Il fatto è che non c’è – ancora oggi, dopo millenni – un sapere condiviso: questo la dice lunga. Smentisce anche il giusto e lo sbagliato, buona educazione a parte.
Con l’educazione c’è il rispetto – tanto degli esseri viventi quanto di regolamenti comuni – che resta un fondamento necessario per l’intera comunità.
Io mi distacco orgogliosamente da chi espone le proprie conoscenze col baluardo del vanto.
Credo – ahimè sono ferma e decisa – abbiano dato valore solo al sapere accademico (che è gran cosa) a scapito dello spessore umano.
Il privilegio è nell’anima di ognuno di noi, che andrebbe coltivata con una grande cura, perché – alla fine di tutto – il prendere con sé (comprendere), il capire, il condividere, l’intelligenza e le facoltà umane non si studiano, né si studieranno mai.
Sono doti innate, sfaccettature che compongono e delineano la reale forma del nostro essere individui.
Coloro cui piace piacere, ho visto bene, sono coloro che non si piacciono da soli, sono figure languide com’è languido un circo prima o dopo ogni spettacolo. Così avrebbe detto Ungaretti.
L’ha ripubblicato su lementelettriche.
Bellissimo ragionamento sulla inconsistente vanità dell’immagine complimenti!
Grazie infinite @marcocostarelli