Momenti di poesia. Nero petrolio, di Stefania Pellegrini

“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, cacciato l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno che non si può mangiare il denaro.”
(Detto dei Nativi Americani)

Nero petrolio la spiaggia

il mare,

nero petrolio è il suo pane.

Sta sull’isolotto ignaro

il cormorano ad asciugare

caliginose, vischiose piume

nero petrolio.

Ancora non sa 

che per l’incuria dell’uomo

non potrà più volare.


Stefania Pellegrini ©

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(da Legambiente)
Lo sfruttamento disordinato del territorio, e soprattutto delle sponde, di laghi, fiumi e coste, sta mettendo negli ultimi decenni a dura prova gli habitat acquatici italiani.
Lo stato di salute dei fiumi italiani è in molti casi critico: un campione su cinque ha una qualità scarsa o pessima.
Non di meno sono coinvolti un quarto delle acque sotterranee, e i laghi. La causa principale è dovuta all’eccessivo uso di fertilizzanti che fa crescere in modo abnorme la flora acquatica, stravolgendo l’equilibrio naturale degli specchi d’acqua.
Quanto ai mari, oltre alle sostanze portate dai fiumi, l’inquinamento, come sappiamo, è dovuto prevalentemente al petrolio e ai suoi derivati, che in grandi quantità viaggiano per nave. Le cause sono gli incidenti, gli scarichi, le pulizie di cisterne in mare aperto.

Nel Mare nostrum è presente la quantità di catrame pelagico in media più alta del mondo, dieci volte quella dei mari del Giappone, 50 volte quella Golfo del Messico.
Gli ultimi dati di Legambiente ci dicono che nel 2017 crescono dell’8,5% i reati ai danni del mare: oltre 46 al giorno per mala depurazione e scarichi inquinanti.