Alessandria, la Chiesa di Valle San Bartolomeo e la sua storia

di Pier Carlo Lava

Alessandria: Prosegue il nostro percorso per realizzare un reportage fotografico della città, alfine di evidenziare con immagini e la relativa storia, le caratteristiche salienti di ogni singola zona, dopo il Centro, ora siamo giunti nel sobborgo di Valle San Bartolomeo. 

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da: http://www.diocesialessandria.it/

Parrocchia San Bartolomeo

Origine e ragione di un nome

Valle San Bartolomeo, chiamata nei trascorsi tempi Albaro e Sebiano, è una riunione di case campestri, giacenti alcune in pianura ed altre poste sul dorso di deliziosi colli. Il nome di questo ampio villaggio è dato dal titolare della rettoria. Al tempo della primitiva chiesa pievana della Corte di Roboreto, successivamente ricostruita, ampliata e denominata chiesa di santa Maria di Castello, il territorio era popolato da due gruppi originari: gli abitanti della ‘Curtis di Roboreto’ già in sito e gli abitanti di ‘Borgoglio’, oltre Tanaro, difesi dal castello eretto sul bricco di sant’Antonino dalla nobile famiglia guelfa dei Guasco. 

Erano arroccati sulle alture degli Autini e sulle colline di nord-ovest in insediamenti realizzati per difendersi dalle ruberie e dalle incursioni vandaliche. L’ insediamento denominato Albaro disponeva di due risorse: 1) i prodotti agricoli delle colline, coltivati a vigna e frutteto e quelli della fertile pianura di sedimento coltivata a frumento o a prato irriguo e l’allevamento del bestiame; 2) lo sfruttamento delle cave di Montegrande di pietra compatta da costruzione, calcarea, tempestata di fossili marini e delle cave del Pissarotto di tufo calcareo che veniva trasformato in calce. Di tali risorse beneficiavano anche gli abitanti di Roboreto. 

Il 2 agosto 1152 i marchesi Manfredo e Guglielmo di Bosco donarono alla comunità di Gamondio (Castellazzo Bormida) le terre in loro possesso in pianura e sulle colline, eccettuato Pecetto, Ponzano e Bosco, a beneficio della chiesa della SS. Trinità da Lungi, concesse in favore della prepositura di Santa Croce di Mortara. Nel 1168 i guelfi della Lega Lombarda eressero tra i fiumi Tanaro e Bormida il castello di Rovereto. Contemporaneamente, allo scopo di portarsi in luogo maggiormente difeso, gli abitanti di Borgoglio degli Autini si trasferirono in zona adiacente alla sorgente città rimanendo sulla sponda sinistra del Tanaro ed edificarono la loro nuova residenza con il nome di Nuovo Borgoglio. Rovereto e Nuovo Borgoglio, collegati da un ponte in legno sul Tanaro, presero il nome di Alessandria in onore del papa Alessandro III, capo supremo della fazione. 

Le famiglie di Bergoglio, però, mantennero la proprietà sulle colline coltivate. Nel breve tempo di un anno vennero condotti a termine il recinto murato, i terrapieni e i profondi fossati della nascente Alessandria perché accorsero molti abitanti di Gamondio, di Marengo e di altri paesi vicini. Il 24 ottobre 1174 comparveminaccioso l’imperatore Federico I Barbarossa che, insediato il quartiere generale sugli Autini, pose l’assedio alla città e dopo ripetuti assalti, amareggiato dalla valorosa difesa, il 2 aprile 1175 si ritirò e per ritorsione rase al suolo l’antico Borgoglio con il monastero benedettino di san Pietro e danneggiò il castello di sant’Antonino. 

