Cari lettori di Alessandria Today, vi segnalo l’uscita del libro “Cronaca di un trapasso” di Pippo Nasca, Akkuaria Edizioni. Ho avuto il piacere di leggerlo e di poter intervistare l’autore soddisfando tutte le mie curiosità. Ecco l’intervista per voi!

Buongiorno Pippo!  Grazie per avermi permesso di leggere il tuo ultimo libro. Il tema che affronti è molto delicato, il tuo protagonista – che racconta in prima persona – , è passato a miglior vita, ma dicci, la scelta di parlare di morte e di ricordi del passato, sono stati in qualche modo influenzati dal delicato momento che abbiamo vissuto durante la pandemia causata dal Covid-19? Nella stesura iniziale del romanzo, realizzata prima che scoppiasse la pandemia del Covid 19, il mio intendimento era quello di voler realizzare un quadro generale della realtà sociale alla luce di chi, trapassato,  potesse liberamente esporre il proprio pensiero senza tanti peli sulla lingua. In fase di pubblicazione è venuta a galla la pandemia in questione. Per tale motivo, mi sono bloccato ed ho pensato di non pubblicarlo oppure di cambiarne tutto lo scenario adeguandolo al nuovo clima di ansia e di disagio in atto, nel tentativo di mitigarlo con episodi “più leggeri” e meno funerei. Pertanto ho tagliato, aggiunto, ridimensionato i quadri che mi ero prefissato di illustrare. Ho variato tutto…

Quanto è stato difficile per te scrivere questo libro proiettandoti nella dimensione ultraterrena? Non è stato molto difficile proiettarmi in una dimensione ultraterrena, anche e soprattutto perché appartengo a quella categoria di uomini, certi che, oltre questa vita, debba esistere qualcosa di soprannaturale, purtroppo definito soltanto a livello fideistico. Ho sempre pensato che debba effettivamente esistere un mondo al di là di quello reale di cui non siamo totalmente in grado di definirne gli aspetti.

E’ stato solo un espediente narrativo o pensi che dopo la vita le nostre anime possano vivere una condizione ultraterrena osservando ancora i vivi? La risposta è data nello stesso libro. Le anime continueranno a vivere, confuse con i rumori della natura e continueranno ad essere presenti nel mondo reale solo se qualcuno li ricorderà. In caso contrario, di essi se ne perderà memoria e verranno assorbiti dall’infinito, quando Dio vorrà…

Nel libro denunci alcune cose legate al mondo della medicina, come la leggerezza nel giudicare un malessere (il medico del Pronto Soccorso che fa una diagnosi superficiale e si rende responsabile della morte del protagonista) e i tanti medici che preferiscono lavorare nel privato e ricavare lauti guadagni. Alla luce del grande impegno che i medici hanno dimostrato durante la pandemia, alcuni perdendo la vita, sei ancora di questo avviso o rivedresti un poco le tue tesi? Nel libro non parlo solamente di medici che non fanno il loro dovere, ma anche di medici che lo fanno, ed anche bene. Come in tutte le attività umane vi sono medici buoni e dei medici cattivi. In questo ultimo periodo di pandemia, bisogna riconoscere che la maggior parte ha disimpegnato con eroismo il proprio ruolo. Certamente vi sarà sicuramente tra di essi, la solita pecora nera … Fa parte del comportamento umano.

Fra i tanti ricordi stimolati dalla partecipazione di alcune persone al funerale, ci sono quelli legati all’amore e al sesso. Il protagonista indugia su talune avventure avute in passato con pazienti e colleghe, pur dispiaciuto dichiara che l’insorgere della malattia della moglie ha determinato il suo desiderio di evadere e scoprire “nuovi lidi”. Credi che l’amore possa ammettere scappatelle simili e ritieni che ciò sia prerogativa maschile? Questi episodi fanno parte delle aggiunte al tracciato iniziale, per rendere meno… lugubre il racconto e dare un tono di leggerezza a tutto il contesto di per sé mesto. Ritengo che la ricerca di “nuovi lidi” nell’ambito amoroso non sia prerogativa prettamente maschile o prettamente femminile e che le cause variano con il variare dell’educazione etica dei vari individui coinvolti e delle occasioni.

