La poetessa Alessandra Solina entra nella redazione di Alessandria today (biografia, pubblicazioni e poesie)
di Pier Carlo Lava
Alessandria today è lieta di annunciare che la poetessa Alessandra Solina è una nuova componente della redazione, pubblichiamo la relativa biografia, le sue opere e tre poesie, ad Alessandra diamo il nostro caldo benvenuto e restiamo in attesa di leggere i suoi futuri post.
Note biografiche
Alessandra Solina è nata e vive a Cecina (LI). Si è laureata in Storia Moderna presso l’Università di Pisa con una tesi sulla Casa delle Malmaritate nella Firenze di epoca moderna. Dal luglio 2017, sotto lo pseudonimo di Mara Consoli, ha iniziato a scrivere poesie.
Con Aletti Editore ha pubblicato la sua prima silloge poetica “Atomi Sparsi” (2018). Sue poesie sono state selezionate per l’antologia “Elogio alla follia” (Scritti dai finalisti del Concorso “Elogio alla Follia”, Edizioni Divinafollia, 2019).
Suoi componimenti sono stati scelti per l’Antologia “I selezionati, Gli speciali” promossa dagli organizzatori del 24° Concorso di poesia “Ossi di Seppia” (2018).
Un’altra opera compare all’interno dell’antologia “Paesaggi Liberi, contro la violenza sulle donne” (2018), argomento, quello della violenza di genere, che le sta particolarmente a cuore.
Altre fanno parte del volume “La Malattia Invettiva” (I.v.a.n. Project, intro L.Fontanella, 2018).
Sue poesie sono state scelte per l’antologia “Le Maree della vita” a cura di Izabella Teresa Kostka, Lina Luraschi e Mariateresa Bocca (2017).
Un suo componimento fa parte dell’Antologia “E’ in arrivo Santander a cura dallo scrittore Giuseppe Carta (2018). Alessandra, infine, ha un romanzo nel cassetto che narra storie di rifugiati politici ispirate a fatti di cronaca.
Alcune sue poesie
Connessione fluida
Tu mi cerchi nell’aria umida,
mi dici che sono pioggia,
fluido di incanti.
Ma io sono altrove.
Non riesci a scorgermi
tra la spuma delle onde?
Le mie labbra emergono dai flutti
e natiche di scoglio
cozzano senza sosta.
Le mani disegnano vortici e intrighi,
le gambe code di isole
e al centro
un atollo tellurico in fremito di perturbazione.
Forse non sono la tua sirena.
Sono una piovra
che ti avvolge con tentacoli lucenti.
Guizzo e afferro la preda
in una danza al ritmo di salsedine.
I nostri spasimi,
persi nel cielo ossidiana.
Poi,
lentamente,
fino alla riva,
noi.
Un grumo di alghe
(indis) solubile.
Cielo in gabbia
Di giorno indosso un burka indaco
che il vento fa fatica a sollevare.
Solo la polvere
tenace
si insinua fino al pube.
Quando mi conducono
in carovana
ai campi di oppio,
la ragnatela
sui miei occhi
non mi concede di distinguere
il confine tra la terra e il cielo.
Eppure mi inebrio
di tutta l’aria e dei profumi che riesco a raccogliere.
Nessuno
può impedirmi
di odorare le spezie o l’afyun*.
Nessuno
può rubarmi
il mio reticolato azzurro,
vivo come una fiammella
nell’oscurità delle mura
ingiallite dal cucinare.
Nessuno
può estirpare
la mia immaginazione.
Sogno
che una mattina mi alzo
e sono libera.
Da sola
mi reco in strada.
Da sola
mi allontano a passo svelto.
Da sola
fino ai campi di papaveri.
E finalmente scopro il cielo.
*oppio
A Mila
Ti ho vista a Cracovia nel mio sogno.
Stavi guardando il fiume.
Miravi te stessa
come usavi fare con gli specchietti delle automobili
oppure hai scorto un bagliore
che parlava dei tuoi irrisolti?
Lo so che ti nascondi nella rugiada mattutina
e di notte nell’alone della luna.
Lo so che non ci hai lasciato
ma che il tuo respiro
si è solo trasformato in un’eco più grande.
Sei indefinita ora,
eppure vivi ancor di più in ogni cosa.
Il vento muove le fronde, il mare le onde.
Ogni indizio mi parla di te.
Basta soltanto prestare maggiore attenzione.
Bisogna avere occhi buoni
per vedere oltre la superficie
e orecchie tese ai suoni della natura.
Allora vivi in ogni alito di vento,
in ogni goccia d’acqua,
in ogni granello di questo pianeta.
Giacché la morte è un nuovo inizio.
io.