Allora Dio disse a Noè: “ E’ venuta per me la fine di ogni uomo, perchè la terra, per causa loro, è piena di violenza………”

E non si poteva discutere dell’ordine dettato, e non si poteva neppure ribellarsi del volere della Sapienza, che se fosse stata proprio tale, forse non ci sarebbe stato il male, ma si doveva accettare e subire, piangere e morire, e si doveva soccombere al destino o al fato,come se al momento non si dipendesse dalla solita Sapienza che ci aveva creato, e non si doveva sapere e si doveva prendere quello che avveniva e si doveva anche pensare che era cosa buona e giusta.

“…Noè entrò nell’arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figlie, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali puri e impuri….e di tutti gli esseri viventi sulla terra come Dio aveva comandato….”

Furono silenti e gaudioso riparo dai tempi, furono boriosi sentimenti, furono grazie infinite alla Sapienza che aveva fatto la sua buona scelta, e entrarono tutti, indistintamente, i prescelti e i fortunati, i raccomandati e i falsi imbonitori, furono lascivi e furono falsi, furono importanti e furono contenti e fu cosa buona e giusta la scelta e la risoluzione, la terra invasa dalle acque e tutta la sua genitude, e tutte cose viventi, innocenti pure, e tutto come fosse purificazione, con appresso un seminatore e tutti i seminatori per un futuro, “migliore”, come se la Sapienza non sapesse, e non immaginasse, che del male pure si trasportava dentro e non solo beatitude in quell’arca enorme da salvare ogni genere, che forse sarebbe stato più dissacrante e non divino ricrearlo nuovo.

“Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra……il diciassette del mese, in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono…..Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti……”

E furono baldorie, cibarie e divertimenti, e furono dormite sane e furono tranquilli momenti, e furono ovattati rumori, le grida, le disperazioni, le suppliche e le preghiere, le salvezze inutili, i richiami d’aiuto invano, corpi galleggianti, bambini inermi e innocenti, un mare d’abbandono di corpi, un disinteresse umano, loro erano i prescelti e non si doveva averne altri, forse che l’arca fosse affondata se si portava aiuto? Forse che la Sapienza li avrebbe abbandonati se il cuore piangeva a quella brutta sorte altrui? E tutto fu ricoperto e tutto piano piano si deteriorò dentro quel mare sconosciuto e immenso, vago sentimento d’abbandono eterno e ritorno poi, nel futuro, il diluvio umano sopra un mare forse più calmo, ma nei cuori uguale a quello di Noè e tutta la sua generazione, e sempre fu cosa buona e giusta farlo.

“..le acque furono travolgenti e crebbero molto sopra la erra e l’arca galleggiava sulle acque….”

Nauseabonde tracce di corpi disfatti, galleggiavano sull’orlo del mare, tronchi d’alberi come salvagente a niente erano valsi contro le imponenti onde e tormentosi uragani di piogge e venti, e corpi cullati dal movimento della tranquilla arca sopra il mare, impatti di teste o gambe o mani contro il forte legno, relitti umani a pezzi di contorno e silenzio immane fuori di fetore e morte, felicità immane dentro e pure si mangiava e si trascorreva il tempo e si aspettava sereni il momento che tutto fosse finito e tutto fosse praticamente pulito di ogni vedere o sentire o addirittura odorare.
E la memoria non dimentica del male, e pure ne approfitta e ancora vengono a galleggiare sopra le onde e ancora si continua a banchettare e come in un’arca si ha la certezza, che non dobbiamo guardare, ma galleggiare e aspettare. E tutto fu cosa buona e giusta, e la Sapienza ne ebbe di felicità goduta per questa o l’altra ripulita?

Nel settio mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sui monti dell’Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese….poi apparvero i monti…..e Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire un corvo…esso andò e ritornò…..poi fece uscire una colomba ma anche essa andò e ritornò…….poi ritentò con la colomba e questa ritornò, essa aveva bel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba, essa non tornò più……
Dio ordinò a Noè: “ Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le moglie dei tuoi figli e tutti gli animali che hai con te…….e che tutti siate fecondi e popoliate di nuovo la terra….”

E si ritornò alla vita di sempre, e con essa si ritornò alle fatiche, ai dolori, alle cattiverie e alle falsità, alle ingiurie e ai disprezzi, all’indifferenza e all’emarginazione, alla differenza e alla discussione, alla prepotenza e alla brutta risoluzione, e dell’amore che forse la Sapienza, sperava ingenuamente, nell’Arca non era stato portato, o forse a Noè non gli era stato comandato, e quel poco che era sopravvissuto non bastò, nel futuro, per essere fecondato a dismisura, ma sempre emarginato. E scesero sulla nuova terra come se fosse accaduto niente e niente pareva essere accaduto, ne visivamente ne dentro l’animo di ognuno, anzi tanta era la felicità del momento che non mancarono i ringraziamenti dovuti alla Sapienza con olocausti sull’altare di alcuni animali e uccelli pure che, naturalmente Noè aveva in quel momento, di facile acquisizione.

Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: “ Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perchè ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza: né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto…..”

E tutto questo era stato dalla Sapienza creato, pure il male innato?…E fu cosa buona e giusta.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web : Pietro Liberi – Diluvio universale – Basilica di Santa Maria Maggiore , Bergamo