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Auguri di Natale con le parole di due amici indimenticabili, di Agostino Pietrasanta

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Posso soddisfare la mia proverbiale accidia senza omettere auguri di buon Natale ai miei affezionati e sempre attenti lettori; ricorro infatti non ai miei banali pensieri, ma alle provocazione di un Evangelo radicale, proposte da don Walter Fiocchi e da don Gian Piero Armano, entrambi ritornati al Padre della loro e della mia ben più povera Fede.

Don Walter, nel Natale del 2001, un tempo ormai dimenticato anche dalla nostra Chiesa locale, esprimeva il suo desiderio di trovarsi a Betlemme. In terra santa ci andava ogni anno, anche un paio di volte, ma la sua nostalgia di Betlemme si esprimeva in modo che non esiterei a definire struggente. Nella sua parola la città del Natale di Gesù diventava un emblema stampato nel cuore di ogni lettore capace di cogliere significati e provocazioni spirituali perché forse, diceva Walter Fiocchi non si hanno più condizioni e possibilità di entrare nella capanna del Bambino. La soglia della Basilica della Natività è troppo bassa, per attraversarla, “…dovremmo piegarci troppo, ingombre sono le nostre braccia di pacchi, pacchetti e orpelli inutili, non riusciremmo a entrare a cavallo della nostra superbia, anche culturale, con l’armatura fatta di quelle mille cose a cui non possiamo rinunciare”.  Parole che si stampano nel cuore, cui fa seguito l’invito a scoprire Cristo che nasce tra gli ultimi della nostra gente, di un Cristo che ama le nostre povertà e , aggiungerei, che accetta le nostre esperienze di sofferenza, anche quando a farci soffrire è il nostro mondo più caro o, addirittura, la nostra Chiesa alla quale ci unisce una Fede fragile, messa alla prova da un’esistenza che inesorabilmente si fa breve e precaria. Auguri di tanta attenzione a queste provocazioni natalizie e di tanta coerenza: auguri di buon Natale.

Don Gian Piero, in tempi assai più vicini, in un’omelia del Natale del 2015, commentando la pagina di Luca proposta nella Messa di mezzanotte, scava con la brusca annotazione a lui sempre usuale, nella vicenda “storica” di Gesù: come dire, nella concretezza dell’Evangelo. Siamo al tempo, siamo all’ora non più della ricerca di Dio, sempre rispettabile, perché è venuta la notte in cui Dio si fa presente nella vita degli uomini. Dio, con la nascita di Gesù, non è più lo stesso e l’uomo neanche. “E’ cambiato completamente il rapporto tra Dio e le persone e tra costoro e il loro Signore. Con Gesù, Dio non è più da cercare, ma da accogliere; l’uomo non deve più salire per incontrare Dio, ma scendere verso le altre persone, perché in Gesù Dio si è fatto uomo, profondamente uomo e non chiede di essere servito, ma Lui si è messo a servire ogni persona”. Come dire che l’incontro avviene qui perché nella storia con Gesù il mondo si fa l’”alto dei cieli”. Anche il canto dell’annuncio, anche la notizia della grande gioia, trova la sua espressione tra tutti negli uomini o, come dice Francesco, nelle periferie del mondo.

Buon Natale, lettori carissimi.