Nel 1294 Matteo I dei Visconti aveva ricevuto dall’ imperatore tedesco Adolfo di Nassau il vicariato imperiale di Milano, che estendeva la dominazione alle città di Como, Bergamo, Piacenza, Pavia, Tortona e Alessandria. Nel 1300 la potente famiglia marchionale Dal Pozzo, originaria di Briona in Valsesia e legata ai Visconti, era signora di Rovereto e possedeva beni immobiliari nella zona attualmente di piazza santo Stefano, via Milano, piazzetta santa Lucia, via Volturno e via Verona. Sotto l’influenza dei Visconti, impegnati in un’audace politica espansionistica, il 6 novembre 1310 il padre Giacomo da Pontestura, sindaco e procuratore del preposito, del capitolo e convento di S. Croce di Mortara, concedeva a Bartolino Dal Pozzo, arcidiacono di Alessandria, l’usufrutto dei possessi, beni, redditi e proventi della chiesa della SS. Trinità da Lungi. Le terre erano successivamente denominate: Mantovana – Castelferro – Retorto – Portanuova – Cantalupo – Villa del Foro -Casalbagliano – Cristo – Orti – S. Michele – Valmadonna e Valle San Bartolomeo. Erano distinte da tutti gli altri paesi del mandamento alessandrino da un’antica misura di superficie agraria adottata esclusivamente: il moggio piccolo di metri quadrati 3.143,976. La famiglia Dal Pozzo, nei territori avuti in usufrutto, s’impegnò nella divulgazione del culto, nella promozione di opere di assistenza, ospedali e nella colonizzazione delle proprietà. Nel momento in cui l’arcidiacono Bartolino Dal Pozzo era stato insediato nella cattedrale di Alessandria, ubicata in corrispondenza dell’attuale piazza della Libertà, il quartiere Rovereto risultava privo di parrocchia poiché la chiesa di santa Maria di Castello dal 1268 era passata ai monaci di Santa Croce di Mortara. Nel Medio Evo il prestigio delle famiglie nobili, quali difensori e promotori del culto, aumentava proclamando la gloria dei fondatori insieme a quella del santo domestico della stirpe. Per questo nel 1310 l’arcidiacono Bartolino Dal Pozzo promosse la costruzione della chiesa di san Bartolomeo in Rovereto, su terreno di proprietà della famiglia, in via Verona angolo via Volturno. Passato il pericolo Barbarossa, gli abitanti delle colline ritornarono alle loro proprietà. Gli Autini risultavano distrutti, mentre le case sparse di Albaro avevano subìto saccheggi, ma non la totale

distruzione. Albaro continuò a dipendere anagraficamente dal distretto parrocchiale della chiesa di san Pietro del Nuovo Borgoglio, ma gli abitanti, utilizzando il traghetto sul Tanaro agli Orti, in corrispondenza della strada della Chiatta, erano facilitati a recarsi in città per gli scambi commerciali o per portarsi alle abituali funzioni religiose nella più vicina chiesa di san Bartolomeo di via Verona. L’attrattiva della città portò le famiglie di Albaro a fondersi con la comunità del quartiere Rovereto, amalgamandosi nel culto, devozione e venerazione dei santi Maria di Castello e Bartolomeo di via Verona. Nel 1591 la famiglia Dal Pozzo cedette ai Gesuiti la chiesa di san Bartolomeo e una parte di terreno di piazza santo Stefano e via Volturno. Negli anni seguenti i Gesuiti ristrutturarono e ampliarono la chiesa dedicandola a sant’Ignazio, incorporandola al costruendo convento. 

Nel 1596 l’abate benedettino Cornelio Dal Pozzo, della chiesa di san Pietro nel Nuovo Borgoglio, per riaffermare la gloria del santo domestico Bartolomeo e allo scopo di beneficiare gli abitanti delle colline di Nord-Ovest, scelse Albaro per promuovere la costruzione di una chiesa alla confluenza delle valli Arbio e Sebiano. 

