shutruck Nahunte e, secondo la mia interpretazione, anche a tutti gli altri personaggi del libro e persino a tutti noi. Siamo davvero sicuri che ciò che stiamo facendo ha un apporto costruttivo? Chi verrà ricordato e come, dopo che il nostro tempo sarà fi nito? Per tempo si può intendere anche il tempo della nostra grandezza, della nostra fama, del nostro sentirci superiori agli altri e non solo quello della nostra vita. Infatti ho imparato che quando tutto sembra perfetto, all’improvviso può cambiare. Nulla è per sempre.

Riflettiamo su ciò che vogliamo essere. A tal proposito è importante il dialogo che si svolge verso la  della nostra storia, quando il cattivo ricorda uno scontro che ebbe da giovane con la sua nemica e insegnante che cercava di metterlo in riga. Il cattivo non si fa scrupoli nel rinfacciare all’insegnante che se lui è in errore nel credere alle profezie anche lei sbaglia a essere superstiziosa. L’insegnante ammette il proprio errore, ma dice all’alunno che se lui si accorge degli sbagli dell’insegnante è un bene, soprattutto se impara a evitarli o a non commetterne di simili.

Questo dimostra la differenza tra i due e il fatto che già molto tempo

prima degli eventi narrati, entrambi tendevano a comportarsi in un

certo modo che finisce con il determinare l’idea che gli altri avranno

di loro in futuro e pertanto ci sarà chi verrà ricordato di più e chi di

meno. Starà a voi scoprire chi tra i due sarà più facilmente dimenticato

o messo in un angolo, fingendo di aver dimenticato determinate cose.

Altri messaggi preferisco che siate voi a trovarli, perché mi piace

quando qualcuno riesce a individuare una morale personale o a capire

da sé ciò che va cercato tra le righe: a volte capita di coglierne solo

una parte, altre volte succede che un lettore riesca a vedere qualcosa

a cui inizialmente non avevo pensato e che quindi non ho inserito

in maniera consapevole. Scrivere serve anche a questo ed è per tale

motivo che mi piace raccontare storie.

Tornando al discorso sulle ricerche, sulla mia famiglia e in un

certo senso anche sui nomi, ho da dire molte cose: alcune le ho già

espresse nei ringraziamenti, ma ci sono altre spiegazioni da dare.

I nomi dei personaggi sono stati cambiati grazie alla mia fantasia,

alla collaborazione di mia mamma e a un generatore di nomi potteriano

il cui link è rintracciabile nei ringraziamenti. Ho lavorato molto sui

nomi perché avrei voluto lasciare a tutti la stessa iniziale e magari anche

la stessa fi nale del nome originale usato nella saga, non solo come

tributo ma anche perché la mia fan fi ction racconta di come un gruppo

di quattro persone incontra una quinta componente che cercherà

di cambiarli: come spiegato, inizialmente gran parte dei personaggi

provenivano dalla saga di Harry Potter: ma poi sono stati tagliati nella

stesura fi nale, dove per l’appunto tutti i nomi sono stati cambiati e la

storia è stata trasformata in un racconto più personale, perdendo la

connotazione di fan fi ction. Tutto ciò anche per evitare problemi con

il copyright. Quindi ho apportato numerose modifiche a luoghi, eventi

e nomi., per cui spero che il risultato fi nale piaccia.

La versione attuale, dunque, si ispira ancora alla saga di Harry

Potter, ma racconta una storia originale, in cui si vuole far vedere ciò

che accadde ad alcuni giovani adulti prima della notte di Halloween.

Per gioco qui si è voluto far credere che oltre all’aiuto della madre di

Harry, qualcos’altro avesse giocato a favore della sconfitta di Voldemort,

ma lascerò a voi il piacere di scoprirlo.

Tornando ai nomi con stessa lettera iniziale e stessa finale, vi faccio

degli esempi: Severus è diventato Snivelius, Azkaban è diventata

Ayoouyn. Purtroppo, però, il generatore non dà molte combinazioni

per lo stesso nome, così ho dovuto accontentarmi del miglior risultato.

A volte, per ottenere qualcosa di buono ho dovuto spezzare

in due il nome e poi il cognome e prendere ciò che preferivo da una

parte e dall’altra. Alcuni casi hanno necessitato interventi personali,

come per esempio quello del cognome del capoclasse della protagonista,

che è stato cambiato, mentre il nome è rimasto Robert dato

che è comune e che oltretutto non è presente nei libri della saga ma

soltanto su “Pottermore”: nella modifica il cognome ha conservato

le prime lettere di quello originale, mentre le ultime sono state prese

dal nome di una delle quattro case di “Hogwarts”. Questo perché

l’ho immaginato come un insieme delle caratteristiche di vari personaggi,

tra cui uno appartenente a una determinata casa. Così è nato

Robert Hilpuff.

