Qual era il volto di Leonardo da Vinci?

Nel corso dei secoli, se n’è discusso molto e sono state realizzate alcune rappresentazioni pittoriche contemporanee, ma anche postume alla morte del genio fiorentino dell’arte, della tecnica e della scienza, sulla base di sue descrizioni fisiche, riportate da differenti autori e, comunque, concordanti nel mettere in risalto che, Leonardo, fosse uomo di fascino e di bell’aspetto.

Venerdì sera 18 ottobre 2019, il prof. Barbatelli, illustre esperto italiano di Storia dell’Arte, ha trattato questo argomento presso la Biblioteca civica di Alessandria, durante la tappa alessandrina del “road-show” preparativo della mostra dedicata a “Leonardo da Vinci – I volti del genio”, suddivisa in differenti aree tematiche e che si terrà a Torino, a partire dal 7 dicembre 2019 e fino al 31 maggio 2020, presso il Mastio della Cittadella – Museo Storico Nazionale d’Artiglieria.

Il professor Barbatelli, è “scopritore” a Salerno della cosiddetta “Tavola Lucana”. In essa, vi è la raffigurazione di un volto maschile, ruotato di una certa angolazione, sul piano orizzontale, intorno all’asse verticale, che mette in evidenza uno sguardo captante che sembra seguire l’osservatore in tutti i punti dello spazio dove possa spostarsi. Quest’opera era stata considerata, dal suo proprietario, un ritratto di Galileo Galilei.

Tuttavia, è molto somigliante a quella presente agli Uffizi di Firenze, in cui è raffigurato il genio fiorentino. Il ritratto della “Tavola Lucana” è stato realizzato su un supporto ligneo che, in base alle analisi eseguite con il carbonio C14, appartiene sicuramente al periodo rinascimentale in cui è vissuto Leonardo da Vinci. Si arriva alla medesima conclusione anche analizzando la composizione chimica della pittura, risalente, quindi, alla stessa epoca e che, comunque, essendo “tempera grassa”, ottenuta dalla miscelazione, con il tuorlo d’uovo sbattuto, dei pigmenti di colore pestati nel mortaio, dà adito a qualche dubbio, considerato che Leonardo – nonostante ne fosse a conoscenza, in quanto utilizzata presso la bottega fiorentina d’arte del Verrocchio, dov’era stato apprendista per cinque anni – prediligeva dipingere a olio. Inoltre, nel dipinto, è presente la tecnica dello “sfumato” che fu elaborata dall’artista stesso, distaccandosi dalla tradizione rappresentativa pre-rinascimentale e inserita in tutte le sue opere più famose, per dare l’idea della tridimensione. Altra cosa importante da evidenziare, a favore della tesi che questa realizzazione pittorica sia, effettivamente, un ritratto del genio fiorentino è la quasi completa corrispondenza tra le dimensioni degli elementi del volto raffigurati nell’opera in questione e quelle presenti in un’altra opera famosa che ritrae Leonardo di profilo e che fu realizzata a sanguinea dal suo allievo Giovanni Francesco Melzi, In particolare, quest’ultima, sarebbe la più attendibile raffigurazione del suo volto e si impone, dal punto di vista dell’autenticità, anche su quella più nota – realizzata nello stesso modo – presente a Torino e che, nel corso del tempo, è stata considerata come il suo vero ritratto. Essere giunti alle conclusioni suddette, in merito alla “Tavola Lucana” – come ha ben messo in evidenza il professor Barbatelli, nel corso della serata – ha richiesto tempo e coinvolto vari studiosi e centri di ricerca che, secondo la loro competenza, si sono dedicati all’analisi dei materiali per la datazione al carbonio C14, ovvero alla realizzazione in creta del volto raffigurato nell’opera, ovvero alla sua riproduzione al computer con le più avanzate tecniche di modellazione 3D. Proprio quest’ultima, venendo, poi, fatta combaciare con il volto della “Tavola Lucana”, ha contribuito a rafforzare l’ipotesi che esso sia un autoritratto che Leonardo avrebbe realizzato  con un sistema visivo particolare nella cosiddetta “camera degli specchi”, di cui esiste uno schizzo grafico disegnato dal genio fiorentino, ma di cui, comunque, non si ha certezza relativamente al fatto che sia stata mai realizzata.

La-tavola-Lucana-con-il-ritratto-di-Leonardo.

 

 

L’autore di questo articolo è Maurizio Coscia,  scrittore del libro “Il Viaggio di Simone

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