Si realizza così il primo luogo di aggregazione. A chiesa ultimata il canonicato di sant’Agata della collegiata della cattedrale vantò diritto su quel territorio, ottenuto da Bartolino Dal Pozzo in qualità di arcidiacono e pretesero il patronato. Seguirono anni di contestazioni e il 22 febbraio 1619 il vicario generale Antonio Firuffino sembrò comporre la vertenza assoggettando la chiesa al vescovo in carica Parravicino e dichiarando il diritto di patronato ad entrambi i contendenti: canonicato e abate. 

In realtà, il 30 maggio 1619, il vicario, alla benedizione della chiesa, la dedicò a sant’Agata, trascurando san Bartolomeo e imponendo inoltre: 1) che non fosse parrocchia (allo scopo di conservare i benefici ai canonici); 2) che i vice-parroci fossero a carico dell’ abate; 3) che fosse affidato ai canonici l’incarico di officiare nel giorno dedicato alla santa. Trascorsero molti anni con rotazione di vice parroci e con proteste degli abitanti di Albaro perché obbligati a portarsi fino al Nuovo Borgoglio nella parrocchia di san Pietro. Nel 1728 il sovrano sabaudo Vittorio Amedeo II ordinò la distruzione del Nuovo Borgoglio per realizzare la Cittadella a difesa dello stato, indennizzando gli abitanti. 

Le famiglie aristocratiche e le congregazioni religiose si inserirono nella città, mentre una parte della popolazione minuta, disponendo dell’indennizzo, ritornò a ripopolare le vicine propaggini collinari che avevano lasciato solo nel momento del pericolo. Seguirono i signorotti della città che

costruirono le prime ville sulle colline di Albaro. I benedettini dell’abbazia di san Pietro in Borgoglio occuparono la chiesa di san Dalmazzo in città. Il 22 maggio 1728 il vescovo di Alessandria, il domenicano Carlo Vincenzo Ferreri, eresse a parrocchia la chiesa di Albaro e diede il nome nuovo di san Bartolomeo alle Colline. Nominò primo rettore-parroco il sacerdote benedettino Camillo Panigarola, già rettore dell’abbazia di san Pietro del Nuovo Borgoglio, demolita. 

Da questa data la nuova parrocchia, resa autonoma, iniziò la tenuta dei registri anagrafici. Dopo 132 anni, l’ intervento del vescovo domenicano Vincenzo Ferreri rese paghi i parrocchiani di Albaro e si esaudiva la volontà dell’abate Cornelio Dal Pozzo. E’ lui, perciò, da considerare come il fondatore di Valle San Bartolomeo. Assunse il nome di San Bartolomeo alle Colline, ma poiché il fulcro del Borgo, con la chiesa, era insediato nella vallata, in corrispondenza della confluenza di rio Arbio e rio Sebiano, in seguito, alla popolazione risultò più consono denominarlo Valle San Bartolomeo. La primitiva e contestata chiesa, divenuta inadeguata al crescente paese e poiché la località di fondo vallata l’aveva resa malsana, venne demolita nel 1788. 

L’attuale bella chiesa parrocchiale, in stile tardo barocco, è dedicata al patrono san Bartolomeo. Sorge sul colle che sovrasta il centro del vecchio borgo ed è stata aperta al culto il 6 ottobre 1782. In Alessandria il 28 maggio 1843 il simulacro della Beata Vergine Maria dei Roboreto venne incoronata nell’attuale piazza Papa Giovanni XXIII e denominato ‘Madonna della Salve’. Nella cappella feriale, a ponente della chiesa parrocchiale di Valle San Bartolomeo, esiste una riproduzione statuaria, leggermente ridotta, del simulacro della Madonna della Salve donato alla parrocchia nel 1939 dalla signora Cesa Bona Pompea. Tale statua risale al 1720 ed era stata collocata sopra l’altare della cappella privata di Villa Cesa (all’angolo tra le vie Cerca e Pissarotto) e viene abitualmente prescelta per i pellegrinaggi mariani della diocesi alessandrina. Nel 1849, regnando Vittorio Emanuele II, calarono da Torino a Valle San Bartolomeo alcune famiglie legate alla casa sabauda che costruirono sontuose ville per il loro soggiorno estivo. Il re vi era spesso ospite per la caccia e soggiornava a Villa Roveda. Il conte di Cavour a volte lo raggiungeva, ospite a Villa Belvedere. Nel 1876 venne costruito, oltre gli Orti, l’attuale ponte sul Tanaro che migliorò la viabilità e lo sviluppo di Valle San Bartolomeo.