I genitori di questo personaggio sono di mia invenzione e, basandomi

sui luoghi comuni, ho cercato di renderli il più possibile simili

a come immagino che siano i membri di una certa classe sociale con

determinate ambizioni. Volevo che fossero così per un motivo preciso

che sicuramente capirete durante la lettura.

Allo stesso modo, quello che originariamente doveva essere Remus

Lupin è diventato Ron Lynch (R L) e Newt Scamander si è

trasformato in Neville Switch (N S).

Per quanto riguarda il nome della protagonista vorrei che restasse

un segreto, il mistero più grande di tutta la storia, forse l’unica cosa

che non verrà mai svelata. Resterà, come da accordo, un segreto

tra me e i miei genitori. Quel semplice acronimo resterà nascosto:

dovrete scoprire voi cosa significa SC, se vorrete, ma io non potrò

confermarlo. Voglio fare contento mio papà mantenendo l’accordo.

Alla  del libro si dice che il nome di battesimo e la data di nascita

di SC combaciano con i miei dati personali e il motivo è semplice: al

di là del fatto che, come già detto, questo lavoro è nato dalla necessità

di creare qualcosa che potesse aiutarmi con l’immedesimazione,

volevo fare un regalo alla mia famiglia, così ho lasciato che i genitori

non magici di una mental vivessero a Lodi, nella scala D di un

condominio, e che continuassero a chiamarsi Giovanni e Marina e

che Emanuela fosse il nome segreto e impronunciabile nel mondo

magico di quel tipo di streghe chiamate mental witch e identificate

con l’acronimo SC.

Anche il mio primo cane è stato citato e non solo nelle dediche.

Anche lei ha il suo nome vero. A parte mia mamma, che ha avuto

una piccola dedica nel mio romanzo breve Salvate la scuola, scritto con

pseudonimo Helen Liz, nessuno ha potuto ricevere una dedica nei

miei libri né vedere assegnato il proprio nome a un personaggio. Ho

pensato fosse bello lasciare gli italiani così com’erano per ringraziarli

di tutto ciò che hanno fatto per me. Quando si dirà che uno dei personaggi

amici di SC sa trasformarsi in un cane barbone gigante oltre che

in un labrador, ci sarà un piccolo regalo in anticipo per il mio nuovo

cucciolo, che sembra una pecora più che un cane di nome Newt.

La scelta dei nomi degli animali contenuti nella borsa dell’esercito

inglese, della quale ho accennato nei ringraziamenti, è dipesa

sempre da me e mia mamma.

Per quel che riguarda la vacanza dei Buontemponi a Cogne, non

mi sono dilungata su come avrebbe potuto essere negli anni ‘80 o

magari negli anni ‘70, ho preferito indicare il minimo indispensabile,

che quasi sicuramente poteva essere trovato nel periodo natalizio,

come per esempio la neve e il sentiero di Lillaz innevato.

Riguardo ai rotolini e alle focacce coi pomodorini che ho trovato

davvero al Girotondo di Pizza, si rimanda al discorso fatto sulla

presa in giro delle nostre abitudini, perché amo davvero mangiare

quel cibo e per far ridere i lettori ho pensato di inserire e mantenere

invariato questo dettaglio anche più avanti.

Nel romanzo sono presenti tematiche che potrebbero essere

defi nite stravaganti per un libro di questo genere, ma secondo me

non è strano parlare, per esempio, di fede in un fantasy, perché in

effetti ci sono molti film sugli angeli, sul paradiso e su altri argomenti

legati alla spiritualità. Tuttavia associare la fede a una strega

può sembrare strano. Io l’ho inserita perché doveva esserci: avevo

appena passato un periodo difficile per via della salute e presto ne

avrei trascorso un altro che perdura tutt’ora, ma volevo ringraziare il

cielo per avermi aiutata a superare quei momenti.

Come dico spesso, tutti credono in qualcosa e non è importante

che sia un dio, come quello che racconto io, che sia qualche altra

divinità o qualcosa di materiale (successo, carriera e quant’altro), ciò

che conta è che si creda in qualcosa, perché solo così potremo capirci.

