Buongiorno amanti della lettura! Oggi è con noi un autore siciliano davvero polietrico e prolifico: Giuseppe – per gli amici Pippo – Nasca. Conosciamolo!

Carissimo Pippo, parlaci un po’ di te, chi sei? Nato a Catania il 2 Febbraio del 1937, appartengo a quella generazione di italiani che hanno dovuto subire gli orrori di una guerra da loro non  voluta e che è stata dura anche in Sicilia. Poco più che ventenne ho dovuto rinunciare al sogno, di mio padre in verità, di laurearmi in ingegneria. Infatti, vinto un concorso in ferrovia come capostazione, il 1° Luglio del 1959, ho dovuto interrompere gli studi pur avendo superato il relativo biennio propedeutico nell’ateneo di Catania, cedendo alla necessità di dover guadagnare  il “pane quotidiano”. Subito dopo ho dovuto anche adempiere al mio compito di cittadino italiano del servizio militare di leva, che disimpegnai per un anno come Ufficiale di Complemento nel  Servizio Tecnico Artiglieria (STeA) presso il Pirotecnico di Capua. Sposatomi con l’attuale mia moglie, ho sempre vissuto nell’ambito della Sicilia Orientale quale Capostazione e sono diventato “Ferro vecchio” a Luglio del 1995 lasciando il mio ultimo incarico di Capo Reparto Movimento Linea di Catania. Logorato dal lungo servizio, nel 1996 ho subito un bellissimo infarto al miocardio, che sono riuscito a superare, grazie anche al tempestivo intervento della mia unica figlia, che è medico. Ho gironzolato, solo in veste di turista, per quasi tutta l’Europa ed anche in America, a Chicago, dove la mia figliola si è specializzata. Adesso , nonno felice, di due nipotini già adolescenti, vivo a Tremestieri Etneo, in una casa che si trova ad un centinaio di metri dal confine del comune di Catania.

Quando e come ti sei avvicinato alla scrittura? Pur  essendo  abbastanza ferrato nelle materie proprie del Liceo Scientifico,  ho sempre avuto la tendenza a scrivere racconti brevi e poesie sia in italiano che in dialetto siciliano, che ho cominciato a riordinare e pubblicare, dopo essere andato in pensione, quasi per hobby e per  impiegare il tempo disponibile.  In verità vi fu un episodio, verificatosi al primo anno di frequenza del Liceo scientifico, che mi costrinse ad essere bravo in Italiano. Avevo copiato un tema d’italiano a casa da un libro di temi, a cui il mio professore appioppò un otto con un punto interrogativo  più grosso del voto. Dovetti, pertanto, affrontare la prova di un tema svolto in classe in un banco a solo con la cartella dei libri sequestrata, ma il professore non poteva sapere che avevo  imparato a memoria il mio caro libretto di temi svolti comprato in una bancarella di libri usati. Mi bastò concentrarmi e scrivere il tema corrispondente che avevo in memoria. Da allora in poi  il voto, mai inferiore ad otto, fu costante e … senza alcun punto interrogativo.  Per ottenere tale risultato e mantenerlo costante, fui costretto a leggere molto ed a studiare con serietà i classici scolastici. Da lì nacque tutto il mio interesse per la lingua italiana ed anche del dialetto siciliano, di cui cominciai a scoprire le sue aderenze con il latino ed altri idiomi ormai passati.

Cos’è per te la scrittura e quanto è stata ed è importante nella tua vita? E’ stata importantissima, poiché non solo mi ha consentito  di vincere con il massimo dei voti il concorso da Capostazione, piazzandomi tra i primi quindici, e quindi la possibilità di scegliere la sede di Catania, ma anche nello sviluppo della carriera, riuscendo ad esprimere il meglio di me stesso, illustrando i miei punti di vista costruttivi per il lavoro. Inoltre, a forza di approfondire l’esercizio della scrittura, presi gusto a studiare con accanimento la letteratura, facendo nascere in me il desiderio di raccontare e raccontarmi, nonché di studiare le varie forme poetiche, fino al punto di farne il mio hobby preferito.

