Fantasmi


Volteggiano nel vento
fantasmi,
cloni di volti increduli, ectoplasmi.

Vaghi ricordi, treni,
tavolini di un bar del centro,
strette di mano, profumi,
paradigmi di realtà dissolte.

Decentrati e soli vagano,
sembrano danzare in immateriali
trasparenze,
accarezzano in flebili movenze
asfalti e pietre,

avvolti dall’inquietudine di piazze,
in bianco e nero,
e da silenzi squarciati da pietose
sirene
che improvvise tagliano l’aria.

Danzano in vorticosi mulinelli
i pensieri,
in vuoti di senso ad eco, che
di rimpetto,
rimbalzano di strada in strada,
di piazza in piazza.

Quotidianità perse,
petali come farfalle.

Volteggiano in macrabe danze
fantasmi,
in piazze che tracimano rimpianti
e rabbia,
vuoti che più non sanno.

La colpa di essere nata femmina

Se fossi, se facessi, se evitassi.
Così ci abituano ai sensi di colpa.
Fra tutti, il primo, l’essere nata femmina,
con i cromosomi da trasmettere
alla prole, ma non il cognome.

Prismi di luce scomposta,
proiettiamo sul mondo
la nostra anima silente
e solitaria,
che a spasso porta un corpo
che fa la ruota al maschio,
in una dicotomia che la esclude.

Nate per il suo piacere,
il nostro per tanti un’opzione,
facciamo dell’utero una culla.

Sospese fra realtà e sogni,
antiche consuetudini e proibite
voglie,
tra quello che siamo e diktat
imposti,

complesse come un antico
enigma,
inconsapevoli, caleidoscopio di
colori,
sconosciute persino a noi stesse,
ci ergiamo dall’alto delle nostre
fragilità,
a cui non abdichiamo.

Siamo come Atlante
condannate a reggere
sulle spalle il mondo.

Maria Giuliana Campanelli

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Maria Giuliana Campanelli