In questo caso, influenzata dalle mie esperienze e dalle mie

letture, ho scelto di rappresentare un dio che fosse simile ad Aslan

de Le cronache di Narnia: alle medie, durante un’analisi della saga, ogni

riferimento religioso ci è stato spiegato in modo chiaro e credo che

il discorso possa stare in piedi, quindi prendetelo per buono senza

che ve lo spieghi, perché sarebbe lungo.

Mi sono lasciata trasportare a tal punto che nel momento in cui il

capo dei Cieli parla a SC, quando egli si arrabbia la sua voce diventa

un ruggito.

Credo che tutto abbia un’origine e quindi anche i maghi: se tutto

nasce da qualcuno, anche loro devono venire dal cielo. Perché gli

umani non magici dovrebbero avere un angelo custode mentre i maghi

no? Dato tutto ciò che succede ai personaggi delle saghe fantasy,

credo che l’intervento di un angelo sia molto utile. Una mental non

è esattamente un angelo, ma è la cosa più ci si avvicina e che viene

concessa a un mago.

Nella storia sono presenti contaminazioni di generi e di vario

tipo. Per esempio, attraverso un personaggio vengono fatti continui

riferimenti al Club degli imperatori, film che ritengo molto istruttivo e

sottovalutato, perché nasconde insegnamenti ovunque.

In questo racconto, mi sono liberamente ispirata ad alcuni brani

musicali conosciuti per creare le canzoni presenti nel libro. Alcune

sono completamente di mia invenzione, altre, invece, mi sono

venute in mente attingendo alla mia, un tempo vasta, cultura musicale

e si rifanno quindi a canzoni esistenti, alle quali ovviamente

è stato cambiato il testo per far sorridere: per esempio, per parlare

delle frittelle amate da Snivelius ho scritto la canzone Frittelle, che

si ispira a Il triangolo; per la canzone cantata al matrimonio di Gregory

mi sono liberamente ispirata a Me, myself and I di Maggie e

Bianca; Verrei ma non posso è ovviamente ispirata a Vorrei ma non

posto.

Qui le canzoni cambiano anche di significato, tranne Me, myself

and I, che seppur dica cose diverse rispetto al testo originale, si

riferisce comunque a una delusione d’amore.

Per me il bello è questo: non potendo fare più video in cui

canto, ho cercato di buttarmi su testi e parodie, a seconda dei casi.

La mia nuova malattia mi crea delle difficoltà nel canto, che era ed

è la mia vita, così cerco ostinatamente di non arrendermi a essa,

sfruttando la mia cultura musicale.

Avendo scritto per anni, anche se solo per me stessa e con un

sottofondo musicale, mi viene facile immaginare quale canzone

potrebbe andare bene se la storia fosse un musical e così ho messo

dei veri e propri brani scritti come se facessero parte di un copione,

come nel caso della canzone di Attila contro i suoi nemici

o quella presente nel capitolo “Il ritorno di Miss Switch”. Anche

Puoi farmi entrare è scritta nello stesso modo.

Adoro scrivere copioni seguendo il metodo dei miei professori

di teatro e avendo letto un libro che aveva solo i dialoghi a copione

e il narratore come un libro normale ho pensato di divertirmi un

po’ a giocare con generi, conoscenze e parole.

A proposito dei giochi di parole, devo fare un appunto sul

nome Potter Perks e dell’indovinello di Viscidus.

Essendo questo romanzo una parodia unica e dato che secondo

il mio racconto in realtà Harry si salva per motivi diversi da quelli

narrati nella saga originale, nella storia ho inserito una scena in cui

viene preso un po’ in giro Voldemort, che qui è diventato Attila, e

Viscidus, che corrisponde a Codaliscia: per motivi che non racconterò

per evitare di rovinarvi la sorpresa, avevo scritto una scena in

cui Codaliscia anziché pronunciare il cognome Potter diceva altre

parole, in modo che Voldemort non capisse che lui avrebbe dovuto

sostituire il precedente custode segreto; la scenetta comica era

talmente divertente che per non rovinarla ho deciso di mantenerla

come tributo alla saga, lasciando come cognome di James quello originale,

ovvero Potter, per poi aggiungere Perks, trasformandolo in

uno di quei tipi che, dato il doppio cognome, potrebbero discendere

da nobili decaduti. Solo attraverso un gioco di parole altri maghi

oscuri avrebbero scoperto la verità, ma Voldemort da solo non ci

sarebbe riuscito. Anche questo dettaglio era molto divertente, pertanto

oltre ad aggiungere un cognome a Potter ho sostituito il nome

James con Gregory.

