d07357e07da7c10659a0cd38d9329307
[ Rodney Smith Photography ]

“Il caso non esiste, e ciò che sembra casuale scaturisce dalle fonti più profonde.”

(Friedrich Schiller)

A chi non è mai successo di imbattersi in una coincidenza, tanto improbabile da sembrare addirittura ai limiti del possibile, come se fra persone – avvenimenti – tempi ci fosse un reticolato invisibile?

Magari c’è un dubbio che diventa quasi ossessione e, d’un tratto, un flash: la mente si focalizza su quello che non avremmo immaginato mai, neppure leggendo la trama di un libro.

Capita di incrociare persone in modo totalmente inaspettato, è del tutto oltre ogni previsione, non lo avremmo nemmeno voluto (in alcuni casi) ma – sta di fatto – accade.

Cominciamo con il dire che non c’entra la casualità.
Stiamo parlando di sincronicità, uno degli aspetti più misteriosi e, allo stesso tempo, sorprendenti che si possano verificare.

Carl Gustav Jung ha coniato la parola sincronicità facendo riferimento all’avvenire, in maniera simultanea e sovrapposta, di più eventi con lo stesso filo conduttore. Qualcosa che coinvolge più persone nello stesso frangente, senza che queste possano sospettare minimamente nulla. Almeno per un dato periodo.

Jung ha stabilito la più alta ed intima connessione fra l’uomo e l’ambiente ad esso circostante, un legame talmente forte da attrarre e creare circostanze sovrapponibili, perfettamente coincidenti. Quasi a dire che siamo noi ad attirare un certo accadimento o – almeno – siamo noi che ne determiniamo l’andamento, con la nostra reazione. 

L’idea c’è, resta nella mente umana ma è latente fino a quando si palesa – come una sorpresa che si svela – in un momento non programmato.
Ci lascia di stucco perché si presenta nella nostra esistenza così, quasi venendo dal nulla, eppure riesce a cambiarci la vita, ce la stravolge, ci condiziona, tanto da influire fortemente sui nostri modi di pensare e sulle nostre vicende personali.

Proprio per questa ragione dobbiamo essere recettivi, guardare bene attorno a noi e
prestare la massima attenzione al mondo.

Quando si spalanca la voragine di certe sincronicità possiamo rimanere del tutto inebetiti, specialmente se si verifica un fattore che ci costa sofferenza. Ce la prendiamo con noi stessi, con gli altri, tendiamo a colpevolizzarli, a proiettare su di loro le responsabilità più disparate ma sbagliamo.

Nulla succede per puro caso e – spesso – sono gli eventi a farsi beffa di noi: essi non hanno sentimenti, soltanto accadono.
Noi umani, invece, proviamo gioia, rabbia, dolore e molto di più. Se siamo andati a cozzare con una situazione che ci fa male, la ragione è dentro di noi. La contemporaneità – dunque la sincronicità – ci sta dicendo soltanto che è il momento di fermarsi, di fare un bel respiro, di cominciare a metterci nei panni dell’altro e di indossare meglio i nostri. Senza rancori inutili.

La mente accetta ciò che è già in noi stessi solo quando è arrivato il momento giusto: quando – cioè – siamo pronti a comprendere. L’introspezione è la soluzione perché, se abbiamo scoperto una data cosa in un dato momento, quello e solo quello è il nostro momento per osservarci, osservare e risolvere.

@lementelettriche