“Tutto era perduto? Era inevitabile che fosse cambiato? Dovevo dimenticare? Dobbiamo chiudere gli occhi? Dobbiamo perdonare, poiché ognuno vive di briciole? Dobbiamo pensare che tutto ciò che ci tormenta è ben piccola cosa visto dalle lontanissime stelle, Altazor, Grapatax, Mab, Zelda e Dandelion? Oppure, proprio perché siamo piccola cosa, dobbiamo combattere per la nostra briciola di giustizia, o le stelle crolleranno?”

(Stefano Benni)

Se c’è una cosa, e c’è, che non riesco ancora a tollerare (sebbene io finga di non accorgermene e di non capirla, anche per lunghi mesi), è esattamente questa. Dovermi arrendere a comportamenti scorretti, senza alcuna ragione, almeno non espressa, né dichiarata.

Tu sei gentile e loro ti offendono, tu capisci e loro ti temono, tu esponi le tue idee sinceramente ma loro plaudono inevitabilmente a chi è più pusillanime di te.
E, come non bastasse, usano due modi per ferirti: il tono alto o il silenzio venefico. Beh, non so cosa pensiate voi, ma io “Grazie tante della briciola ammuffita” faccio fatica a dirlo. Anzi sono stanca, offesa e mortificata solo dovendolo capire. Già – a differenza di chi chiede l’ovvio inutilmente – io lo capisco.

Non serve un genio, ergo le scelte di ognuno devono essere responsabili. Credo vada gratificata la persona che mi stima, piuttosto che l’oca giuliva o, almeno, dovrei essere coerente con il concetto di rispetto che sostengo di avere per il prossimo.
Anche per non fare pessime figure dovrei smetterla di atteggiarmi a depositario del tutto.


Spesso si prendono scudisciate proprio dalle persone che più ci sono a cuore: non risposte semplici e chiare a domande prive di malizia.

Siamo già delle briciole al cospetto dell’infinito, ma ciò non ci autorizza ad accontentarci delle briciole ammuffite di chi assume atteggiamenti disonesti e peggiori dei nostri.

@lementelettriche – di Paola Cingolani