Questo appunto sembrerà strano in un contesto in cui si parla di

contaminazioni, di cultura musicale e di fantasy in generale, ma ora

spiegherò perché non lo è. Questa parte mi è servita per inserire un

personaggio meraviglioso, perché pieno di caratteristiche sorprendenti.

Anche se scoperto verso la fine del libro è davvero importante

per la salvezza della protagonista: sto parlando di colui che risolverà

l’indovinello per il suo padrone. Non si tratta di un personaggio

della saga, ma di uno inventato da me e ispirato a Rhett di Binny e il

fantasma: come Rhett, anche il mio Sedgewick Ripper è di origini tedesche

e ha una fissazione per gli orologi, alla quale ho poi aggiunto

di mia fantasia una ossessione per una pendola che può far diventare

padroni del tempo e allungare la vita dei moribondi. Rhett mi sembrava

il personaggio migliore a cui ispirarsi per creare un contrappeso

per Voldemort, che spesso, a mio parere, non si dimostra molto

intelligente nella saga originale. Sedgewick Ripper, invece, sarà colui

che oltre a risolvere gli indovinelli al posto del suo nemico e capo,

che come detto nella mia storia è stato ribattezzato Attila, sarà anche

il cattivo che riuscirà per primo a battere colui che viene considerato

il più grande mago tra i malvagi e a trovare la redenzione alla

del libro. Ovviamente, Sedgewick Ripper non è e non diventerà un

fantasma durante la mia storia.

Nel romanzo sono presenti anche contaminazioni linguistiche.

Ho usato un po’ di dialetti ispirandomi al dialetto romano di alcuni

film e al siciliano parlato dal Commissario Montalbano. Per i dialetti

del nord non ho avuto problemi, a parte nella scrittura delle parole

in dialetto lombardo per le quali ho fatto altre ricerche, ma ci

tenevo a far sentire l’Italia anche all’interno di una scuola di magia

inglese.

L’ultima contaminazione viene dalla letteratura. Ho sempre

amato i libri e così ho inserito riferimenti colti qua e là, come per

esempio il paragone che la signora Marina fa tra l’amore assurdo

di Sinuhe l’egiziano e quello altrettanto assurdo della figlia per un

ragazzo che la voleva prendere solo in giro.

Per tutte le modifiche alla scuola di magia mi sono rifatta a Siena

e alla pagina di Wikipedia che la presenta. Ho dovuto inventarmi un

modo diverso per smistare gli studenti nelle varie case e anche un’età

diversa per essere ammessi a scuola.

Ho inventato personalmente il metodo dello smistamento così

come ho ideato il siero dell’immortalità. Per inventare le magie più

complicate in latino ho cercato aiuto in lungo e in largo su siti internet

indicati come vocabolari online, ma che si sono rivelati poco

validi, tanto che alla fine ho deciso di consultare una mia parente che

conosce le lingue e che ringrazio anche qui.

Ecco perché troverete magie sia in finto latino che in vero latino

e in italiano. “Wishp” si dimostra multietnica anche da questo.

Mi sono messa d’impegno per modificare da sola i nomi dei cibi

magici e quelli delle case, ovvero i “Quattro Terzi”. Ho scelto di

scriverle senza spazi tra una parola e l’altra per dargli un tocco giovanile.

Basterebbe mettere davanti ai nomi dei Terzi un simbolo per

ottenere un # perfetto.

Credo di aver detto le cose più importanti in questa premessa e

spero di averle spiegate nel modo migliore possibile.

Potrete sempre contattarmi alla pagina Facebook SC Terzo-occhio Molaschi  Liz Campitelli oppure potete visitare il canale Youtube Helen Liz Nina Campitelli

Official e se volete potete contattare anche gli indirizzi email

wmanuelamolaschi@gmail.com (QUESTO LO VEDO SEMPRE)

molaschie.associazioneprimocc@gmail.com.

Sarò felice di scrivere con voi e se vorrete potrete mandarmi vostre

fan art, richieste, consigli e tutto quello che desiderate.

Con affetto,

Grazie.

Emanuela Molaschi

HO DI RECENTE APERTO UN SITO IN UN BLOG DI RECENSIONI http:/ emasc.booklikes.com/

Questo è ilproofilo dedicato al gruppo fan

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