Recensione scritta per ThrillerNord – Associazione culturale Link Thrillernord recensione “E da una lacrima…la felicità

A cura di Manuela Moschin

RECENSIONE

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Recensione scritta per ThrillerNord – Associazione culturale Link Thrillernord recensione “E da una lacrima…la felicità

A cura di Manuela Moschin

RECENSIONE

SPERANZA. È in questa parola che è racchiuso il significato di questo brillante romanzo.  Dalla prima all’ultima pagina la speranza compare, a tratti si nasconde e poi ricompare di nuovo.

La speranza è l’ultima a morire si dice… È questo il caso di Lora, la protagonista del racconto, che si ritrova a lottare con tutta sé stessa per riuscire a rivedere suo figlio che, per una serie di intricate vicissitudini, ha perso di vista quando era ancora bambino: “Ma la voglia di sapere, la voglia di ritrovare quegli occhi era troppo grande e dentro di ella un barlume di speranza nascosto nell’orrore della consapevolezza continuavano a vivere”.

Lora un’anima sensibile e dolce che viene coinvolta ingenuamente a gestire situazioni drammatiche che solo una madre può affrontare con tanto coraggio.

C’è qualcosa di immenso nel libro di Marco, che si concentra soprattutto nei pensieri della protagonista che si lascia trasportare in continue autoanalisi meditative, attraverso anche i suoi ricordi d’infanzia, stimolando il lettore a riflettere sui rapporti umani e sull’amore materno.

Vi lascio un passaggio tratto dal libro. Questo è uno dei tanti che mi ha affascinata. Si tratta, invero di una poesia romanzata. Ecco cosa scrive Marco:” Chiuse gli occhi e lasciò che il destino la sorreggesse in quel limbo eterno dove la sua anima mista alle altre proiettava la propria speranza, verso uno stendardo irraggiungibile…” e ancora: “Si ritrovò a guardare i flutti delle onde sbattere imperterrite contro gli scogli. Per un istante si sentì come una di esse: un’onda che passa la propria vita a sbattere contro il proprio destino. Poi, destando lo sguardo e vedendo la sabbia, si rese conto che forse un po’ di speranza c’era ancora, pensando che un tempo quella rena formava degli scogli e quei granelli erano se non altro il simbolo della vittoria della testardaggine del mare. Il cielo era di un azzurro limpido, macchiato qua e là da soffici nuvole, che leggiadre si facevano coccolare dalla brezza marina. Il vento più allegro del solito andava a stuzzicare le palme sulla spiaggia e come un sofisticato musico componeva melodie intriganti. Si esibiva in sibili sempre più acuti. Fu uno di questi a destare Lora dal suo sonno.”.

Si è indotti a instaurare un forte legame empatico con la protagonista che ogni tanto si perde nei meandri dell’immaginazione, confondendo a volte il sogno con la realtà.

Non si tratta di una semplice narrazione, ma di un qualcosa che eleva lo spirito. Pensandoci devo dire che è talmente profondo che è anche difficile da spiegare. Credo che, in questo caso, una semplice recensione non può soddisfare la curiosità del lettore. Per riuscire a comprendere la grandezza di questo libro è necessario leggerlo.

Nella prima parte del romanzo mi sono soffermata spesso sulla costruzione delle frasi alquanto raffinate, poetiche e affascinanti. Poi il racconto via via prosegue acquistando suspense con un ritmo narrativo serrato tra criminali e spacciatori che si snoda tra fatti di droga e prostituzione, oltre a toccare temi di attualità molto sentiti e scottanti come i pregiudizi razziali e l’immigrazione.

Il finale è assolutamente imprevedibile.

L’autore

Marco Posata, nato a Guardiagrele nel 1991, comincia a scrivere poesie dalle elementari raccogliendo anche qualche piccolo premio scolastico locale. Amante di Dante è durante le superiori che mette nero su bianco un poema di tre odi da 17 terzine l’uno in endecasillabi danteschi in rima concatenata. Durante gli anni successivi però si convince sempre più di voler scrivere un romanzo, ma non un romanzo semplice. Una storia che sappia lasciare qualcosa al lettore, una storia che possa nascondere pensieri e riflessioni e così (potrà sembrarvi assurdo) una mattina si è svegliato e la storia  era impressa perfettamente nella sua mente. Tutto era lì nitido scolpito, personaggi, parole, luoghi. Ogni minimo particolare era al suo posto. Era il dicembre del 2014.

Nel 2019 ‘E da una lacrima… la felicità’ prende vita.

 

Intervista a Marco Posata a cura di Manuela Moschin

– Ciao Marco, sono davvero lieta di poterti intervistare. Dal modo in cui scrivi immagino che avrai letto molti libri. Ho apprezzato molto il tuo stile narrativo. A tal proposito ti chiedo a quale genere letterario appartengono i libri che leggi o che hai letto in passato?

In realtà non ho un genere preferito, dal fantasy al classico, dall’avventura ai gialli. L’unico genere che non prediligo è l’horror, non perché lo discrimini, ma è fatto puramente di gusti personali.

– Ci sono state letture particolari o scrittori che hanno ispirato il tuo lavoro?

In realtà non ho avuto proprio un’ispirazione trovandomi la trama ben delineata nella mente quella mattina di cinque anni fa, però posso dirti che da amante di letteratura classica mi sono ispirato a Manzoni per il primo capitolo, molto descrittivo, proprio come l’apertura dei “Promessi Sposi”, e potrai notare la netta somiglianza tra la sua “Divina provvidenza” e il mio fato che giocano un ruolo di prim’ordine in entrambi i romanzi.

– Come è nato questo romanzo? A cosa ti sei ispirato? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

Ogni romanzo sicuramente prende forma prima nella testa dello scrittore e poi sul foglio. A me è successo lo stesso, però in maniera un po’ bizzarra, poiché una mattina mi sono svegliato e avevo in mente tutta la storia. In un certo senso ho dovuto solo trascriverla. Può sembrare assurdo, ma ti posso garantire che sia andata proprio così. Questo mi succede spesso, diciamo sempre, ogni volta che scrivo, poesie, racconti, qualsiasi cosa, le mie mani prendono il sopravvento è come se viaggiassero da sole mettono su un rigo dopo l’altro.

– Il  tuo racconto contiene riferimenti tratti da esperienze reali o dalla tua immaginazione?

Il racconto, i personaggi, i fatti accaduti, sono interamente frutto dell’immaginazione, ma credo che ogni scrittore per quanto possa essere neutro nello scrivere, una parte del proprio vissuto lo inserisce sempre nel testo. Potrebbe essere un’acconciatura di capelli o un gesto, un paesaggio o una frase detta in un dialogo. Anche il modo di vedere, e quindi di narrare le cose. Quindi si il romanzo è totalmente immaginario, ma la realtà delle cose è dietro le righe.

Complimenti Marco!

SINOSSI

Una memoria frammentata, un viaggio contro il destino, un figlio perduto e un legame familiare da ricostruire. Lora si ritroverà sola contro tutti, contro sé stessa, e contro il fato, attraverserà tre continenti, facendosi scivolare addosso tutti i mali che una donna sola in questo mondo potrebbe affrontare. Disposta a tutto, come solo una madre può fare, pur di riabbracciare il frutto del suo grembo, perduto trent’anni prima.

Autore: Marco Posata

Editore: Santelli

Genere: Narrativa moderna e contemporanea

Pagine: 225

Anno di pubblicazione: 24 luglio 2019