Notizie utili

La prima chiesa in Valle San Bartolomeo, (allora si chiamava Albaro), venne costruita nel 1596 nella zona pianeggiante del centro-paese. La parrocchia in Valle San Bartolomeo fu eretta nel giugno 1728 a seguito della soppressione e smembramento della parrocchia di san Pietro in Borgoglio da cui dipendeva. Per ordine di Amedeo II di Savoia, per dare spazio alla costruzione della Cittadella e fortificazioni circostanti, vennero abbattute chiesa e case. I fedeli di Valle San Bartolomeo ebbero il loro primo parroco e si radunavano nella chiesetta che già pre-esisteva. La chiesa attuale fu iniziata nel 1768 ed ultimata nel 1784. Ne fu progettista l’architetto Giuseppe Trotti. Lo stile è il tardo barocco. Dimensioni: è larga m. 8,70 (m. 15 con lo sfondo delle cappelle laterali). E’ lunga m. 32,31. E’ alta m. 22,57. 

Esternamente, compresa la sommità della facciata, è alta m. 25. Fu dipinta nel 1895 dal pittore Luigi Morgari e decorata dal pittore Carlo Pessina. Il grande quadro dell’abside (m.2,50 x 4) venne eseguito nel 1809 dal pittore Giovanni Comandù. Rappresenta la Madonna del Rosario e i due patroni san Bartolomeo e sant’Agata. La casa parrocchiale fu costruita nel 1787 e ampliata per la prima volta nel 1933. Il campanile venne realizzato nel 1789. 

E’ alto m. 28,86. L’organo è dei Fratelli Bianchi, commissionato nel 1852 e inaugurato nel 1857. Venne restaurato e ampliato nel 1965. Ha 8 registri meccanici e 19 registrazioni. Il grande muraglione del piazzale fu costruito a più riprese: 1830-32, 1860 e 1924. Il salone parrocchiale fu costruito nel 1925. Consacrazione della chiesa: 1941. La chiesetta sussidiaria di N.S. di Lourdes alla Cerca fu costruita nel 1968. 1972: il 1° ottobre fa l’ ingresso il nuovo parroco,il religioso dehoniano padre Carlo Ceccato. 1973: elettrificazione delle campane. 1974-75: ristrutturazione e ampliamento della casa parrocchiale e rifacimento di tutti gli impianti; sistemazione del cortile interno. 1978: sostituzione dei canali della chiesa e del salone in acciaio inox. 1979 e seguenti: rinnovo dell’impianto illuminazione e microfonico della chiesa e del salone. 1981-82: rifacimento del tetto e restauro interno del salone e rifacimento del tetto della chiesa. Restauro del quadro dell’abside ad opera del pittore Omero Quarati. 

