RECENSIONE “Il figlio dell’italiano” di Rafel Nadal

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17 Mar 2020

TITOLO: Il figlio dell’italiano
TITOLO ORIGINALE: El fil de l’Italia
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Rafel Nadal
DATA D’USCITA: 12 Marzo 2020
EDITORE: DeA Planeta
GENERE: narrativa contemporanea
AMBIENTAZIONE: Spagna – Italia
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Mateu, uomo alla scoperta delle radici familiari.

TRAMA
Tutti evitano la casa di Mateu della Mina, la più misera del paesino catalano di Caldes de Malavella. E anche Mateu, se potesse, farebbe lo stesso. Figlio di un boscaiolo e di una lavandaia, è tutto il contrario della sua numerosa famiglia: laddove genitori e fratelli sono irruenti e litigiosi, lui è introverso e riflessivo, e alla loro scarsa voglia di lavorare opponeun’indole seria, rispettosa e determinata. Mateu, si mormora in paese, è “il figlio dell’italiano”, un soldato sopravvissuto al naufragio della corazzata Roma, bombardata dai nazistidopo l’armistizio del 1943. Del forestiero siricordano solo i modi gentili, il bell’aspetto e le canzoni napoletane che amava fischiettare. È alla morte della madre, a sessant’anni quasi compiuti, che Mateu decide di chiarire il mistero delle proprie origini: intraprende così un viaggio attraverso Spagna e Italia, alla scoperta di un amore proibito e di ricordi a lungo rimossi. A tornare alla luce saranno, oltre alla sua, le storie delle centinaia di marinai italiani scampati al bombardamento della Roma e delle famiglie catalane che offrirono loro rifugio. Le vicende di Ciro, Santo, Ovilio, Gavino e del Poeta si intrecciano così a quelle di Joana che amava i fiori, di Pere di casa Rabassa, padre fuggitivo della piccola Carme, di Quimeta di Vidreres, la “fidanzata catalana”, e di Manela dell’Ideal, indomita figura di vedova capace di ribellarsi alla violenza della Storia. Nel ricostruire un episodio – poco noto ma dall’alto valore simbolico – della Seconda guerra mondiale, Rafel Nadal compone un romanzo corale che intreccia ricostruzione biografica e invenzione romanzesca in un affresco epico e intimo allo stesso tempo.
RECENSIONE
Il figlio dell’italiano è una storia in parte autobiografica che narra la scoperta delle proprie radici e del proprio passato. L’autore Rafel Nadal attraverso una ricostruzione storica di eventi storici e racconti realmente accaduti ci riporta indietro nel tempo, ai tempi della seconda guerra mondiale, in una storia impregnata di emozioni, sensazioni e stati d’animo che si imprimono sulla pelle del lettore. Quanto può essere importante conoscere le radici della nostra famiglia? Ognuno di noi è legato al passato della propria famiglia, alle radici che sono il nostro sostegno e danno un senso alla nostra storia familiare. Le radici familiari ci aiutano a capire chi siamo e da dove veniamo, ad accettare la storia della nostra famiglia. Questo è proprio quello che fa il protagonista Mateu, un uomo che dopo la perdita di sua madre sente che è arrivato il momento di conoscere la sua storia per poter riappropriarsi di quel tassello fondamentale del suo passato che gli mancava per completare il puzzle della storia della sua famiglia di origine. L’autore riporta alla luce uno degli avvenimenti storici più sconosciuti della seconda guerra mondiale ovvero quello del bombardamento della corazzata della Roma da parte dei tedeschi dopo l’armistizio con L’Italia che costrinse tutti i soldati sopravvissuti a trasferirsi in Spagna dove fu offerto loro rifugio fino all’inizio del rimpatrio. Per fare questo utilizza la figura di Ciro, un soldato realmente esistito la cui biografia lo ha ispirato a sviluppare il romanzo. La narrazione è semplice, fluida e coinvolgente e si rivolge direttamente al lettore che si ritrova in prima persona a sentirsi al tempo stesso spettatore e protagonista. A narrare la storia ci sono più voci che dividono la storia in quattro parti: la prima e la quarta parte sono narrate in prima persona dal punto di vista dei personaggi, che dalle prime righe forniscono una spiegazione e delle informazioni specifiche per rivelare la loro identità; la seconda e la terza parte invece, sono narrate in terza persona e forniscono un approccio globale degli eventi. Le descrizioni sono concise e creano un’atmosfera e un contesto che descrive routine, musica, relazioni e tradizioni durante il diciannovesimo secolo. Fin dalle prime pagine il lettore si rende conto che l’autore ha svolto un profondo processo di ricerca, che egli stesso confessa nelle ultime pagine del romanzo, e che si riflette nell’ambiento descritto. Come punti di forza, vorrei evidenziare la facilità con cui il lettore entra nella vita dei personaggi presenti, conosce i loro difetti e le loro virtù. Le scene sono ben costruite e nonostante i salti nel tempo, non c’è modo di perdersi all’interna della storia. Al contrario, durante la seconda e la terza parte, la trama perde la sua intensità e diventa un po’ pedante, soprattutto perché l’autore non si concentra sui sentimenti né sulla ragione degli atteggiamenti e dei comportamenti dei personaggi. La storia d’amore narrata appare attraverso piccole pennellate che non vanno in profondità nella relazione, lasciando una superficialità che confonde prima degli eventi. Sicuramente è da dire che il romanzo si concentra maggiormente sul contesto storico, le relazioni internazionali tra Spagna, Italia e Germania, la situazione sociale degli italiani e il modo in cui si adattano, le condizioni in cui si trovano e ciò che influenza la loro presenza. Passato e presente si intrecciano per dar vita ad un romanzo che vi riporterà indietro nel tempo tra i bombardamenti e le morti, tra l’amore e la voglia di sopravvivere, e che vi appassionerà fin dalla prima pagina. Consiglio il romanzo a tutti quelli che amano il romanzo storico e vogliono leggere di un fatto realmente accaduto in Spagna di cui sappiamo troppo poco.
Raffaella