Fra San Silvestro e Capodanno si festeggia la partenza del nuovo anno, per il 2020 riti propiziatori e tradizioni

Si chiamavano strenae i doni che gli antichi romani usavano scambiarsi all’inizio dell’anno, inizio indicato da Giulio Cesare nel primo di gennaio in quel calendario che è ancora la base del nostro. E ancora oggi fra l’ultimo giorno dell’anno e il Capodanno ci si scambiano auguri e si fanno riti propiziatori anche se non si donano più fichi accompagnati da ramoscelli d’alloro come le strenne, dal bosco della divinità Strenia.

Nel mondo occidentale il giorno festivo è il 1 gennaio, ma la festa e la mangiata si fanno la sera precedente, quella di San Silvestro, il 31 dicembre, la vigilia in cui si fa il veglione, cioè si sta svegli fino a mezzanotte, al giorno e all’anno nuovo.

Tutto accade nella notte fra l’ultimo giorno di un anno, in questo caso del 2019, e il primo del successivo, il 2020. Dalla notte dei tempi è momento di espiazione, di chiusura di un ciclo e dell’inizio di un altro. Non sempre però fine e inizio hanno coinciso nella storia con dicembre e gennaio.

LA NOTTE PRECEDENTE
Leopardianamente la festa è una, ma il giorno migliore è quello che la precede, la vigilia. Accade così l’ultimo e il primo dell’anno. Si festeggia il 31, la sera, che non è giornata festiva, per entrare in quella che è la festa vera, il primo dell’anno. È la sera di San Silvestro.

SAN SILVESTRO
San Silvestro è il santo che la Chiesa festeggia il 31 dicembre. Il cenone prende il nome da lui, ma la sua storia non è legata a riti della fine dell’anno. Silvestro I papa e santo è vissuto nel 300 con Costantino imperatore che pare abbia fatto molto più del pontefice per la chiesa. La sua gloria viene tutta dalla posizione nel calendario.

CAPODANNO
Lo dice il nome: Capodanno è il Capo dell’Anno, l’inizio dell’anno. È il primo giorno dell’anno. Per quella parte di mondo che segue il calendario gregoriano Capodanno è il primo giorno di gennaio. Per chi segue invece ancora il calendario giuliano, per esempio le chiese ortodosse, la data è quella del 14 gennaio, ma vale solo per questioni religiose.

È stato Giulio Cesare, introducendo il calendario, nel 46 a.C., a fissare la data al primo giorno di gennaio. Prima era stato fatto iniziare l’anno il primo di marzo. Pare ci fosse anche una necessità più antica nella scelta della data. Si doveva dare in fretta incarico al console Quinto Fulvio Nobiliore, già eletto a dicembre, per mandarlo a sedare una rivolta in Spagna nel 153 a.C.. La sua nomina arrivò dunque in antico di tre mesi e mezzo rispetto all’abituale 15 marzo. La festa romana corrispondente è quella del dio Giano, bifronte, guarda un anno e l’altro. Dal suo nome viene quello del mese di gennaio.

LE ALTRE DATE
L’adozione del 1 gennaio come obbligatorio primo giorno dell’anno è del 1691 con papa Innocenzo XII che stabilì in questo giorno la festa della circoncisione di Gesù. Prima ognuno aveva fatto un po’ a modo suo. In Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo, in Spagna si cambiava l’anno al 25 dicembre. La Francia sceglieva la domenica di Resurrezione, Venezia andava con il primo di marzo e la Sardegna con il primo di settembre.

In seguito ci sono almeno un paio di tentativi, naufragati, di cambio di data. Il calendario repubblicano francese nato con la Rivoluzione faceva partire l’anno il 21 settembre. L’era fascista in Italia aveva una numerazione parallela con l’inizio d’anno al 28 ottobre, la data della Marcia su Roma.

Il capodanno cinese cambia tutti gli anni, il prossimo vede l’arrivo dell’anno del topo, e non è l’unico diverso dal nostro nel mondo.

I RITI CONTRO IL MALE
Ci sono riti per scacciare il maligno in tutte le fine d’anno. Bruciano il vecchio (anno) in forma di fantoccio molte città italiane e anche tante popolazioni straniere. C’è chi spara colpi in aria e chi getta pezzi di legno ardente, oltre a buttare i piatti rotti dalle finestre.

Tornando a Roma antica, ricorda l’enciclopedia Treccani, c’era l’espulsione dalla città di Mamurio Veturio, un vecchio rivestito di pelli che rappresentava Marte, cioè l’anno vecchio, il 14 marzo. Gettare oggetti vecchi dalle finestre ha lo stesso significato.

RITI DI BUON AUGURIO
Ovvio partire dai proverbi per i riti di buon augurio: «Anno nuovo, vita nuova», «Buona fine e miglior principio». Poi ci sono i riti. Nel Laos si prega per la fertilità della terra, gettando in apposite buche l’acqua per provocare la pioggia. In Estonia si distribuisce alla servitù e al bestiame una focaccia in forma di verro, il maiale da riproduzione, come mezzo di fecondazione. In Belgio si fanno gli auguri di buon anno agli alberi e al bestiame. In Scozia si cammina in processione, da est a ovest come il sole, dietro un uomo coperto da una pelle di bue. In Irlanda, come si faceva con il fuoco di Vesta nell’antica Roma, si accende il nuovo fuoco dal quale poi si accendono tutti gli altri.

Mai mancano casa e tavola: dal bacio sotto il vischio a cotechino e lenticchie in tavola perché ogni società che si rispetti almeno un rito culinario lo mette in campo per iniziare al meglio il nuovo anno. Ovviamente con un brindisi a mezzanotte.

Oggi c’è l’oroscopo per l’anno nuovo. Nell’antica Babilonia la festa del nuovo anno, Zagmuk, vedeva il dio Marduk fissare il destino annuale della città. Più vicino e rurale il rito di gettare oggetti come fagioli e grano e stabilire dalla loro caduta quali sono gli auspici per l’anno nuovo. La vera novità è poi sempre quella cantata da Lucio Dalla, che tra un anno anche quest’anno nuovo passerà.

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