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29/04/2020 

Ciao Germano Celant, “critico militante” per antonomasia

RICKY VIGIL VIA GETTY IMAGES

 

Il maledettissimo virus ha portato via anche lui. Germano Celant, da circa un mese era ricoverato all’Ospedale San Raffaele di Milano, ma non ce l’ha fatta. Scompare così il creatore di una pagina di straordinario successo per l’arte contemporanea italiana. Il critico d’arte è noto come fondatore di Arte Povera, movimento basato sulla riappropriazione del rapporto Uomo-Natura, in contrapposizione con l’avanzata del Pop made in Usa negli anni Sessanta.

La mercificazione dell’artista e della sua opera era il bersaglio contro la quale l’ Arte povera si scagliò, utilizzando materiali organici, deperibili, privi di valore in opposizione alla Pop Art, patinata eppure fredda al limite del cinismo esattamente come il suo più celebre interprete, l’artista superstar del secondo 900, Andy Wharol.

La pattuglia di artisti che al movimento dell’Arte Povera presero parte erano invece tutti italiani e sono ancora oggi tra i più conosciuti e presenti sul mercato internazionale. Germano Celant nato a Genova nel 1940 alla fine degli anni Sessanta raccolse intorno a lui artisti del calibro di Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini, esposti nella prima mostra alla Galleria La Bertesca di Genova nel 1967.

“Critico militante” per antonomasia, Celant più tardi otterrà riconoscimenti internazionali che forse non si sarebbe aspettato. Nel 1977 viene chiamato a collaborare con il Museo Salomon R. Guggenheim Museum di New York, dov’è senior curator of Twentieth-Century Art.

Durante gli anni Ottanta cura mostre nei musei più importanti del mondo: al Centre Pompidou di Parigi (1981), alla Royal Academy of Arts di Londra (1989) e a Palazzo Grassi a Venezia (1986 e 1989). Riesce così a creare un ponte tra l’arte italiana e proprio quell’ambiente statunitense che aveva crato la sua prima reazione: ancora al Guggenheim di New York cura nel 1994 la mostra Italian Metamorphosis 1943-1968.

Nel 1996 realizza la prima Biennale di Firenze Arte e Moda, sviluppando la sua concezione dell’arte intesa come espressione dinamica di una creatività globale, come intreccio linguistico connesso all’ambiente e ad altre forme di espressione contemporanea. Celant è stato anche direttore artistico, nel 1997, della 47esima Biennale d’Arte di Venezia.

E nel  2004 è diventato curatore della Fondazione Vedova a Venezia per cui ha curato anche l’ultima esposizione al Palazzo Reale a Milano lo scorso anno. Sempre nel 2004 divine direttore artistico di Fondazione Prada a Milano, per cui organizza mostre con protagonisti dell’arte contemporanea ma anche ma anche del cinema, dell’architettura e del mondo accademico.

In occasione di Expo 2015 ha curato la mostra Art & Food alla Triennale di Milano, organizzando un  percorso focalizzato sulla commistione tra arte e cibo, dal 1851 (anno della prima Esposizione Universale, tenutasi a Londra) fino ai nostri giorni, con allestimenti progettati dall’architetto Italo Rota.