Nota a caldo, anzi a “caldissimo” sulla morte di un carabiniere,

di Mauro Fornaro

https://appuntialessandrini.wordpress.com

Aprendo casualmente la televisione stamane 26 luglio, m’è capitato di assistere ad alcune battute del talk show Agorà, condotto da una giovane moderatrice. Nel bel mezzo delle solite discussioni sull’attualità politica, la moderatrice annuncia con brevi parole l’assassinio stanotte di un carabiniere, al quartiere Prati di Roma, accoltellato a quanto pare da un extracomunitario.

Carabiniere-ucciso-fermo-in-caserma-Magrebino-con-documento-francesi

Dopo il fuggevole inciso, la moderatrice fa proseguire il dibattito in corso. Personalmente sono rimasto subito colpito dal tono distaccato e piuttosto freddo dell’annuncio, come per una cosa di routine; mi veniva inoltre alla mente per associazione il contesto ilare e trullare in cui in altre trasmissioni venivano date analoghe notizie drammatiche.

In uno dei successivi interventi, veniva data  la parola alla Santanché: ecco la stessa giustamente tornare sul caso, ma purtroppo con le espressioni enfatiche che la caratterizzano, fino a tonalità isteriche: “Mi sorprende – riferisco a senso le sue parole – come si comporta lei moderatrice . Fa passare con due parole questa notizia, quando un servitore dello Stato che ci protegge, ecc. ecc….  Se invece fosse stato un extracomunitario morto  chissà quale spazio gli avreste dato”. E giù improperi alle trasmissioni della sinistra, ecc.. Tanto infuriata era che se ne è andata, abbandonando il talk show a una moderatrice quanto meno imbarazzata: “…ma noi abbiamo avuto il merito di dare la notizia in tempo reale…”,  pressappoco queste  le sue parole.

Più interessanti ancora le reazioni degli altri convenuti, che finalmente qualche parola hanno speso sull’evento (… e grazie alla Santanché). Ma che parole! Il primo, un giornalista de Il fatto quotidiano se non erro, più o meno  esce così: “Beh. Ma un morto vale l’altro, sono sempre esseri umani che muoiono e la Santanché e poi Salvini e Di Maio su queste tragiche morti ci fanno speculazioni politiche”. Stupore maggiore mi ha suscitato Pasquino, che nel la chiara avversione alla Santanché, ha condiviso le parole del precedente intervenuto, senza sottolineare almeno la particolare circostanza che si trattava di un  uomo morto nell’adempimento del suo dovere. Ha importato ai due di più sottolineare il cinismo dei politici che non la peculiarità dell’evento in se stesso e l’umano dolore che richiama. Certo davanti alla morte siamo tutti uguali, ma diverse le circostanze e sono queste che devono far riflettere; inoltre come non cogliere il freddo anonimato per non dire il tono “leggero” usato dalla moderatrice?

Di fronte a queste evidenze forse il po’ di tempo intercorso ha avvantaggiato la riflessione di quelli che sono successivamente intervenuti. L’uno, di cui mi scuso di non ricordare il nome, ha detto due parola di condoglianze – quanto di circostanza, quanto sentite non saprei. Subito dopo il presidente della regione Puglie, Emiliano, ricordando nel suo precedente lavoro di magistrato l’assiduo rapporto con i carabinieri, ha rivolto un sentito pensiero all’Arma e alla famiglia.

Al di là della superficialità di taluni interventi  – e proprio le reazioni immediate dicono delle tendenze di  fondo delle persone  – si propone la questione ricorrente del modo con cui e del contesto in cui i nostri speaker e conduttori televisivi comunicano notizie tragiche. (Mi scuso se nella fretta o per limiti della mia memoria non ho riferito con esattezza quanto udito).