Il protagonista, osservando i figli, indugia nei ricordi legati al loro arrivo nella sua vita e alle difficoltà dovute alla malattia del primo e alle scelte amorose sbagliate del secondo figlio e della terza figlia – l’unica che professionalmente parlando darà delle soddisfazioni al padre percorrendo la sua stessa strada e divenendo medico.
Mi ha molto incuriosito il piano che l’io narrante architetta insieme alla moglie per garantire al primo figlio un futuro dignitoso insieme a una infermiera che prestava servizio nell’ospedale dove lavorava, e, nei limiti del possibile, felice, ottenendo persino la garanzia che non si riproduca per evitare altri figli malati. Dal tuo punto di vista ritieni che un piano simile sia umanamente ammissibile e dimostri un amore filiale sincero? A ben vedere, non credi che intromettersi così tanto, seppur a fin di bene, sia eccessivamente macchinoso e oltremodo pericoloso? Parliamoci chiaro, quello che conta veramente per chi decide di sposarsi è il desiderio e la volontà di voler bene al coniuge ed alla prole. Chi mette al mondo dei figli deve fare di tutto per assicurare loro un avvenire il più radioso possibile. In particolar modo chi ha la sfortuna di mettere al mondo dei figli non in grado di badare a se stessi, deve fare di tutto per garantire loro il modo migliore per sopravvivere  mettendo in secondo piano la questione della loro libertà di scelta. Non è né macchinoso né pericoloso, ma solamente doveroso aiutare i propri figli, quando questi ultimi non sono in grado di autogestirsi.

I racconti legati ai colleghi della Ferrovia sono, a mio avviso, i più efficaci, quanto hai attinto ai tuoi ricordi personali? Le persone citate hanno avuto modo di riconoscersi? Tutto! Fanno parte del mio bagaglio di conoscenze acquisite nel mondo ferroviario, fanno parte tutti quei personaggi e quei nomignoli di vicende effettivamente vissute  Ritengo di non poter dare una risposta alla domanda se qualcuno si riconosca o meno nei miei personaggi, poiché quasi tutti mi hanno preceduto…io sono…un sopravvissuto!

Se il tuo protagonista potesse avere a disposizione dieci minuti per poter dialogare (ed essere dunque udito) da uno solo degli astanti al suo funerale, chi sarebbe e che gli direbbe? Penso che vorrebbe riabbracciare i suoi figli e dar loro dei buoni consigli, quelli stessi che ha forse trascurato di dar loro  nel rispetto eccessivo delle loro scelte.

Il tuo protagonista lascia i vivi e va in Paradiso. Chi incontra per primo? Non lo so proprio per il semplice fatto che al mio personaggio non attribuisco alcun sentimento religioso e quindi non so se credesse o meno al paradiso. Non faceva parte dei miei presupposti indagare sulla sua formazione religiosa. Il mio scopo era solo quello di farlo chiacchierare sui personaggi intervenuti alla sua… festa, cercando di sdrammatizzare la sua dipartita.

C’è qualcosa che hai a cuore e che temi vada perduto che vorresti dire alle nuove generazioni? Anche se ne sfioro appena l’argomento, alla luce degli ultimi eventi della pandemia ancora in atto, mi preme di voler trasmettere alle generazioni future un messaggio chiaro, semplice e conciso, dal quale traspare la mia formazione etica e religiosa: una maggiore coerenza tra i membri di una famiglia pur nel rispetto delle singole libertà individuali ed, inoltre, una maggiore comprensione delle altrui necessità.

Grazie di cuore Pippo per le tue interessanti risposte, è stato un vero piacere intervistarti!

Anna Pasquini – Alessandria Today