1984: sistemazione del presbiterio secondo le nuove norme liturgiche: nuovo altare barocco, consacrato la domenica 12 febbraio, nuovo ambone per la proclamazione della Parola di Dio, fonte battesimale e nuovo crocifisso. Restauro della Madonna della Salve e della relativa cappella. 1987-89: realizzazione del nuovo centro sportivo con campo polivalente (calcetto, tennis, pallavolo e pallamano) e

relativi spogliatoi. 1985-91: tre nuove meravigliose tele: dono alla chiesa del pittore vallese Omero Quarati, raffiguranti ‘La cena di Emmaus’ (1985), ‘La Natività e ‘La missione apostolica’ (1991). 1992: rinnovo canalizzazione della casa parrocchiale in acciaio inox. 1992-93: nuovo altare, nuovo ambone e nuovo tabernacolo alla cappella della Salve. 1993: Dono di altre due meravigliose tele del pittore Omero Quarati, raffiguranti l’inizio del ministero pubblico di Gesù ‘Il tempo è compiuto e il Regno dei cieli è vicino: convertitevi e credete al Vangelo!’ e ‘Il buon samaritano: va’ e fa anche tu lo stesso!’. 1994: restauro dell’organo (putrella di rinforzo, smontaggio, pulizia e rimontaggio delle canne, accordatura, nuovo registro ‘dolce soprani’, trasferimento della consolle in zona coro e altri lavori). 

Pavimentazione del piazzale e del marciapiede della chiesa con autobloccanti. 1995: completamento dell’ impianto microfonico, due nuovi microfoni, nuovo amplificatore, nuovo equalizzatore e 4 altoparlanti. N. 70 sedie per la chiesa in struttura metallica e noce americano. 1996: 20 banchi semi-nuovi a 5 posti per la chiesa, donati a padre Carlo Ceccato dai confratelli di ‘Villa Sacro Cuore’ di Santa Giuliana di Levico (Tn). N. 8 trefoli a rinforzo del muraglione del piazzale e rifacimento della scalinata di accesso al piazzale con sottofondo in cemento armato e posa in opera dei gradini in buona parte nuovi. 1998: una violenta tromba d’aria causa vari danni sui tetti della chiesa e piega la croce della facciata ad angolo retto. 

Viene smontata, restaurata e rimessa su di un basamento nuovo. 1999: totale rifacimento del tetto della cappella della Salve. A ricordo dell’Anno Santo viene dipinta una meridiana sul lato est della chiesa, eseguita e donata dall’ing. navale Renato Conzano. 2000: un violento terremoto nel mese di agosto provoca vari danni alle strutture degli edifici del complesso parrocchiale. 2001: l’ing. Maurizio Natta, nostro parrocchiano, rifà tutte le planimetrie e i disegni della chiesa e annessi, necessari per instaurare le pratiche degli interventi. 2002: nuovo riscaldamento della chiesa a raggi infrarossi. Il vecchio, ad aria calda, è stato dichiarato non a norma di legge. Nuovo riscaldamento del salone, pure non a norma di legge. 2003: messa in sicurezza della facciata della chiesa. Rinforzo delle fondazioni al lato sud-ovest mediante la posa di 18 pali di acciaio della lunghezza di m. 8 e trave in cemento armato. Posa in opera di 6 tiranti in facciata e 2 al lato ovest. Restauro dell’intera facciata mediante esecuzione di cuciture delle murature lesionate e sostituzione dei pezzi avariati e parziale chiusura dei buchi testa di ponte. 

N. 16 tiranti in acciaio al lato sud del campanile, sotto l’orologio. Impianto anti-volatili sulla facciata della chiesa. 2005: protezione sul muraglione mediante la posa di una ringhiera in ferro a gradoni, donata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Chiesetta N.S. di Lourdes alla Cerca: trave in cemento armato ancorata ai plinti di fondazione al lato sud e all’angolo nord-ovest; n. 2 tiranti interni sotto soffitto, lato nord- sud, e interventi vari sull’ intonaco. Dono del dott. cav. Vittorio Amelotti. Illuminazione artistica della facciata della chiesa e del campanile, donata dal Comune tramite la Circoscrizione Nord. Sistemazione di via della Chiesa con marciapiede lungo il muraglione. Nel 2006, mediante sottoscrizione,vengono realizzate due nuove e artistiche statue in vetroresina sulle nicchie della facciata, raffiguranti i patroni san Bartolomeo e sant’Agata.