Quando la temperatura cresce , e la sete si comincia a farsi sentire se vi trovate  a Roma avete due possibilità o comprate una bottiglia d’acqua in un qualsiasi esercizio , oppure se siete romani vi cercate la fontanella più vicina che oltre a darvi una acqua fresca e dissetante è pure gratis . Il “ nasone, “ come viene chiamata dialettalmente la tipica fontanella pubblica che si vede a Roma e in molti comuni laziali, è un immagine onnipresente nella capitale con la sua forma familiarmente rotonda. Si stima che ve né siano oltre 2000 in tutta la città , e limitrofe, e fino a circa 10 anni fa erano 2500, infatti numerose  sono state chiuse , o per opera dei vandali, danneggiate parzialmente mal funzionati , e non più in grado di dissetare i passanti , ma moltissime restano come un immagine tipica del contesto capitolino , oggetti umili , amati per la utilissima funzione , a cui certamente i romani sono molto affezionati .La storia dei “ nasoni “ come sono chiamati per l’inconfondibile forma curva del cannello, che costantemente getta acqua su un basamento di granito o marmo, in una vasca ellissoidale, con un foro per il deflusso della stessa forma ricorda l’aspetto di un naso adunco. Nel 1874 quando, per iniziativa  del ’assessore Rainaldi sotto la giunta del primo sindaco della Roma monarchica dei Savoia Luigi Pianciani, si realizzarono un serie di fontanelle pubbliche ( oggi ne restano circa 280 nel centro storico ) alte 120 cm e pesanti 100kg le prime si differenziavano per lo sbocco del prezioso liquido, costituito da tre decorazioni  a forma di drago, da cui si prolungavano delle brevi cannelle , nella parte alta, che poi riversavano su una grata a livello stradale. Presto questa soluzione, rivelatasi poco pratica, oltre a essere poco igienica  infradiciava, spesso, i piedi del bevitore, così venne sostituita dalla famosissima forma curva che spunta a metà del corpo, con il tipico forellino a metà, che permette, chiudendo la fine del bocchetto, di bere dallo zampillo che fuoriesce facilmente. Il disegno rimase invariato, con il cappello superiore a motivi di foglia d’acanto realizzate in fusione di lega ferro-carbonica, ovvero ghisa cilindrica alta 110 cm. Ne esistono diverse varianti per il basamento ,la forma del cannello , e la presenza di interruttori, o pulsanti, per regolare il flusso d’acqua.  Esiste anche una versione, molto rara, con due rubinetti uno per gli umani, più in alto, e un’altra in basso, lievemente disassato di lato, che sgorga su un piattello per dissetare i cani . Molte, hanno, al posto del cannello, un rubinetto dotato di pulsante. Spesso sono avvenute modifiche artigianali, tanto che le foggie  non si contano.  Ai primi anni ottanta comparve una variante , realizzata per contenere lo spreco d’acqua. L’Acea, che gestisce questi impianti, modificò molti “ nasoni “ dotandoli più spesso di una manopola in ghisa, o ottone, o più raramente un pulsante in ottone ,per ridurre drasticamente il consumo d’acqua , ma questo cambiamento, a quanto pare era inaffidabile e tendeva a guastarsi. Infine ritornarono al  tipico flusso continuo, che vediamo nella gran parte delle fontanelle.  Per inciso, qualcuno coniò ironicamente un soprannome per queste ultime, chiamandole “ er rubinetto maledetto “ oppure più brevemente “ er sola “ riferendosi allo spiacevole evento di doversi andare a cercare un altro “nasone” perché quello era rotto. Fu necessario anche ripristinare  una delle funzioni di queste fontanelle , e cioè  regolare la pressione delle condutture principali,  poste a determinate distanze, evitando che  sbalzi di pressione potessero danneggiare le tubazioni più grandi. Ma la versione più diversa era quella chiamata “ della lupa imperiale “ istallata negli anni 20 e 30, durante il periodo fascista. Costruita in travertino, al posto della ghisa, da essa l’acqua fuoriesciva da una testa di lupa in ottone. Ne rimangono in funzione una sessantina localizzate più  che altro nel foro italico e in alcuni parchi .
 Al centro storico ne rimangono alcune delle più antiche. Una di queste, forse la più  vecchia  con la testa di drago è quella che sta vicino alla fontana della rotonda , mentre alcune simili sono in via San Teodoro.Via delle Tre cannelle prende nome proprio per la presenza sulla via di una di queste a tre bocche . Recentemente la ditta Carnevali, l’unica rimasta, a realizzare queste fontane ha lamentato difficoltà di gestione, per i ritardi enormi con cui il comune di Roma salda i pagamenti. Comprendendo le difficolta di amministrare una città enorme come Roma, ci auguriamo che questo simbolo  della capitale non venga sacrificato , come è successo con i sampietrini importati dalla Cina , certo meno costosi, ma fragili, e che durano la metà di  quelli nostrani, sperando che ci venga risparmiato almeno questo abominio.(web)