Avanzi: “Ad Alessandria voglio decidere dove mettere i soldi a ragion veduta” e parla di investimenti ‘dinamici’. “Palazzo Borsalino? Tornassimo indietro, direi no grazie”. Intanto a Verbania l’università investe 2,5 milioni di euro

Author: Enrico Sozzetti  https://160caratteri.wordpress.com

Avanzi

Alessandria: Nel giorno della firma che ha sancito la nascita del nuovo hub dell’Università del Piemonte Orientale all’interno di Villa San Remigio (costruita a fine 1800) a Verbania, ad Alessandria il Rettore dell’Ateneo, Gian Carlo Avanzi, non va oltre generiche affermazioni sui futuri investimenti nel capoluogo.

«Voglio decidere dove mettere i soldi a ragion veduta» ha detto senza giri di parole durante la serata organizzata da ‘Cultura e sviluppo’ e intitolata “Riflessioni sulle prospettive del territorio alessandrino”. Dovevano essere riflessioni, quelle di Gianfranco Cuttica di Revigliasco, sindaco di Alessandria, e del Rettore, con l’obiettivo di guardare al futuro. Ma di fronte a un salone non certo pieno, in cui spiccavano gli addetti ai lavori del mondo universitario e quelli della politica, ma i cittadini erano di fatto non pervenuti, se il primo cittadino ha fatto un riassunto diligente di quanto hanno fatto finora l’amministrazione e il tessuto locale, Avanzi ha invece tracciato un quadro critico, ha affermato chiaramente che lui, se ci fosse stato, non avrebbe fatto determinate scelte e ha infine ribadito che se ci saranno investimenti, saranno «dinamici». Un aspetto che non ha chiarito in dettaglio.

Tecnicamente l’investimento ‘dinamico’ avviene in campo finanziario, il chiarimento che era stato sollecitato da alcuni interventi in sala era invece diverso. perché il documento economico – finanziario dell’Università del Piemonte Orientale per il triennio 2019-2021 prevede investimenti per circa cinque milioni e quattrocentomila euro nelle sedi di Alessandria, Vercelli e Novara, ma solo seicentomila ad Alessandria per le nuove aule a Palazzo Borsalino, peraltro ampiamente previste e ripetutamente rinviate a causa dei tempi lunghissimi per il trasferimento a piano terra della Sala campioni dei cappelli Borsalino. «Se ci fossero novità, gli investimenti si possono modificare» ha aggiunto Avanzi. Ma su cosa e per cosa, non lo ha detto, precisando genericamente di avere ricevuto «offerte da privati» per possibili investimenti su immobili. A quale scopo? Per quei servizi agli studenti che a giudizio del Rettore sono così scarsi che mettono, di fatto, Alessandria dietro a Vercelli e Novara. «Qui – ha affermato – ci sono sessanta posti letto, quaranta al Santa Chiara messi a disposizione dalla Diocesi, e venti dell’Edisu. Un po’ pochini per gli studenti di Alessandria». Per non parlare del servizio mensa dai numeri molto bassi. «Ad Alessandria bisogna fare investimenti utili per l’università e la città. L’Ateneo può spendere, ma confinanziando attraverso partnership con privati. L’università – ha sottolineato – è e deve restare pubblica, ma ottenere fondi dall’esterno rende l’ateneo più sano».

E mentre annuncia di volere chiedere al ministero di «sfondare di cinque milioni il tetto massimo di spesa previsto dal Fondo di finanziamento ordinario», Avanzi ripercorre il primo anno da Rettore parlando dell’importanza del Piano strategico di ateneo, della necessità di mettere al centro di tutto lo studente, ma anche di avere trovato, una volta in carica, «sempre qualcuno che vuole vendere qualcosa, ma sono strutture vecchie, vincolate, da ristrutturare». Prima le affermazioni generali, ma poi entra più nel dettaglio dopo che sono arrivate le puntualizzazioni di Cuttica di Revigliasco e alcune domande dal pubblico. Nel mirino ci sono l’ex caserma dei carabinieri di via Cavour (la proprietà e della Provincia) che sorge davanti a Palazzo Borsalino e l’ex ospedale militare. Rispetto alla prima dice che «gli spazi sono sottoposti a valutazione», poi che «non si possono fare interventi sostanziali» perché l’edificio avrebbe eccessivi vincoli. E per spiegarlo parla dell’ex ospedale militare. Nel 2008 era avvenuta la consegna all’allora Facoltà di Giurisprudenza dei locali dell’ex ospedale militare ed erano subito già iniziati i rilievi tecnici necessari per avviare i lavori per la nuova sede. Peccato che fra alcuni problemi strutturali emersi successivamente e i pesanti vincoli imposti dalla Soprintendenza, alla fine non si fece nulla, mentre non sono mancati negli successivi anche dei contenzioni legali con l’amministrazione comunale. «Durante le verifiche abbiamo fatto dei carotaggi, per verificare la staticità, che hanno dato esito negativo» conclude Avanzi. «Le tecniche costruttive e la tecnologia permettono interventi sugli edifici rispetto alla staticità e poi basta variare la destinazione d’uso di alcuni spazi per eseguire ristrutturazioni efficaci» ha replicato il sindaco, ribadendo che c’è l’interesse invece di un investitore milanese per una possibile residenza da realizzare proprio all’ex ospedale militare.

