La poesia non è solo un rifugio, ma anche ribellione, rottura, sfida, consapevolezza, follia e libertà, di Tania Di Malta

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Pier Carlo Lava Alessandria today

Ringrazio la poetessa Tania Di Malta per quello che ha scritto, nei commenti al Post “Toglietemi tutto, ma non la libertà di scrivere”… 

http://piercarlolava.blogspot.it/2017/07/toglietemi-tutto-ma-non-la-liberta-di.html

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Pubblicato la prima volta: domenica 16 luglio 2017

«La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande». Così si esprimeva il grande filosofo tedesco Hans Georg Gadamer in un’intervista rilasciata nel 1999. Un’affermazione, la sua, carica di pathos e di fiera opposizione alla grave crisi culturale che già da tempo aveva investito l’Europa intera e dalla quale il vecchio pensatore tedesco proponeva di uscire ripristinando l’elemento più proprio del sapere filosofico: la dimensione del dialogo. «Questo – proseguiva e in qualche modo concludeva l’autore – è l’impegno, il compito che riguarda tutti noi. E i nuovi strumenti tecnici, come la radio e la televisione, devono essere impiegati in questa direzione favorendo la diffusione del dialogo». http://www.reset.it

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by Tania Di Malta 

Ho letto poesie di poeti contadini, di un’intensità e di una bellezza che ti strappano l’anima. La conoscenza di se e la consapevolezza del mondo che ci circonda è una delle cose principali che dovrebbe avere il poeta. Dove non c’erano i libri esisteva un tramandare il sapere verbalmente e con l’esperienza dei principi fondamentali che governano il mondo. Anche quella era cultura. 

Noi non abbiamo scusanti. Abbiamo tutto per informarci. Allora perchè questo nostro splendido paese è diventato così ignorante, così inconsapevole, così passivo? 

Fare la cosa che hai fatto tu, cercare dei dati reali, è quello che dovremmo fare tutti ogni volta che ci esprimiamo. Parlare, agire e scrivere con una consapevolezza di noi e del mondo che ci circonda, deve essere REALE. Solo quando si hanno questi strumenti si può veramente parlare e scrivere di tutto. Di noi stessi, della natura, del gatto. 

Solo così si può uscire dalla terribile trappola del parlare e scrivere qualsiasi cosa, diventando strumenti di un sistema che non ci vuole esseri pensanti, ma macchine, oggetti manipolabili. Il poeta deve essere la coscienza del mondo. Ieri come oggi. Il faro, la luce di una società impazzita. 

Solo così, scrivere diventa libertà. Perchè la libertà dev’essere una parola ricca di significato. E allora ecco perchè in Italia sono fioriti tanti poeti. Forse da li la salvezza. La poesia nel cuore della gente è stata l’unica disperata risposta a un sistema che spersonalizzava tutti, depredandoci della nostra anima, del nostro diritto di esistere e di amare. E’ diventato un rifugio. 

Ma la poesia non può essere solo un rifugio, perchè anche se in maniera pacifista, la poesia è ribellione, rottura, sfida, consapevolezza, follia e libertà. Guarda caso, tutto quello che ha permesso all’umanità di continuare ad esistere.

Oggi è ancora più spaventoso. Un limbo narcisistico. Il peggiore degli oltraggi all’umanità. Ingabbiati in prigioni invisibili. Chi governa il mondo non è più interessato al progredire dell’umanità. Vuole che l’umanità consumi. Trascinare la poesia in questa logica è stato il più grande dei crimini. Perchè viviamo in un mondo, dove la vita umana non ha più valore.