Tramvai

GIANNI  RODARI, Che barba essere un tramvai, recensione di Elvio Bombonato

Voi non ci pensate,
nessuno ci pensa mai:
che barba essere un tramvai…
Da un capolinea
all’altro capolinea
fare sempre la stessa linea…
Sei nato Ventuno?
Campassi cent’anni
non diventerai mai
un Ventidue.
Sei nato Circolare?
Circola, amico,
sempre in tondo,
da piazza Mustafà
a piazza della Libertà.
Ma quale libertà?
Faccio sempre la stessa strada
senza consumarla.
Sono io che mi consumo
tristemente
scioccamente
scampanellando,
portando sempre la stessa gente
allo stesso posto…
E loro lo sanno
che mi potevo stufare,
scappare nei Mari del Sud…
…a sud di tutti i mari…
perciò mi hanno fatto i binari.
Ma in attesa che l’invenzione
ottenga il brevetto di Stato,
ti conviene studiare
come s’è sempre studiato.

GIANNI  RODARI

Una filastrocca surreale degna del miglior Rodari. E’ un monologo – sfogo del tramvai, che funziona così:  Rodari prende oggetti concreti e quotidiani, e li inserisce in un vorticoso crescendo.  Tramvai capolinea linea 21  22 circolare piazza Mustafà  piazza Libertà strada scampanellando gente binari brevetto. I quali generano: la noia, l’impossibilità di fare carriera, il girare sempre in tondo, il consumarsi nella ripetitività  subita, il desiderio di evasione.  Finale: il monito, rivolto ai bambini, di studiare.  Numerose rime, sia baciate sia a distanza sia identiche; puntini di sospensione; riprese lessicali; l’avverbio ‘sempre’ iterato.