Ed è a questo punto, verso la fine della serata, che Avanzi spiazza la platea con una serie di affermazioni. «Non è vero che non abbiamo investito. La sede del Disit (Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica, ndr) è stata finanziata totalmente da noi, come abbiamo sempre investito su Palazzo Borsalino. Certo, le spese, tra ristrutturazione e vincoli, sono state un bagno di sangue e se tornassimo indietro direi al Comune, no grazie». Quindi, per ribadire che l’Ateneo è attento ad Alessandria cita il corso di medicina, sdoppiato da Novara, e le aule che si stanno creando all’interno della sede del Politecnico, in viale Michel. «Abbiamo chiesto di usare degli spazi in cui c’erano dei laboratori. Anzi, avremmo voluto acquistare proprio l’edificio, ma il Politecnico non lo ha voluto vendere e allora lo hanno affittato. I lavori per la realizzazione delle aule sono in ritardo, intanto stiamo perfezionando la convenzione. E lo ripeto – ha aggiunto – non è vero che le lezioni saranno in teledidattica». Non dice però che il costo della ristrutturazione degli spazi (che peraltro non ospitavano laboratori e sono nell’edificio centrale dove si svolgeva la didattica, ndr) è di un milione di euro che sborsa totalmente il Politecnico.

Infine, la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’Ateneo. Alla precisa domanda che arriva dal pubblico (‘A che punto è la nomina? Chi sono i candidati del territorio?’) Avanzi risponde così: «Me ne guardo bene di parlare del cda. Le regole e il percorso sono previsti dallo statuto, io nomino il rappresentante esterno dei territori. Non si possono fare dibattiti pubblici sulle nomine. Non c’è obbligo di pubblicità e il meccanismo è così complesso che è meglio non venga esposto. Siamo di fronte a una questione delicata, ci sono molte candidature, ci sono alleanze e molte proposte».

Ma la polemica, nemmeno troppo sotterranea, non è mancata proprio quando la discussione ha coinvolto la capacità di investimento del territorio nei confronti dell’università. «A Vercelli – ha detto Leonardo Marchese, direttore del Disit – sono stati investiti da enti e fondazioni fra i sei e sette milioni di euro per il corso di scienze biologiche che Alessandria ha sdoppiato. Non mi ricordo che Alessandria abbia investito un milione per finanziare ricercatori o un corso». E Avanzi: «Vercelli e Alessandria hanno dato molto al Politecnico, ma il Politecnico dalla sera alla mattina se ne è andato». Nel 2009 il Senato accademico del Politecnico di Torino, guidato da Francesco Profumo, aveva deliberato tagli alla didattica e la chiusura di tutte le sedi decentrate, tra queste anche quella di Alessandria che ospitava il corso di laurea in Ingegneria delle materie plastiche. A distanza di dieci anni invece il Politecnico è invece estremamente vivo, anche se la maggioranza degli alessandrini è convinta che dietro alle mura della sede di viale Michel vi siano locali vuoti e abbandonati. Da tempo stanno aumentando progetti di ricerca dal valore di svariati milioni di euro, con significative ricadute anche per il territorio, e proprio Alessandria è stata individuata dal rettore Guido Saracco come il polo principale della ricerca.

Chiudiamo con Verbania. L’accordo che lega Comune di Verbania e Upo prevede «l’uso esclusivo di alcune porzioni della struttura (piano interrato, piano nobile, primo e secondo piano) da parte dell’Ateneo con la formula giuridica del subcomodato – l’edificio continuerà ad essere di proprietà della Regione Piemonte – che avrà una durata trentennale. Le attività dell’Ateneo faranno di Villa San Remigio un luogo sperimentale di dialogo e innovazione in una cornice paesaggistico-ambientale che sarà di stimolo allo sviluppo di partnership e reti con le istituzioni e le forze economiche, culturali e imprenditoriali a livello locale, nazionale e internazionale». Per rendere pienamente operativa Villa San Remigio «saranno necessari – si legge su una nota – interventi di riqualificazione, al primo e al secondo piano, che verranno sostenuti dall’Università del Piemonte Orientale tenendo conto dei vincoli regionali che tutelano gli arredi storici che sono parte integrante della Villa. Saranno a carico dell’Upo anche i costi per la manutenzione dell’edificio negli anni a venire, mentre al Comune spetterà la vigilanza, il mantenimento e il controllo sulle aree esterne». È prevista la realizzazione di una foresteria e di un centro di ricerca sul turismo, mentre gli spazi verranno adeguati anche per ospitare corsi di alta formazione. La cifra che l’Ateneo prevede di spendere si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro.