Sembra incredibile che la Regione Lombardia non sappia quanti positivi ci sono nelle RSA, case di riposo, ma a quanto pare è così, gli anziani abbandonati, la nostra memoria storica dispersa, questo non è degno di un Paese che voglia definirsi civile. Pier Carlo Lava

“Nessuno sa quanti positivi ci sono nelle Rsa lombarde, Stato e Regione ci hanno abbandonati”

Colloquio con Walter Montini, presidente Arsac, e con Emilio Tanzi di Cremona Solidale: “Se questa situazione va avanti, andremo in fallimento, saremo costretti a chiudere”

AGF
20/03/2020 Cremona, Emergenza Coronavirus, area Tamponi dell’Ospedale di Cremona

 

Quanti sono i positivi al coronavirus nelle trenta Rsa di Cremona e provincia i responsabili delle strutture non lo sanno. “Non può dirtelo manco il padreterno”, risponde Walter Montini, che presiede “A.R.SA.C.”, l’associazione delle residenze socio-sanitarie della provincia di Cremona, e la casa di riposo “San Giuseppe” di Isola Dovarese. E Emilio Tanzi, direttore generale dell’azienda speciale del Comune “Cremona Solidale”, aggiunge: “Niente dati, anche perché i positivi di oggi tra un paio di giorni potrebbero risultare negativi e viceversa. E poi i numeri ufficiali dovrebbero diramarli Ats e Regione Lombardia”. HuffPost li ha chiesti a entrambi: dalla Regione Lombardia hanno risposto che vengono forniti solo alla Commissione d’inchiesta – nominata qualche giorno fa dal presidente Attilio Fontana dopo che diverse residenze sanitarie assistenziali lombarde sono finite al centro di inchieste giudiziarie – con il compito di occuparsi della “valutazione della mortalità riconducibile a coronavirus all’interno delle Rsa, su tutto ciò che hanno fatto i gestori e su tutta l’attività che è stata messa in campo”, come ha detto l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera.

Nelle strutture del territorio cremonese, tra le province della Lombardia – come hanno confermato dall’Ats (l’ex Asl, oggi Azienda di tutela della salute) Val Padana, che comprende i territori di Cremona e Mantova – quella con la più alta percentuale di contagio in rapporto alla popolazione, dagli inizi di aprile si stanno eseguendo i tamponi, anche se “c’è chi li fa a tutti gli operatori e a tutti gli ospiti e chi, come me, ha scelto di farli solo al personale e agli ospiti che presentano sintomi riconducibili all’infezione da Covid-19”, sottolinea Montini. Criteri diversi, dunque. Ma la rabbia per quel che è successo nei giorni più drammatici dell’emergenza e la preoccupazione per quello che potrebbe succedere ora che il virus ha rallentato la corsa, adesso che, dopo il lockdown, si va verso la riapertura del Paese, sono le stesse in tutte e trenta le strutture, chiuse ai visitatori dal 22 febbraio. “Non ci sono state direttive chiare, il vizio di fondo sin dall’inizio di questa pandemia è stato quello di una visione “ospedalocentrica” per cui il territorio è stato abbandonato. Le Rsa della provincia di Cremona sono state abbandonate”, sbuffa Montini, l’indice puntato “contro Prefettura, Regione, Governo”. La prova dell’abbandono, per il presidente di “A.R.SA.C.” sta anche nel fatto che pure tra i vertici delle Rsa ci sono stati morti per Covid-19, “ma si è parlato e si parla solo dei medici e degli infermieri deceduti”. La gestione dell’emergenza, poi, “è stata burocratica e noi nelle strutture abbiamo dovuto far fronte anche ad aspetti di cui non avremmo dovuto occuparci. Siamo stati noi a chiudere ai visitatori quando ancora la Regione diceva che le visite erano consentite, di tenere aperti i centri diurni”.

Tanzi, che dirige un’azienda che conta 560 ospiti nel reparto residenziale e 120 nei centri diurni, racconta delle segnalazioni inoltrate “a chi di dovere” e cadute nel vuoto. Quando, al momento di ordinare le mascherine FFP2 per gli operatori, “mi sono trovato di fronte a prezzi da strozzino, 14 euro al pezzo”. Quando, durante le prime settimane di marzo, “le più tragiche, ho avuto punte di assenze del personale del 25%”. In entrambi i casi, “dov’erano i controllori?”. Nella struttura “Cremona Solidale” da gennaio a marzo si è registrato, rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato, un incremento dei decessi del 165%, ma “il dato va contestualizzato nella provincia di Cremona, dove con l’emergenza coronavirus si è avuto un aumento della mortalità del 300%”, tiene a precisare il direttore generale. Oggi nelle Rsa “abbiamo mascherine, gel, visiere, c’è tutto”, elenca Montini, ma manca la tranquillità sul futuro. “Il virus andrà avanti, è certo. Delle case di riposo che ne sarà? – chiede il presidente dell’associazione delle Rsa della provincia di Cremona, e subito aggiunge: “Se, come sembra questa situazione andrà avanti, andremo in fallimento, saremo costretti a chiudere”.

Vista dalle Rsa della provincia di Cremona, la fase 2 sembra più lontana che altrove. “Oggi, guardando alla riapertura del Paese – ragiona Tanzi – giustamente si parla di come far ripartire le imprese, il commercio, le palestre, si sta pianificando il ritorno a scuola degli studenti. Ma di questo settore specifico, di come dovranno cambiare i servizi nelle Rsa non parla nessuno. I bisogni dei territori sono quelli di prima, il virus non li ha eliminati. Degli sforzi organizzativi ed economici, che abbiamo sostenuto e stiamo ancora facendo nessuno parla. Abbiamo bisogno di indicazioni chiare e precise per erogare servizi in sicurezza. Ancora una volta ci ritroviamo abbandonati. Ora come durante i giorni più duri dell’emergenza”.