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Ampie schiarite 18. Medici altruisti, spesa per anziani soli, curarsi con l’arte, sacerdozio a servizio, matrimonio rivalutato, di Carlo Baviera

Posted on 16 aprile 2020

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Il bene da scoprire e diffondere. Buone notizie che aprano alla speranza e alla fiducia. Anche in tempi di preoccupazione per l’epidemia, dobbiamo ricordare il bene.

Medici in prima linea – Possiamo iniziare dalla nostra città; gli esempi sono molti. Ad esempio a Casale Monferrato durante l’emergenza pandemica, alcuni medici già in pensione, sono tornati a rimettersi il camice per aiutare i colleghi nei reparti con maggiore necessità. Altri (medici di famiglia) si sono resi disponibili al di là degli obblighi convenzionali, attraverso la propria contattabilità telefonica anche nei giorni di sabato e di domenica per aiutare a ridurre questa “epidemia di panico” e quindi alleggerire il carico di lavoro che in questi giorni si riversa esclusivamente sui colleghi del pronto soccorso e della continuità assistenziale e cioè la Guardia Medica, colleghi ormai allo stremo delle forze. Abbiamo poi l’empio più incoraggiante, degli oltre 7000 medici resisi disponibili alla chiamate (i posti erano 300) per supportare quanti sono allo stremo. Tutti rischiano. Sappiamo di medici già colpiti dal virus, e qualcuno purtroppo deceduto. Dimostrazione di altruismo, dedizione, e senso civico.

Spesa per gli anziani al tempo del virus – Riportiamo come esempio, ma ce ne sono state a centinaia nelle nostre città (e anche in Provincia di Alessandria), questa iniziativa meritoria. A cominciare dal servizio “Spesa per gli Anziani”, che prevede la consegna gratuita della spesa presso il proprio domicilio da parte degli scout dell’Agesci di Ferrara, a favore degli anziani soli. Parliamo di “Chiama… Tu resta a casa”: iniziativa messa in campo dal Comune di Subiaco (Roma), in collaborazione con le attività commerciali cittadine e le farmacie locali, nell’ambito della gestione di contenimento del Covid-19. Il servizio prevede la consegna a casa della spesa ad anziani e disabili privi di rete familiare. Basta telefonare ai numeri degli esercizi commerciali per richiedere la spesa e concordare la consegna a domicilio. Stesso discorso per i farmaci la cui consegna, però, sarà garantita dalla Protezione civile e dalla Croce Rossa. Bella scelta.

Una rete tra musei e ospedali (per curarsi con l’arte a Napoli)- La notizia risale allo scorso gennaio. Anche in Italia (e nello specifico a Napoli), come succede già all’estero, si utilizzerà l’arte come metodo di cura attivando una rete tra musei e ospedali. Il progetto si chiama Cur’Arti e sarà attivato presso il Centro Cardioangiologico Medicor di Pozzuoli, cercando di coinvolgere tutta le Regione. Attraverso l’arteterapia si tenderà a curare disturbi psichici, disturbi dell’alimentazione, sindromi ansiose depressive, patologie neurologiche. Non solo: l’arteterapia verrà inserita anche in cicli riabilitativi di sindromi post-traumatiche oncologiche o neurodegenerative. Hanno già aderito il Comune di Napoli, il Polo museale della Campania (che metterà a disposizione Palazzo Reale), il Museo Archeologico dell’antica Capua, l’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, e l’Azienda Ospedaliera dei Colli. Il progetto conterà sulla collaborazione del Reparto di cardiologia al Cto di Napoli, del Pio Monte della Misericordia, e di esperti in psicocriminologa della riabilitazione.

Sacerdozio come donazione – E’ avvenuto nell’Ospedale di Lovere, nel bergamosaco. Don Giuseppe Berardelli di 72 anni, ricoverato per Coronavirus. I suoi parrocchiani gli avevano regalato un respiratore. Lui coscientemente, ha voluto che fosse usato per un ricoverato più giovane di lui, che non conosceva nemmeno. “Don Giuseppe è morto da prete… vi ha rinunciato di sua volontà per destinarlo a qualcuno più giovane di lui”. Anche queste sono storie legate a questa pandemia; sono storie di bontà estrema; sono storie di servizio evangelico.

I “liberal” degli Stati Uniti si interrogano sulla famiglia – Alberto Mattioli, Consulente aziendale, giornalista, ed ex Vicepresidente della Provincia di Milano, scriveva ii 14 gennaio: “L’enorme crisi demografica e le forti disuguaglianze nonostante la ripresa di produttività, stanno generando crescenti squilibri sociali. Le tradizionali ricette  non sono più sufficienti a invertire la rotta e allora si riscopre che la stabilità familiare contribuisce a migliorare le relazioni personali e gli equilibri socio economici. E si individua nel matrimonio un antidoto alla povertà  [..] i progressisti parlano con sempre maggiore frequenza del matrimonio riconoscendo che è una istituzione che crea ricchezza, felicità e benefici per i bambini. Altrimenti, prosegue, tutto diviene più precario e insicuro. Una inversione culturale che può favorire utili ripensamenti anche nel nostro paese dove l’idea ispirante l’articolo costituzionale sulla famiglia, ovvero di primaria cellula vitale della società, è stata culturalmente marginalizzata a mero fatto personale senza valenza pubblica. [..]Occorre riconoscere che se il sistema di Welfare ha retto è grazie alla tenuta della primaria rete di relazioni familiari che ne costituisce l’architrave. [..]  Ma non è solo per questioni di ordine pratico, occorre riconoscere che la stabilità meglio tutela l’opera educativa dei figli. Ci possono essere casi di famiglie allargate che riescono ad armonizzare le complessità relazionali ma sappiamo ormai che per lo più  è pianto e stridor di denti. [..] E così forse riscopriamo che le stabilità socio-politica, lavorative ed economiche, sono legate alle responsabilità indivuate nelle formule, sia civili che religiose, dell’atto matrimoniale. Le parole “per sempre” possono essere riscoperte nel loro senso profondo e rigenerativo. Se perdiamo  il naturale senso morale e civico del matrimonio per assicurare il futuro della società, cosa rimarrà di noi e cosa tramanderemo?” Di mio aggiungo, solo, che anche un uomo di sinistra come Andrea Orlando del PD, l’11 febbraio a Torino dichiarava in una specie di autocritica: “Non abbiamo capito che la famiglia aiuta a sopportare i cambiamenti indotti dalla globalizzazione. Abbiamo invece insistito su individuo e diritti, e questi non sono sufficienti”. Inizia l’inversione ad U anche da noi?