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Non avere paura di cadere, di Mauro Magatti
https://www.librimondadori.it«Memori delle tirannie che l’avevano mortificata, nella seconda metà del Novecento abbiamo amato il carattere esaltante della libertà come liberazione da ogni catena. Ma ora che finalmente abbiamo raggiunto tale condizione, nuove ombre si allungano attorno e dentro di noi.» A cinquant’anni dalla «primavera in cui le strade e le piazze del nostro paese risuonarono del vibrante grido di libertà», quel concetto delicato e prezioso, coltivato dalla generazione dei baby boomer, è a rischio di collasso. La sempre maggiore richiesta di sicurezza, la ricerca di qualcuno o qualcosa in grado di restituire un po’ di ordine rischiano oggi più che mai di farci sacrificare la tanto agognata libertà e di indebolire le basi di solidarietà, tolleranza e fratellanza su cui la nostra società si fonda.
Avremmo bisogno, sostiene Mauro Magatti, di una libertà che sappia essere responsabile, una libertà capace di indignazione, dedizione, affezione, in grado di non rinchiudersi nella consolazione di un godimento solipsistico ma di creare nuovi legami, una libertà che sappia ricostituire luoghi e processi di produzione di senso collettivo. E poiché la libertà va allenata, individualmente e collettivamente, ecco allora cinque «movimenti» che, come una ginnastica, possono aiutarci a sbloccare ciò che si sta intorpidendo. Primo: dire no, opporsi, resistere, dissentire. Secondo: coltivare lo spirito di iniziativa. Terzo: farsi ingaggiare, senza farsi imprigionare. Quarto: lasciare andare. Quinto: far circolare la libertà.
Perché la libertà è una sfida, eccitante, complessa, quotidiana, che non riguarda mai solo l’individuo, ma ogni relazione che prende forma negli ordini sociali, culturali e politici. È un delicato equilibrio che, come acrobati su un filo sottile, possiamo raggiungere solo mettendo da parte la paura di cadere.
«Non avere paura di cadere quindi, non perché si possa riuscire a non cadere mai, ma perché la caduta è parte integrante dell’esercizio della libertà, meraviglioso e sempre imperfetto, che richiede allo stesso tempo coraggio e accortezza, solitudine e, insieme, solidarietà.»

Recensioni
“A differenza di altri saggi, Magatti non si limita ad additare il male, ha il coraggio di indicare anche possibili rimedi riassumendoli in “cinque movimenti”. Uno di questi — ed è la ragione per la quale ne parlo in una rubrica dedicata alla scuola — è proprio la circolazione, la trasmissione della cultura, giustamente posta come premessa di ogni libertà.”
Corrado Augias, la Repubblica,
“E lo ribadisce Magatti; essere liberi richiede un continuo esercizio vitale: la libertà va allenata, individualmente e collettivamente. E siccome a dire cosa non va siamo tutti capaci mentre a dire cosa fare un po’ meno, l’a u t o re propone concretamente cinque strade, cinque «movimenti» per scuotersi da una impasse mortifera. Il primo è l’esercizio della dissidenza. Perché, tutti impegnati a costruire la nostra sfera privata, in realtà siamo continuamente invasi da ciò che non vorremmo: il culto dell’io si impianta su una soggettività debole e «in un ambiente mediatizzato dove il vero e il falso sono sempre meno distinguibili» mentre «nel circuito viene immessa sempre più dopamina (eccitante) e sempre meno serotonina (benessere)». Invece esistere, scrive Magatti, «è resistere, prendere distanze, restare dissidenti».”
Marco Bellizzi, Osservatore romano,

Mauro Magatti
Mauro Magatti è sociologo ed economista. È stato preside della facoltà di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna Sociologia e Analisi e istituzioni del capitalismo contemporaneo. Editorialista del «Corriere della Sera» e di «Avvenire», ha pubblicato numerose monografie e saggi su riviste italiane e straniere.

Intervista all’autore
«L’Ulisse contemporaneo – commenta Magatti – è affascinato e attratto dal gusto per la scoperta, la sperimentazione, la trasgressione. Solo aprendosi a nuove esperienze è infatti possibile dare forma al proprio potenziale, sfuggendo all’insignificanza a cui la vita sembra destinata. Siamo liberi di scegliere, di muoverci, di fare. Nel rispetto, però, di una clausola fondamentale: dobbiamo performare, essere sempre all’altezza».
(Mauro Magatti su L’Eco di Bergamo)