Prigionieri d’una taverna
coi letti in fila
ove un lamento in controluce
saggia matrici avverse
monologano sintomi
e scovano audaci cure
i camici bianchi.
Nell’incaglio fumoso d’invochi
e ugge sfinenti
rieditano il nesso d’esistenza
accostandola a urgenti richiami
d’attimi critici.
Sigillano un fiotto di primavera
in un lembo stordente di nubi
ove un afflato vincente
ribalterà il credito inopportuno
voluto dalla tenebra.
@Silvia De Angelis 2020