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Se, seduto al tuo scrittoio, metti da parte il lavoro,
prendi un libro, ti rivolgi a questi versi
e leggi che io qui m’inginocchio, appoggiando
l’orecchio dove sul tuo petto i muscoli
s’inarcano come grossi volumi che si aprono, in curve di gabbiani,
traversando per le onde del tuo cuore,
e mi passi le mani fra i capelli,
sfilando dalla massa ribelle ciocche
lisce come segnalibri di seta scarlatta,
mi accarezzi le guance come se addolcissi
di cartavelina le pagine
irrigidite, e mi tiri vicino
per leggermi solo dagli occhi, allora vedrai,
in argenteo bianco e nero, te stesso,
seduto al tuo scrittoio, prendere un libro,
rivolgerti a questi versi, e allora, amore,
non saprai chi di noi due legge
ora, chi scrive, e chi è scritto.