Nico Orengo

Onda breve e bianca, di Nico Orengo, recensione di Elvio Bombonato

Onda breve e bianca

che nasce a riva

e a riva stramazza

in cristalli di luce:

rosa d’aghi

che sulla roccia

si placa

a foglia d’acqua.

NICO ORENGO   ( vedi sotto)

La sua capacità di metaforizzare è superba.  Immagini ardite e nel contempo precise. Di nuovo un’ottava anomala, di brevi versi piani. Ho calcolato: 2 senari, 2 settenari, 2 quinari, 1 quaternario, 1 ternario. Solo due aggettivi, nell’incipit. Stavolta la struttura non è un crescendo ascensionale, bensì un accumulo orizzontale di immagini: ne ho contate otto, una per verso. Domina il colore bianco, implicito. Vette di bravura sono l’iterazione a fine e inizio verso “a riva”, l’originale “stramazza”, “cristalli di luce”, “rosa (sostantivo) d’aghi”, l’onda che “si placa” sulla roccia, quasi a formare una foglia.  Il vocativo iniziale, “Onda” sembra un envoi (invio: le liriche che i poeti provenzali del ‘200 mandavano alle loro innamorate), indirizzato alla donna amata.

Foto: mentelocale.it