Scrivi poesia e prosa, ma qual è la dimensione che senti più tua? Scrivo poesie in italiano ed in siciliano e prose in italiano, con il vezzo di  intrufolare nel contesto qualche espressione tipica siciliana, specie del vernacolo catanese, molto fiorito ed espressivo. In verità ho cominciato prima con le poesie, ma scrivevo anche dei raccontini relativi a personaggi o cose che colpivano la mia fantasia. Mi limitavo a scrivere solo raccontini, quasi appunti della mia vita quotidiana. Vezzo quest’ultimo che mi è rimasto, perché infine mi sono convinto che il racconto breve rimane il più incisivo e facilmente preferito in questa nostra convulsa realtà.  Ho tutto raccolto e conservato  e, dopo essere andato in pensione, mi sono dedicato a dare un certo ordine alle cose che avevo scritto, iniziando la pubblicazione dei miei numerosi libri, che ancora adesso continua. Uno dei miei  primi libri di racconti fu “Tutto passa e cambia” che ha carattere di racconti autobiografici. Complessivamente avrò scritto una ventina di libri di vario argomento.

Da autore siciliano, mi sai dire quanto ha inciso nei tuoi scritti la “Sicilianità” e se credi che sia un valore aggiunto nascere in una Terra così ricca di storia e arte, ma anche di sue proprie contraddizioni? La “Sicilianità”, che poi rispecchia l’ambiente in cui vivo, ha un’importanza fondamentale nei miei scritti. La ritengo, inoltre, un elemento fondamentale, comprese le contraddizioni, che fanno parte di certe stranezze dell’essere siciliano. Ricordo che la prima scuola del volgare nacque con Federico II a Palermo e che lo stesso Dante, nel De vulgari eloquentia, riconosce di aver fatto tesoro del linguaggio volgare siciliano. Bisogna inoltre tenere conto che la Sicilia, forse più di tutte le altre regioni italiane, ha subìto  l’influenza di ben 13 etnie che l’hanno dominata e plasmata. Per questo motivo nel mondo siciliano, è possibile cogliere tutti gli aspetti positivi ed anche negativi che hanno influenzato il suo mondo ed in particolare quello greco, romano ed arabo.

Quali sono i tuoi progetti prossimi a venire? Alla mia età non si fanno più progetti, ma si tende ad esternare e fare conoscere le proprie esperienze, sia nel campo storico, scolastico e sociale. Io ho vissuto le peripezie della Seconda Guerra Mondiale, ho visto cadere le bombe, Catania (e non solo Catania), distrutta rinascere dalle macerie, l’Italia affrontare e risanare le ferite riportate, la Sicilia rivendicare il ruolo che le è stato negato da certe posizioni xenofobe. Ma più di tanto non ritengo di poter fare, visto l’incalzare degli anni che cominciano a pesare. Mi basta mostrare le esperienze vissute nella speranza che vengano recepite come esempio e non respinte dalle generazioni nuove, alla ricerca di avventurose soluzioni. Nulla, inoltre, cambia rispetto alla mia attività letteraria, che resta ancorata alla semplice mia iniziativa che oso definire dopo-lavoristica. Continuerò a scrivere sempre “qualcosa” nella speranza di lasciare un buon ricordo della mia attività e della mia persona.

In questo periodo di lockdown hai sentito maggiormente la volontà di scrivere oppure no? In questo periodo di lockdown, lo scrivere, il raccontare, il raccontarmi, il mostrare il mondo da me vissuto, mi ha dato modo di meditare e trovare il tempo per dedicarmi maggiormente a questo mio “piccolo” hobby. Certamente un po’ di maggiore libertà nei movimenti relativi alle primarie necessità, l’avrei gradita, ma, tutto sommato, questo periodo mi ha dato la possibilità di dedicarmi maggiormente allo scrivere.

Cosa consiglieresti ai giovani aspiranti scrittori che desiderassero intraprendere questo professione? Di pensare prima ad una posizione economica sicura che  consenta loro in libertà di poter dedicarsi ad un’attività esclusivamente letteraria. Purtroppo la società moderna tende, grazie all’attuale tecnologia, a tutto ciò che si traduce in immagini. La gente legge poco e… guarda molto. In tale situazione affermarsi diventa piuttosto difficile e per quanto si possa essere bravo si rischia di restare ai margini del progresso sociale. Per il resto, si potrà raggiungere il successo nel mondo letterario, a condizione di voler rispettare, in linea di massima, i principi di sempre: contenuto  di pensiero e forma espressiva. Sapere di cosa scrivere ed esporlo in una forma corretta e convincente. Armonia tra contenuto e forma. Bisogna curare al massimo la propria cultura e saperla esporre in maniera chiara.

Sono perfettamente d’accordo con te Pippo, e ti ringrazio di cuore per il tempo che ci hai dedicato.  A te i nostri più cari auguri per i prossimi tuoi lavori!

Anna Pasquini – Alessandria Today