Cessione di sovranità

Sui tempi e modi delle riaperture il governo si mette nelle mani del comitato tecnico-scientifico. Oggi la prima riunione esplorativa sul dopo Pasqua. Distanziamenti sociali per almeno un mese. Tutto dipende dai contagi

ANSA/ALESSANDRO DI MEO

 

“Senti, la verità è che si naviga a vista”. Se si spinge per capire qual è la strategia del governo, cosa, quando, come riaprirà, che tempistiche ci sono, quali le prospettive individuate, si ottengono una sfilza di braccia allargate. Impazza la riffa delle date. Il prolungamento del lockdown fino al 13 aprile è un dato acquisito, su come ci si stia arrivando lo vedremo tra poco. Su cosa succederà dopo è nebbia fitta. Perché in buona sostanza il governo ha autocommissariato qualunque tipo di scelta presa con criteri politici per mettersi nelle mani dei tecnici. Così l’annuncio del provvedimento che allunga la quarantena è arrivato con una scarna nota del ministro della Salute. Roberto Speranza ha tagliato corto: “Nella riunione svoltasi stamattina con il comitato tecnico scientifico è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua”.

Con una curva dei contagi che sembra in via di stabilizzazione la domanda sul dopo inizia a farsi insistente. Ma una fonte della Protezione civile raffredda gli animi: “Appena oggi il comitato si è riunito con a tema il dopo”. La gestione della fase di transizione è un grande punto interrogativo. Dal ministero della Salute si procede con il freno a mano tirato: “Non siamo in grado di fornire date. Quella del 4 maggio che è circolata? Può essere realistica, come lo può essere quella del 27 aprile o dell’11 maggio, siamo appena partiti a studiare quel che si può fare”. Con un grande nota bene: la diffusione del virus.

Le giornate di Pasqua saranno frenetici giorni di lavoro per il governo e lo staff che partecipa al processo decisionale. Sono lo stesso Speranza, sostenuto da un pezzo dei 5 stelle che va da Stefano Patuanelli a Vincenzo Spadafora, a sostenere a spada tratta la linea del “prima la scienza”. Il rapporto del centro studi di Confindustria che prevede un 6% in meno di Pil, non ha provocato a Palazzo il terremoto che avrebbe generato in “tempi di pace”. L’esecutivo, a partire da Giuseppe Conte, era preparato a uno scenario di profonda crisi. Come intervenire e con quali soldi è una discussione che viaggia su un binario parallelo a quello delle misure sociosanitarie, lo interseca ma al momento non lo determina.

Il governo è in mano ai tecnici, non mette in campo previsioni che abbiano un respiro superiore alle settantadue ore. Oggi la prima ricognizione sul dopo, lo squadernamento sul tavolo di tutti gli elementi teorici per una graduale ripresa: la riapertura per filiere produttive, quella per zone geografiche, quella per fasce d’età. Ipotesi di scuola, al momento, perché il tentativo di prevedere l’andamento dei contagi finora è miseramente fallito.

La relazione tecnica del terzo decreto Covid, scritta dai tecnici del governo con gli elementi forniti dagli esperti che vi lavorano a stretto contatto, indicava come data plausibile del picco il 18 marzo, e 92mila italiani contagiati entro fine aprile. Per I venti giorni successivi alla data prevista I numeri sono continuati a salire, e con un mese di anticipo il totale dei contagiati ha superato di gran carriera la cifra indicata, sfondando quota 105mila. “Capisci che previsioni non ne possiamo fare?”, spiega un membro dell’esecutivo.

Rimane pressoché certo che le misure sul distanziamento sociale rimarranno ferree almeno per un altro mese al minimo. Il governo sta predisponendo una stretta ai controlli nel periodo di Pasqua, e preoccupano le festività del 25 aprile e del 1 maggio come possibile momento di ritorno a una socializzazione “normale” che potrebbe riaccendere focolai. Qualche timido ragionamento si fa sulle imprese e sul mondo del lavoro. Autonomi e partite Iva affilano le armi prevedendo un difficile ritorno a uno scenario pre-Covid in tempi brevi. Federico Iadicicco, presidente dell’Anpit, ha messo le mani avanti chiedendo un innalzamento del bonus alle partite Iva a 850 euro sia ad aprile sia a maggio e il congelamento dei pagamenti per le imprese fino al 31 dicembre. Diverso è per I settori industriali. Se I ragionamenti su cosa fare dopo Pasqua si sono messi in moto in queste ore, il lavorio a Palazzo Chigi sul nuovo dpcm che prorogherà la chiusura verte anche su questo. Alcune, mirate filiere da riaprire per dare un minimo di ossigeno, come quelle sulle macchine agricole e quella dei ricambi industriali potrebbero essere il primo timido segnale che qualcosa si sta muovendo. Conte firmerà il testo tra domani e giovedì, dopo aver sentito gli esperti, mediato tra imprese e sindacati. E dopo aver incontrato le opposizioni. Un segnale della rinnovata volontà inclusiva delle scelte che si dovranno intraprendere da oggi in poi, secondo Palazzo Chigi. Dall’opposizione non lo dicono per non minarsi da soli il campo di gioco, ma serpeggiano dubbi consistenti: “Incontrerà i leader a decisione praticamente presa, ha tanto l’aria di un teatrino”. Vero o no che sia, sono decisioni appaltate ancora una volta in gran parte agli esperti. Del futuro si vedrà.