Quella che vi apprestate a leggere, se ne avrete voglia e tempo, è la breve storia di Paco, un millepiedi che ad un certo punto della sua esistenza, si ritrova a ripensare e a rielaborare il suo modo di camminare. Un atto spontaneo e naturale, che per lui era ormai cristallizzato e rodato nel tempo, tanto che ormai non ci faceva più caso. La storiella è un adattamento della Metafora del millepiedi derivata dalla cultura Zen, che Paul Watzlawick, psicologo ed esponente della Scuola di Palo Alto, raccontava di frequente nel corso delle sue conferenze.

Paco il Millepiedi

Un grazioso millepiedi di nome Paco, girovagava per foglie, tronchi e arbusti. Era orgoglioso e felice di tutto quell’ambaradan sgambettante del quale era dotato. Era altrettanto felice di vivere in perfetta sintonia con la natura nel mezzo della vegetazione che cambiava continuamente aspetto. Era quel continuo ciclo vitale, senza soluzione di continuità, che lo affascinava e nel suo peregrinare non si annoiava mai.
Paco amava molto l’acqua e quando, dopo un acquazzone, trovava una foglia che galleggiava in una pozza, vi saliva su e allegramente raggiungeva altre sponde del suo allegro mondo. Così cominciava nuove esplorazioni nutrendosi di foglie, ma anche di animaletti più piccoli di lui. Nelle giornate calde e secche dell’estate riposava per molte ore all’ombra di un cespuglio.
Un giorno Paco allegro e fischiettante, con la testa tra le nuvole, incontrò un altro millepiedi di nome Pasqualino, che gli voleva bene. Quest’ultimo ne osservava attentamente l’allegro e scanzonato incedere. Allora gli disse: “Paco secondo me dovresti accorciare i passi e soprattutto aspettare un poco prima di muovere le gambette che stanno dietro. Inoltre cerca di divaricarle di meno, sai con l’età arriva prima o poi l’artrosi e poi sono guai!”. Paco resosi conto del problema e, prendendo coscienza di ciò che aveva fatto spontaneamente da quando era nato, cominciò ad avere qualche difficoltà e a riflettere lungamente. Pasqualino salutò e se ne andò via.
Paco non sapeva se essere felice o no, ma di una cosa era certo: quando avrebbe ricominciato a sgambettare allegramente per i boschi lo avrebbe fatto con maggiore eleganza, compostezza e consapevolezza delle sue meravigliose mille gambette.

Antonino Schiera

Ecco la metafora zen da me adattata:

“Un millepiedi aveva sempre camminato senza alcun problema per le sue terre. Un bel giorno passò di li una formica curiosa e chiese al millepiedi come potesse riuscire a camminare così bene senza cadere: con tanti piedi per lei era un miracolo che non inciampasse in qualche ostacolo. Molto turbato da questa idea, il millepiedi cominciò a prestare attenzione a dove metteva ogni zampina, e in breve tempo non riuscì più a camminare”.

Invito tutti i lettori a commentare facendo riferimento alle due storielle in modo da sviscerarne quello che può essere il significato e l’interpretazione soggettiva. Buona vita a tutti.