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Scrivo per prendermi gioco di una realtà che mi va stretta. Me ne faccio beffa così.
Scrivo perché le parole evocano emozioni e sensazioni. Quelle con cui mi rendo piacevole la vita.

Allo stesso modo, io, mi faccio beffa della routine e del quotidiano leggendo: suppongo non siano scindibili – almeno non per chi ama la parola – la lettura e la scrittura.
L’ostentazione è stupida e non m’appartiene, tuttavia con la faccenda dei social, non sono esentata da giudizi – tanto gentilmente quanto inutilmente – elargiti dal Torquemada di turno.
Oggi confesso alcune cose per le quali mi indispongo sempre un po’, cose che mi suscitano amarezza.
– L’ostentazione.
– La superficialità.
– Lo sparlare alle spalle di chi non si conosce, specie se con terzi.
– La mancanza di cultura, di argomenti e di spessore.
(Alcuni meriterebbero un account senza alcun JPG, dove poter solo scrivere – rigorosamente con parole proprie – così da raccontare, volendo, le loro cose ma privo delle opzioni “condividi” e “segnala”. Bisogna dirlo, chi posta solo per farsi notare suppone che, anche gli altri, facciano la stessa cosa e si permette aspre critiche.)
Non sono certo su blog da oltre quindici anni per dire cosa possiedo e cosa no: ho cominciato a scrivere in rete prima che i provider fossero free, arrivavano bollette telefoniche simili a quelle d’un centralino aziendale, eppure quella meraviglia di mio padre mi ha permesso il mondo.
Ecco, godiate: sappiatelo.
Non ho studiato informatica ma ho lavorato gestendo la comunicazione in rete per molti anni: diverte, no?
Mi sono letta alcuni insulti – sì, diretti a me e pubblicati su Facebook – scritti da una “signora” che non avevo mai visto né conosciuto in vita mia. Una “gran signora”, che però deve avere qualche incomprensione con il buonsenso e con le incidentali (per capirci) la quale mi ha informata asserendo “Secondo me, tu non sei veramente quella che vuoi sembrare, sei una morta di fame, non hai una lira e neanche sei colta come cerchi di mostrare agli altri. Però non mi freghi: io l’ho capito.”
(Mi perdoni ma ho tentato di correggere la forma.)
Non menziono il nome del suo account, per educazione, solo abbiamo un contatto in comune e – la cosa – mi apre diverse ipotesi.
Non sono avvezza a fare processi alle intenzioni e non mi esprimo se non ho prove. Mai. Riguardo la sua abilità nello sport bieco di sparlare alle spalle sì, ho avuto diverse prove.
Di chi si sia vigliaccamente nascosto dietro la delazione anonima per la volta ennesima, al contrario, non ho ancora prove. Le avrò.
Sparlare e omettere, non fiatando riguardo le piccolezze e le brutture della propria vita, restano cose che non mi riguardano: le capacità intellettive del mio cane, da sole, valgono molto più di certi comportamenti. Per farmi capire da tutti.

Siamo gentili – e non sono Mariangela Gualtieri – teniamo per noi le cose che nessuno ci ha domandato e, se proprio abbiamo del tempo da investire, facciamoci un corso di scrittura creativa, impariamo a parlare e chiediamo ciò che vogliamo al diretto interessato. Non coinvolgiamo terzi creando disaccordi.

Il coraggio delle idee non è di tutti, concordo, ma inutile passare per coloro che posseggono il dono della sintesi coi post venefici condivisi da certe pagine. Trovo sia troppo semplice, almeno per me.

Quanto alla delazione anonima c’è da vergognarsi veramente tanto.

Proseguo, così come sono io, senza rendere pubbliche le faccende che – per me – contano di più, né il mio privato.
Non mi sono mai screditata da sola e neppure ho mai denigrato terzi, specie coi post di un social. Naturalmente eviterò di farmi ulteriori domande.
Come mai?
Anche di chi omette la propria responsabilità mi faccio beffa così.

Ecco come mai.

 

@lementelettriche