DEMOS: “Con il decreto sicurezza bis l’Italia ha intrapreso una strada agli antipodi della civiltà e del buon senso”

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Demos Alessandria: “Il decreto sicurezza bis è nato per annichilire i diritti umani e la libertà di espressione, che sono alla base di una società democratica e della stessa civiltà. Esso è stato scritto da persone che predicano la discriminazione di chi è diverso e la repressione di chi è povero e perseguitato, da persone che considerano un nemico dello Stato chi si dedica a proteggere e salvare vite umane in pericolo”: è quanto afferma Paola Ferrari, coordinatrice alessandrina di DemoS Democrazia Solidale.

“Sono proprio i difensori dei diritti umani, come l’encomiabile mondo del volontariato, e l’intera società civile che ricordano ai fautori di intolleranza e divisione che la forza della democrazia non è la voce del potere che ha perduto la via del bene né di quella parte del popolo che segue ciecamente i cattivi maestri – aggiunge -,  ma è quella, nonviolenta ma ferma e coraggiosa, del popolo che ogni giorno difende i valori dell’uguaglianza, della tolleranza, della libertà. Finché almeno una sola persona nel nostro Paese si farà carico di tale difesa, la democrazia e la civiltà non saranno né inquinate né, tantomeno, annientate da leggi ingiuste.

Come difensori dei diritti umani continueremo a lavorare per salvare vite umane, per difendere chi fugge da una realtà insopportabile cercando la speranza di una vita dignitosa e libera. Continueremo a manifestare il nostro pensiero nonostante provvedimenti iniqui, ideali ispirati all’odio e a quell’insopportabile violenza che è la repressione politica e giudiziaria della libertà”.

Ancora Paola Ferrari:  “È  un altro passo verso la distruzione dello stato di diritto. Per salvare la democrazia, diceva Stefano Rodotà, non si può perdere la democrazia. E così ritorna l’eterna questione: quando per affermare un diritto (la sicurezza) se ne perde un altro (la libertà, anche quella di espressione), qualcosa non funziona. In questo caso, si tratta di restrizioni e limitazioni della libertà, di colpevolizzazione del povero e operazioni di propaganda politica sulla pelle dei più deboli.  La riduzione dei diritti è una risposta facile, che apparentemente rassicura, ma in realtà indebolisce la democrazia e non dà strumenti di lotta o di alternativa”.

Conclude: “La crisi economica, la povertà, il tanto conclamato degrado hanno radici e cause ben più profonde e strutturali di quanto viene solitamente affermato e non sono risolvibili a colpi di direttive. Innanzi tutto, provengono da una visione delle politiche sociali come un costo e non come un investimento e un obbligo, dall’assenza di una misura di sostegno al reddito che non sia un sussidio come il reddito di cittadinanza, da politiche fiscali regressive e dalla mancanza di vere misure di contrasto all’evasione fiscale, da politiche di austerità che solo il nostro Paese ha voluto introdurre addirittura in Costituzione con la modifica dell’articolo 81 che impone il pareggio di bilancio e da politiche sul lavoro sbagliate che hanno favorito l’insicurezza sociale, la precarizzazione e abbassato i salari, per citarne alcune”.