Momenti di poesia. Surreale, di Giuseppe Pippo Guaragna

Surreale

Surreale

Ecco, s’addensa l’aria,
ciò che resta del giorno,
come in un’equazione,
disvela un’incognita
(come l’unica nota
d’un’antica marimba
percossa a mani alterne).

Incapace d’esser sera
s’avvolge in spire,
resta crepuscolo,
e mi rifiuta al buio
(è livida la luce,
spenti i toni trionfali
del tramonto).

Ma io lo cerco il buio,
e il buio mi cerca,
perché del buio sono
un figlio prediletto
(e, come padre amoroso
avvolge nelle spire,
sorridendo mi accoglie).

Spente le luci,
s’ammanta di tenebre
e si consuma,
quel che resta del sogno
(correvano gerbilli
sugli orologi molli
in sarabande folli).

Tra le crepe del muro,
zampettano ragni albini
e scolopendre cieche,
cercano vie d’uscita
(miele di tiglio
mi scorre sulla pelle
e l’indaco m’avvolge).

All’improvviso,
come in un tesseratto,
m’avvolgo, striscio,
mi ribalto e rimbalzo
(in una sinestesia
di sensi conflittuali
ridefinisco l’es).

Scorre lenta la notte
e mi perdo, e risorgo
in una epifania
d’insánia e corruzione
(verrà la parusia,
come ladro di notte,
a scuotere il giaciglio)

Passano le ore,
e si rischiara il buio,
e lentamente torno
alla coscienza
(Dio quante lotte
per definirmi astratto
in modo surreale).

GPG