Prima di una chiusura per lavori, non più procrastinabile, che terrà la struttura chiusa al pubblico per circa due anni, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara offre una mostra davvero imperdibile, soprattutto per gli amanti dei cosiddetti “Italiani a Parigi”, cioè di quel gruppo di artisti che raggiunse la capitale francese nel periodo del massimo fervore artistico europeo , seguendo l’onda innovatrice portata dall’impressionismo e dalla diverse correnti pittoriche che da esso si sono generate.

De Nittis e la rivoluzione dello sguardo, visitabile fino al 13 aprile 2020, è ben più di una semplice retrospettiva dedicata all’artista barlettano. Le curatrici Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi ed Hélène Pinet, hanno infatti voluto impostare il percorso della mostra proprio sulla ‘rivoluzione dello sguardo’, accostando i capolavori del pittore barlettano agli scatti di grandi fotografi dell’epoca, fino ad alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière. 

Il percorso della mostra è quasi un itinerario: si parte da Barletta, città natale di Giuseppe De Nittis e, valicando gli Appennini, come mostrato dalla prima tela “La traversata degli Appennini – Ricordo” del 1867, inizia un viaggio che porterà verso Parigi e Londra. Un viaggio che porterà l’artista anche verso la notorietà e la fortuna economica nella Parigi di fine ottocento.

Il visitatore si addentra così in un percorso avvincente costituito da circa centosessanta opere, tra quadri e fotografie, provenienti, oltre che dalla Pinacoteca Civica di Barletta, anche da importanti collezioni pubbliche e private di tutta Europa. E, sala dopo sala, scopre come De Nittis abbia contribuito in modo determinante all’avvento della modernità nell’arte, arricchendo con talento e genialità il confronto che stava nascendo tra la pittura e la fotografia e cogliendo gli spunti più innovativi dell’arte giapponese.

Le dodici sezioni della mostra offrono una panoramica completa dell’opera dell’artista: si va dai piccoli quadri che documentano l’eruzione del Vesuvio, agli scorci della nuova Parigi in costruzione, dai paesaggi della campagna francese ai soggetti londinesi in cui De Nittis rappresenta in modo sublime la consistenza della nebbia.

Ma ciò che seduce di più sono le tele con figure umane. Dai ritratti delle dame della ricca borghesia parigina, fino ai ritratti della moglie Leontine, modella prediletta di De Nittis. E ancora le dame che seguono le corse agli ippodromi e quelle, altrettanto eleganti, che pattinano sulle strade di una Parigi innevata. Opere come “Flirtation, Hyde Park” del 1874, oppure “Alle corse di Auteuil – Sulla seggiola” di quasi dieci anni più tardi, raccontano di un De Nittis attento alla moda, incline ad assecondare i gusti del mercato, ma in grado di portare una visione innovativa, data, ad esempio, dagli insoliti tagli prospettici utilizzati.

Altrettanto innovativa l’idea di ritrarre angoli di Parigi e Londra dal finestrino di una carrozza, divenuta l’atelier privilegiato dell’artista. Così il punto di vista più elevato e il finestrino a circoscrivere la veduta permettono all’artista di ottenere quasi un effetto fotografico, combinando verismo e impressionismo in maniera sublime.

Le sale conclusive della mostra ci presentano alcuni famosi capolavori di De Nittis: “Il salotto della principessa Mathilde” del 1883 ci conferma come il barlettano fosse ormai a tutti gli effetti considerato un parigino, ben inserito tra la borghesia locale tanto da essere ospitato nei salotti bene della capitale; “Le corse a Longchamps” del 1883, di cui in mostra è presentato un suggestivo studio, che rimanda al tema delle corse, tanto caro anche all’amico Degas; “Colazione in giardino” del 1883, in cui la quiete del riposo della famiglia De Nittis nella residenza fuori Parigi sembra essere avvolta da un ombra di tristezza, rappresentata dalla sedia vuota in primo piano, quella dell’artista che si è allontanato per trovare il miglior punto di vista: una sedia vuota che è quasi un presagio dell’immatura scomparsa di De Nittis che sarebbe avvenuta pochi mesi dopo.